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MUSE: un modello italiano?

  • Pubblicato il: 14/01/2015 - 22:16
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Milena Zanotti

Trento. Tratto distintivo di MUSE, il nuovo museo della scienza di Trento, è innanzitutto l’edificio che lo ospita, caratterizzato da criteri avanzati di eco-sostenibilità e progettato da Renzo Piano. Inaugurato nel 2013 copre 12.600 mq di superficie nel nuovo quartiere Le Albere, frutto della riqualificazione dell’ex area Michelin di Trento. L’aspetto più immediato è l’andamento delle coperture, realizzate come riproduzione dei versanti montani e il cui spazio è organizzato sui diversi piani, in totale sette, che accolgono le diverse funzioni museali. I volumi si susseguono secondo un criterio di pieno-vuoto sintomatico dell’ adattabilità ad accogliere tematiche espositive sempre nuove.

ll Museo delle Scienze è un ente strumentale della Provincia autonoma di Trento. Il suo compito è di interpretare la natura, a partire dal paesaggio montano, con gli occhi, gli strumenti e le domande della ricerca scientifica, cogliendo le sfide della contemporaneità, invitando alla curiosità scientifica e al piacere della conoscenza per dare valore alla scienza, all’innovazione, alla sostenibilità. Proprio nella ‘mission’ del MUSE risiede la sua vitalità, divenuta modello a cui guardare e che ha generato un circolo virtuoso per interesse suscitato, visitatori coinvolti, partnership e collaborazioni avviate, ricadute territoriali in termini di indotto economico. Dati evidenziati in un organico documento elaborato dal museo, che ci aggiorna sulla misura di alcuni risultati, a data metà novembre 2014.

Iniziamo dal numero dei visitatori registrato dall’inaugurazione del 19 luglio 2013. Gli ingressi sono stati 702.685. Questo dato è indicativo del successo di pubblico di  MUSE e lo attesta nella ‘top-ten’ dei musei più visitati in Italia. Se ci addentriamo nei numeri risulta interessante analizzare la provenienza dei visitatori, che per il 10% arrivano da Trento, il 19% dalla provincia, ma ben il 68% dal territorio italiano (dove ‘la parte del leone’ la fanno Veneto e Lombardia), con un incoraggiante 3% che scaturisce dalla presenza estera. La maggioranza dei stranieri proviene dalla Germania (con un 31%), che conferma il Trentino come meta turistica d’elezione della Mitteleuropa.

Abbiamo chiesto ad Alberta Giovannini, Responsabile del settore Corporate membership e fundraising nonché Head of Human resources & service, un commento su questi dati «davvero positivi, calcolati in un modo prudenziale che quindi potenzialmente potrebbero essere amplificati».

«I fattori di successo - chiarisce Alberta Giovannini - sono dovuti all’originalità del progetto culturale, che consiste nell’unione degli elementi di un museo naturalistico con un moderno science center, ovvero l’esposizione di collezioni con exhibit interattivi, l’affiancamento di ambienti ad alta riproduzione della biodiversità naturale, come la serra con ambienti ad alto contenuto tecnologico, ad esempio il fab lab. Tra gli elementi di successo occorre ricordare, inoltre, la forte interconnessione fra architettura e scienza, fra contenitore e contenuto».

E, a tal riguardo, ancora una volta i numeri parlano chiaro: 121 sono gli eventi organizzati da MUSE, per un totale di 25.199 partecipanti (escluse le iniziative ad ingresso libero non computate con i biglietti d’ingresso).

«I contenuti sono di alto spessore, ma tradotti in modo divulgativo con tecnologie avanzate e metodi sia interattivi che multimediali. Vi sono gallerie dedicate a target diversi e percorsi indirizzati a target diversi che coprono tutte le fasce d’età, dai bimbi da 0 a 5 anni (vedi Spazio Maxi ooh) fino agli anziani». Inoltre, «Valore aggiunto è la presenza su tutti i piani dei nostri “pilot”, giovani laureati in materie naturalistiche e scientifiche formati sul percorso espositivo disponibili durante la visita per spiegazioni, approfondimenti e aiuto nel fruire gli exhibit». Ed eccoci ad un tema di forte attualità, ovvero il museo come generatore di occupazione: a tal riguardo il MUSE può avvalersi della professionalità di 85 dipendenti e di 300 incarichi di collaborazione. Il dato risulta ancor più degno di nota se si pensa che nel 1988 il Museo delle Scienze contava 24 dipendenti. Ad oggi sono 1296 i curricola giunti ed archiviati dal museo, senza dubbio indice di forte appeal suscitato.

Le imprese hanno subito compreso il potenziale del museo «che ha sviluppato programmi di corporate membership e co-marketing, nonché dei progetti comuni con aziende la cui misssion ha valori condivisi. Una partecipazione che configura MUSE come un luogo di incontro, di scambio, di interessi e un potenziale elemento di marketing, di “vetrina”. Una piazza in cui discutere di innovazione, tecnologia e futuro. Un luogo di sperimentazione che genera sostenibilità ».

