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Migrazioni e migranti, nuovi scenari culturali

  • Pubblicato il: 15/06/2016 - 09:16
Autore/i: 
Rubrica: 
BANDI E CONCORSI
Articolo a cura di: 
Francesca Sereno

Il fenomeno delle migrazioni sta sconvolgendo gli equilibri culturali e politici dei Paesi Occidentali, generando paure e intolleranze, ponendo questioni relative ad integrazione e accoglienza. Istituzioni pubbliche e private stanno cercando di trovare strumenti efficaci per fare fronte a queste trasformazioni: dalle Fondazioni di origine bancaria che insieme promuovono progetti di sviluppo dei paesi di origine e sostengono i minori non accompagnati, al MIBACT che con il bando MigrArti intende sostenere progetti di cinema e spettacolo che favoriscono la conoscenza delle culture dei «nuovi italiani». Arte, musica, spettacolo da tempo sono sensibili al tema dell'interculturalità e del dialogo tra comunità differenti e possono fornire un importante contributo a ridefinire la realtà e a creare un cambiamento culturale

La popolazione mondiale potrebbe passare in cinquant’anni dagli attuali 7,4 miliardi ai 10 miliardi di abitanti, di cui 2,7 miliardi nell’Africa Sub Sahariana, con evidente impatto sui fenomeni migratori.
Nel 2013 erano circa 232 milioni di persone nel mondo residenti in un paese diverso da quello d’origine e gli immigrati nell'UE-28 provenienti da paesi terzi sono stati 1,7 milioni, circa l’8,4% della popolazione europea. Solo 5 paesi, fra cui l’Italia, ospitano oltre il 75% della popolazione straniera residente in Europa. Nel nostro Paese la popolazione straniera residente nel 2014 si avvicinava ai 5 milioni di persone, circa l’8,1% della popolazione italiana totale.   
Le migrazioni sono indotte da una combinazione di fattori economici, politici e sociali, nel paese di origine del migrante, i cosiddetti fattori di spinta. Da qui la distinzione tra «migranti economici», che scelgono di partire per migliorare le prospettive future proprie e delle loro famiglie, e «rifugiati», che sono costretti a partire per salvarsi la vita o preservare la propria libertà.
La scelta della destinazione dipende dai fattori di attrazione dei Paesi. La prosperità economica e la stabilità politica dell'UE sembrano aver esercitato un forte richiamo sugli immigrati. Nel nostro Paese le motivazioni principali che inducono alla migrazione sono motivi di lavoro (48,2%) e di famiglia (40,8%), mentre il terzo motivo per importanza è la richiesta di asilo e di protezione umanitaria (4,8%) che, rispetto agli anni precedenti, ha sopravanzato il motivo dello studio.

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A lungo si è coltivata una visione che riduce il tema delle migrazioni a un problema di sicurezza nazionale, ma poiché il fenomeno non è destinato ad esaurirsi, anzi accompagnerà la vita delle nostre società per i prossimi decenni, è sempre più evidente che i termini della questione debbano spostarsi più sullo sviluppo economico dei paesi di origine e sui processi di integrazione multiculturale.
Di ciò sono ben consapevoli le fondazioni di origine bancaria, come emerge dal convegno del 18 maggio presso la sede dell'Acri «MIGRAZIONI, SVILUPPO, SOLIDARIETÀ. Le Fondazioni tessono reti di collaborazione» promosso da Acri e Assifero per «stimolare una riflessione sulle sfide e le opportunità che i movimenti migratori in atto pongono oggi, e sempre più nel futuro, al nostro Paese e all’Europa tutta»
L'incontro, che ha riunito gli attori della gestione dei migranti, dagli enti di erogazione alle ong,  ha costituito l'occasione per gettare la collaborazione tra le diverse istituzioni pubbliche e private, facendo leva su buone pratiche e innovazione. 
Nel campo delle iniziative realizzate dalle Fondazioni di origine bancaria finalizzati a favorire lo sviluppo economico nei paesi di provenienza dei migranti, è in fase di realizzazione «Fondazioni for Africa - Burkina Faso», un progetto partito nel 2014 che aiuta a garantire la sicurezza alimentare e il diritto al cibo a 60mila persone in uno dei paesi più poveri al mondo, puntando su donne, microcredito e agricoltura. 
Inoltre nell'ambito dell'iniziativa europea Epim-European Programme for Integration and Migration, a marzo di quest'anno otto fondazioni di origine bancaria hanno lanciato il bando Never Alone: 4,5 milioni di euro con l'obiettivo di potenziare e innovare le modalità di presa in carico dei minori e giovani stranieri sul territorio italiano.
Ma le risposte al problema dell'inclusione spesso arrivano «dal basso» e in luoghi meno noti e territorialmente marginali. Si pensi a Lampedusa, Riace e anche a Sutera, un comune di 1.500 abitanti in provincia di Caltanissetta, che da paese di emigrati verso le industrie del Nord Italia, decide di diventare il paese dell'ospitalità accogliendo persone provenienti da Gambia, Nigeria, Pakistan e Nepal. Per superare diffidenza e paure, l'amministrazione comunale ha scelto di agire con regole chiare, mettendo a disposizione un alloggio per ogni nucleo famigliare, nel centro storico e non nelle periferie, dove i migranti lavorano come commessi nei negozi. 

