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Nuovi spazi per l’apprendimento: il bando TORINO FA SCUOLA per la riqualificazione di architetture scolastiche

  • Pubblicato il: 14/02/2017 - 01:15
Rubrica: 
BANDI E CONCORSI
Articolo a cura di: 
Giangavino Pazzola

Un bando di concorso aperto sino alla fine di marzo, promosso da Compagnia di San Paolo e Fondazione Agnelli, con una ricaduta importante per la comunità: i lavori saranno finanziati per intero e donati tramite atto notarile al Comune di Torino. La procedura per la scuola Fermi (nel quartiere Lingotto, Nizza Millefonti) e la Pascoli (nell’area storica Cit Turin, quartiere Cenisia) sono online e racchiudono, dopo una prima fase di studio e sopralluoghi, alcune istanze emerse dai ragazzi e dai gruppi di lavoro di genitori e insegnanti per arrivare ad avere “la scuola che vorrei”. Ora è il tempo delle idee. Per i progettisti, in palio 15.000 € per l’istituto Fermi, e 12.000 € per il Pascoli, mentre ai candidati dal 2° al 5° posto sarà assegnato un rimborso spese importante. La selezione sarà in due fasi da un comitato d’eccellenza composto da architetti quali Benedetto Camerana, Luca Molinari, Cino Zucchi e Michele Zini

Torino – “Un percorso culturale, pedagogico e progettuale verso la realizzazione di spazi scolastici innovativi”. Torino fa scuola è stato definito in questo modo, ed è un progetto focalizzato sulla realizzazione di ambienti di apprendimento innovativi in due scuole della città – ma caratterizzato da un processo di concertazione delle esigenze che il progetto vincitore dovrà rispecchiare.
Gli enti promotori del concorso sono Compagnia di San Paolo e Fondazione Agnelli, in collaborazione con la Città di Torino e la Fondazione per la scuola, ed è aperto alla partecipazione di architetti di tutta Italia e non, considerata l’ambizione di avere impatto nazionale ed essere replicabile in altre aree, nonostante i natali sabaudi. Gli obiettivi sono diversi, e partono dal miglioramento del sistema scolastico locale per arrivare a toccare la volontà di elaborare un modello di processo di riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico replicabile in tutto il Paese. Pedagogia dell’architettura e lavoro si incorporano, così come la prospettiva architettonica – incardinata sulle componenti spaziali del lavoro formativo – si intreccia con la prospettiva pedagogica appartenente alla didattica, per trovare un comune accordo nelle idee di scuola innovativa e condivisa. Abbiamo condiviso origine e sviluppi di progetto con le rispettive responsabili del progetto Raffaella Valente - Programmi di ricerca e comunicazione, Fondazione Agnelli, e Francesca Repetto – Area Politiche Sociali, Compagnia di San Paolo.

Che cosa è Torino fa Scuola, da quale approccio si origina e come funziona?
R.V: Il progetto Torino fa scuola è un percorso che, partendo dai contenuti pedagogici, conduce fino alla realizzazione di nuovi spazi scolastici. Ha origine da una riflessione sugli ambienti di apprendimento fondata sulle ricerche della Fondazione Agnelli, che da anni studia il sistema d’istruzione italiano. Questa riflessione si è concretizzata in un progetto operativo insieme alla Compagnia di San Paolo, in collaborazione con la Città di Torino e la Fondazione per la scuola. Gli enti promotori hanno disegnato un tracciato che porterà ad un intervento di profonda riqualificazione di due scuole pubbliche a Torino (le medie Fermi e Pascoli). L’obiettivo è certamente quello di contribuire al miglioramento del sistema scolastico locale, al tempo stesso è chiara l’ambizione più ampia del progetto di “fare scuola” offrendo idee e un modello di riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico replicabile in tutto il Paese.

Ci sono delle teorie o delle best practices alle quali cercate di fare riferimento?
R.V: L’impostazione del progetto prevede di dare vita ad un processo “modello” e non ad una scuola da riproporre in serie. Per l’impianto generale è stata molto utile l’esperienza del Trentino Alto Adige, che anche a livello normativo si è mosso in modo innovativo: fare scuola è un processo che parte dall’incontro fattivo fra comunità scolastiche, progettisti, amministrazioni. Questo “caso” italiano si inserisce in un solco tracciato da paesi come la Germania e la Svizzera, oltre che scandinavi. L’idea di fondo, quindi, è che a livello pedagogico non ci si limiti ad ispirarsi ad una singola teoria, ma che si costruisca un percorso in grado di identificare una strada ritagliata su misura per la comunità scolastica di riferimento, a partire dalle sue specifiche esigenze. Questo costituisce un fattore importante anche in termini di replicabilità.