Anche qui i dati parlano chiaro, con 21 aziende coinvolte in programmi corporate istituzionali e 32 su progetti singoli, per un totale di 63 eventi scaturiti. Citiamo il programma ad hoc di corporate membership, teso a fidelizzare le aziende, che offre l’opportunità di godere di benefici annuali o biennali (la possibilità di realizzare un’iniziativa di relazioni pubbliche specifica o di utilizzo spazi museali, tra gli altri). Oppure i numerosi progetti speciali in atto, quali KiiCS (Knowledge Incubation in Innovation and Creation for Science), di durata triennale, finanziato da UE e con il supporto del mondo dell’impresa, per favorire l’interesse per giovani verso arte, scienza e tecnologia e che vedranno la realizzazione di un capo di moda con main brand del settore. Ed, ancora, FameLab 2014, promossa da Cheltenham Festivals e British Council, incubatore internazionale per nuovi talenti scientifici.

Anche la comunicazione di MUSE è un fattore rilevante per il suo successo. La rassegna stampa è copiosa: alla carta stampata (locale: 1400, nazionale: 653 ed internazionale: 114) si aggiungono i 1715 articoli pubblicati sul web, nonché tutta l’attività social, con 83.179 visualizzazioni YouTube, 36.000 utenti Facebook e 9.078 utenti Twitter. Altro dato significativo, in prospettiva, è l’età di coloro che hanno visitato il sito-web di MUSE: il 27,50% in fascia d’età dai 18 ai 24 anni, mentre il 33,50% è compreso nella fascia dai 25 ai 30 anni.

Ed arriviamo all’argomento risorse, di stringente attualità, basti pensare che l'Italia è all'ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura (1,1% a fronte del 2,2% dell'Ue a 27 - dati Eurostat 2014). Ebbene, a fronte di un finanziamento che riceve annualmente dalla Provincia, pari a 6,5 milioni di euro, MUSE ha raggiunto l’obbiettivo di 4.459.750,00 euro di entrate proprie, suddivise tra tariffe d’ingresso, progetti EU, shop, attività educativa, sponsor e corporate, servizi (affitto spazi), progetti e consulenze scientifiche.

Commenta Alberta Giovannini «Le risorse proprie sono circa il 40, una percentuale altissima a livello nazionale, per i musei pubblici». Aggiunge poi «Si potrebbe approfondire l’esportabilità di un ‘modello MUSE’, ovvero di una gestione delle risorse tesa all’apertura esterna, ma conservando la dimensione territoriale per quanto riguarda attività di fidelizzazione, la progettazione di proposte educative per mantenere un contatto diretto con il mondo della scuola e i programmi scolastici. Vorremmo esportare all’esterno con il nostro marchio attività interne, coinvolgendo anche il tessuto produttivo e dei servizi». Specifica meglio questo concetto la responsabile del settore corporate membership e fundraising «Fino ad ora abbiamo sviluppato dei progetti che consistono nell’esportazione di nostri laboratori didattici con start up, ma altresì nella creazione di una collana editoriale, realizzazione di spettacoli scientifici all’esterno, partecipazione a festival, realizzazione di oggettistica con il nostro brand tramite cooperative sociali e di produzione».

Dal documento Muse si evince che anche l’impatto economico territoriale indotto è significativo: 32.150.000,00 euro. Il dato è calcolato sulla base dell’analisi dei visitatori (composizione per tipologia, per provenienza, etc.), delle elaborazioni ricavate dalla somministrazione ai visitatori dei questionari di valutazione e considerando le ipotesi di spesa media dall’apertura del MUSE. La cifra tiene presente i fattori ospitalità, auto -pedaggio e benzina-, trasporto-scuole, shopping, bar/ristoranti, turismo -visita alla città e al territorio. Sommato all’impatto diretto di 10.800.000,00 euro (all’apertura di MUSE, che tiene conto degli appalti di lavoro, forniture, servizi e delle retribuzioni di dipendenti propri e delle aziende appaltatrici) e a quello fiscale di 7.900.000,00 euro (che considera la fiscalità connessa all’attività museale, diretta ed indiretta) si ottiene un totale di 50.850.000,00 euro.

Un’ultima considerazione, tesa al futuro «La sfida è quella di proiettarsi sempre di più a livello nazionale e internazionale guardando anche al Nord Europa e al mondo tedesco in particolare, così vicino in senso geografico ma non ancora ‘conquistato’. Siamo conosciuti in questi Paesi per numerosi progetti europei e per la ricerca, ma non dal grande pubblico. La sfida più grande è comunque mantenere un’offerta culturale di alto livello, nonostante il contesto di calo delle risorse pubbliche». Ciò è importante, in quanto «Ne consegue un aumento delle attività di partnership e un potenziamento dell’attività commerciale». Infine Alberta Giovannini evidenzia: «Anche l’investimento in risorse umane “effervescenti” ha il suo peso e ciò si è tradotto nell’avere più di 90 neo laureati a disposizione: nella gestione di sala del pubblico, nelle attività didattiche e per il pubblico, con conseguente immissione di idee giovani e entusiaste».

Un museo che produce occupazione. A prescindere dal modello giuridico è un modello strategico, scientifico e gestionale esportabile.

 

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