In questo processo di trasformazione socio-demografica dei contesti territoriali, il settore culturale può giocare un ruolo rilevante mettendo in campo competenze e visioni efficaci per favorire accoglienza ed integrazione. In ambito teatrale già da tempo esistono realtà che hanno assunto il tema dell'inclusione e della multiculturalità come aspetti cardine su cui incentrare la propria attività.
A Torino dai primi anni Novanta opera Almateatro, un gruppo teatrale di donne nato per mettere in relazione realtà culturali diverse ed in continua evoluzione. Il laboratorio inizialmente consentiva di sperimentare un avvicinamento alle tecniche teatrali di movimento e voce e un particolare studio della lingua italiana che si mescolava con le lingue d’origine. Dai vissuti  delle esperienze di migrazione, delle crisi politiche ed economiche, del quotidiano hanno preso forma i contenuti degli spettacoli messi in scena nell’arco di venti anni. Con il passare del tempo la drammaturgia si completa e si arricchisce spesso con ricerche/azioni. Nascono le reti nazionali ed internazionali con associazioni di donne, con altri gruppi di teatro, iniziano e si consolidano i contatti con le scuole e con le insegnanti, si attivano numerose connessioni  con artiste ed attiviste nel mondo: Costa d’Avorio, ex Jugoslavia, Bolivia, Francia, Somalia, Mali.
Un'esperienza miliare è quella avviata ormai quasi trent'anni fa dallo storico Teatro delle Albe di Ravenna, che in quel periodo anticipò la visione di quei segnali derivanti dalle prime immigrazioni africane. Nel 1988 il gruppo, assistendo ad una conferenza di geologia sulla teoria della deriva dei continenti di Alfred Lothar Wegener, secondo cui i continenti si sono formati per distaccamento da un'originaria Pangea, apprende che una piccola zolla di terra africana si sarebbe distaccata e sarebbe andata ad incastrarsi proprio dove oggi c'è la Valle Padana. Il gruppo giunse così alla conclusione che «la Romagna è un frammento d'Africa» e con questo assunto acquisisce al suo interno dei griots senegalesi: Mandiaye N'Diaye (da allora «colonna» africana della compagnia fino alla sua morte nel 2014), Mor Awa Niang e El Hadji Niang, arricchendo gli spettacoli con le tradizioni culturali e performative africane.
A Roma la cooperativa teatrale Ruotalibera fonda la sua progettualità intorno e dentro l’educazione interculturale, attraverso le arti, il gioco, la formazione dei mediatori. Nata nel 1977, nel 2011 apre nel quartiere Pigneto il Centrale Preneste Teatro, che ha costruito nel tempo un rapporto di fiducia e un dialogo continuativo e concreto con il territorio cittadino, nelle sue diverse realtà, dalla scuola alle associazioni che lavorano direttamente o indirettamente per un miglioramento delle condizioni di vita e per la prevenzione del disagio giovanile. 
Nel tempo il territorio si è andato popolando di migranti di seconda generazione e famiglie, dunque Ruotalibera si confronta con un contesto  sempre più interculturale. Nascono così progetti finalizzati a rispondere ai bisogni dei minori neocomunitari e a sostenerne i processi di integrazione nel tempo scolastico ed extrascolastico.
Dal 2005 Ruotalibera è iscritta nella prima sezione del Registro degli Enti e delle Associazioni che svolgono attività a favore degli immigrati istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Tante altre esperienze si sono riprodotte nell'ambito dell'interculturalità: dalle realtà musicali come l'Orchestra di Piazza Vittorio, ma anche la Piccola Orchestra di Torpignattara (un‘orchestra multietnica formata da ragazzi, «immigrati di seconda generazione» e «romani», tra i 13 e i 18 anni) per arrivare ad eventi ad ampio raggio come il Caravan Next. Feed the Future, progetto europeo di Teatro Sociale e di Comunità e audience development, vincitore del Bando Creative Europe 2015, che a Torino ha visto alla fine di maggio  il primo Macro Event  realizzato dal Social Community Theatre Centre in collaborazione con numerosi partner locali.