Quali novità e differenze nel vostro programma rispetto a esperienze analoghe intraprese in passato?
R.V: La vera novità di questo progetto consiste nell’aver impostato (e in parte già realizzato) tutte le tappe di un processo modello per riqualificare o costruire una scuola. Si è partiti dal coinvolgimento della comunità scolastica, supportandola nel percorso anche culturalmente. Dai risultati di questa prima fase di elaborazione e di condivisione prende le mosse il concorso di architettura, come momento di progettazione e di dibattito tecnico. Si arriverà a una realizzazione tramite condivisione e consapevolezza.
Ognuna di queste fasi è stata oggetto di confronto con molti attori perché progettare insieme significa molto di più che partecipare ad un processo. Significa assumerlo su di sé, elaborarlo con altri attori e condividerlo in tutte le sue fasi. Per questo Torino fa scuola ha messo in piedi progetti condivisi e non solo partecipati. L’altra significativa novità è costituita dalla configurazione di governance per la quale due soggetti privati (Fondazione Agnelli e Compagnia di San Paolo) intervengono in modo diretto su un edificio pubblico in stretto dialogo con l’Ente pubblico, sostenendo completamente gli oneri dell’intervento.

Quale significati attribuite all’approccio educativo? Nella vostra metodologia, l'interazione tra soggetti e lo spazio fisico mi pare rivestano un ruolo centrale. Come programmate le attività e che risultati vi aspettate?
F.R: Le due fondazioni fin dall’inizio, nell’immaginare il percorso che avrebbe portato alla riqualificazione delle due scuole, si sono chieste come raggiungere l’obiettivo con la massima efficacia ed è stato subito evidente che nessun buon progetto di riqualificazione sarebbe stato utile senza il coinvolgimento diretto dei suoi utilizzatori finali. Una scuola è infatti un luogo vissuto pressoché ogni giorno da centinaia di studenti, insegnanti e operatori, pertanto abbiamo previsto la partecipazione, per cerchi concentrici, dei vari soggetti che frequentano la scuola per chiedere loro come si sarebbero immaginati la scuola fra 10-20 anni e quali caratteristiche dovrebbe avere la loro scuola: sotto la guida di un architetto e un pedagogista per ciascun istituto, sono stati organizzati workshop e laboratori con un gruppo di docenti, i dirigenti scolastici, il personale amministrativo e ausiliario, alcuni genitori e chiaramente i ragazzi. Infine sono stati sentiti nella fase di progettazione preliminare anche i soggetti territoriali con la prospettiva per la scuola di essere sempre più ricettiva agli stimoli esterni e al tempo stesso di farsi promotrice nel territorio delle esigenze degli studenti.
Questo approccio bottom up è stato affiancato da un percorso seminariale, curato dal prof. Mario Castoldi dell’Università di Torino, in cui sono state presentate altre esperienze di ripensamento degli spazi di apprendimento realizzate in Italia, per trasmettere l’idea che le buone pratiche esistono già e non vanno ricercate esclusivamente nel Nord Europa. In definitiva, l’approccio educativo presuppone che le soluzioni non siano già consegnate “preconfezionate” e definitive da parte delle fondazioni, ma vengano costruite grazie all’interazione di tutti i soggetti coinvolti, comprese le istituzioni.
Lo spazio fisico evidentemente riveste un ruolo centrale nel progetto, con un’attenzione specifica all’interazione che quest’ultimo ha con la didattica e l’apprendimento: facendo nostra la definizione di Loris Malaguzzi, secondo il quale lo spazio è il terzo educatore, l’architettura di una scuola non è data semplicemente dalla somma di spazi e materiali ma deve scaturire da un costante dialogo con il progetto pedagogico. Il percorso che abbiamo delineato e proposto è dunque partito innanzitutto dalla definizione del concetto pedagogico della scuola per definire le esigenze spaziali che ne conseguono, le quali sono confluite nei documenti dei concorsi di progettazione per architetti, al momento in corso.
Ci aspettiamo molte buone idee per la riqualificazione degli spazi, un rinnovato dibattito sulle connessioni tra architettura e pedagogia nella fascia d’età della preadolescenza, migliori spazi di apprendimento per i ragazzi e nuovi stimoli di innovazione didattica per i docenti.

Quali sono delle collaborazioni che attiverete in futuro con questo progetto?
F.R: Al momento non abbiamo definito quali collaborazioni attivare a conclusione dei due progetti pilota, ma dal momento che uno degli obiettivi del progetto Torino fa Scuola è la replicabilità del processo e delle idee di riqualificazione innovative ne auspichiamo la diffusione a partire da stakeholder con i quali le due fondazioni sono già in contatto, quali ad esempio il MIUR, la Struttura di Missione per gli interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica in seno alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Uffici Scolastici Regionali.

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Cronoprogramma Pascoli:

Termine ricezione proposte progettuali I fase: 27/02/2017

Prima seduta giuria: 13 e 14/03/2017

Pubblicazione vincitori I fase: entro 24/03/2017

Termine ricezione proposte progettuali II fase: 16/06/2017

Seconda seduta giuria: 27/06/2017