Anche il Mibact ha dimostrato attenzione al tema dell’impatto delle migrazioni nel nostro contesto socio-culturale e si è attivato nell’ottica di favorire la conoscenza delle culture dei nuovi italiani «per superare paure, diffidenze e pregiudizi», promuovendo il bando  MigrArti.
L’obiettivo è di creare le condizioni e le opportunità per far conoscere le culture di provenienza dei nuovi italiani, con un'attenzione particolare alle seconde generazioni, che fanno ormai parte integrante dal punto di vista umano, economico, culturale e lavorativo del tessuto sociale del nostro Paese.
MigrArti consiste in due bandi da 400.000 € ciascuno destinati ad iniziative nell'ambito del cinema e dello spettacolo dal vivo con al centro le tematiche di integrazione e la promozione di iniziative dedicate alla pluralità culturale. 
Quarantacinque sono le proposte selezionate - 24 del Bando MigrArti Cinema e 21 del  Bando MigrArti Spettacolo – che costituiscono eventi che si terranno in tutto il paese fino alla fine di luglio.
«Il successo di Migrarti, che ha coinvolto oltre 5 mila comunità, associazioni e istituzioni in tutta Italia – ha spiegato il ministro Franceschini che il 9 giugno ha incontrato a Roma una rappresentanza dei registi vincitori dei due bandi – è la dimostrazione che c’è tanta voglia di conoscere e riconoscere i nuovi italiani e le loro culture». 

Arte e cultura, con la capacità di leggere la realtà con uno sguardo plurimo, possono in effetti fornire contributi efficaci alle questioni che i fenomeni migratori pongono. La direzione intrapresa da diversi operatori culturali è quella, citata da Tiziana Lucattini di Ruotalibera, «che auspicava Alexander Langer nel suo tentativo di decalogo Dieci punti per la convivenza interetnica: consentire e favorire una nozione pratica più flessibile e meno esclusiva dell’appartenenza e permettere quindi una certa osmosi tra comunità diverse e riferimento plurimo da parte di soggetti “di confine” favorisce l’esistenza di “zone grigie”, a bassa definizione e disciplina etnica e quindi di più libero scambio, di inter-comunicazione, di inter-azione».
Il percorso seguito dalla cooperativa teatrale romana, e probabilmente anche dagli altri gruppi che operano con uno sguardo all'interculturalità, è proprio coltivare quelle zone grigie. E il ruolo che cultura e spettacolo possono giocare emerge dalle parole di Lucattini, quando spiega che «quelle zone le abbiamo volute, le abbiamo edificate all’interno di  una ricerca cooperativa, nella quale erano e sono coinvolte persone diverse, per competenze ma anche per lingua e cultura, all’interno di un gruppo. Piccole situazioni, ma è da lì che si parte, è da lì che siamo partiti. INSIEME abbiamo giocato, recitato, fatto laboratori, visto spettacoli, ragionato. Sempre con un intendimento in testa e nel cuore: Come è cambiato il nostro sguardo sull’altro? Siamo riusciti a guardare e guardarci? Che cosa abbiamo scoperto? Credo che la domanda sia aperta e sempre attiva, dinamica, in ogni contesto che non accolga solo ME ma l’altro». Non sembra poco.

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