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M9, più che un museo un viaggio nel tempo

  • Pubblicato il: 25/05/2016 - 15:27
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Articolo a cura di: 
Giuliano Gargano ​

Presentato in Commissione Cultura del Comune di Venezia lo stato del progetto

Ad un anno circa dalla conclusione dei lavori (prevista nell’estate 2017), il progetto M9 torna in Consiglio Comunale a Venezia per una presentazione - la prima da quando si è insediato il sindaco Luigi Brugnaro - agli amministratori locali, in particolare modo a quelli della Commissione Cultura. Il progetto M9 è un’iniziativa della Fondazione di Venezia: nel centro di Mestre verrà restituito alla città un ettaro finora precluso (perché prima sede religiosa, poi militare) al pubblico utilizzo. L’Area M9, recuperata alle funzioni cittadine - con un intervento di rigenerazione urbana - sarà destinata a contenere uno Spazio museale (in cui la modalità espositiva non sarà materiale, ma virtuale, multimediale ed interattiva) ed altre strutture direzionali, commerciali, di servizio, di intrattenimento, di cultura, a servizio della città di terraferma, a beneficio dell’intero Comune e della nascente Città Metropolitana. Dopo una introduzione del presidente Giampietro Brunello sull'attività della Fondazione di Venezia, sulle premesse storiche in cui intersecano Mestre e il Novecento, e sulla nascita della Fondazione Venezia 2000 per M9, si è entrati nel cuore della proposta culturale.
 
 
Il progetto
"M9 è ormai una sigla che è entrata nel dibattito cittadino - spiega il presidente della Fondazione Venezia 2000 per M9 Giuliano Segre - che connota Mestre, Marghera, Museo, Metropoli e il Novecento. Si tratta di un MRI (mission related investment), pratica che si sta diffondendo tra le fondazioni bancarie, cioè di un investimento legato alla missione della fondazione. Sono diversi quelli condotti dalla Fondazione di Venezia: dalla Casa dei Tre Oci (diventata in breve tempo un'eccellenza nel mondo delle esposizioni fotografiche) ai progetti con la Fenice (come l'Opera metropolitana, che porta la musica del teatro in tutta la provincia di Venezia). M9 è proprio uno di questi. Posa le sue basi su un accordo di programma con Regione, Comune e Sovrintendenza e su un protocollo di intesa con il Ministero dei Beni Culturali. Ma non sono gli unici soggetti coinvolti. La Fondazione Venezia 2000 per M9 è una fondazione di partecipazione, quindi avremo dei partner che ci accompagneranno verso l'obiettivo finale".
"Il progetto M9 - aggiunge Segre - contempla sia la gestione del museo che la gestione dell'intero ettaro su cui sorgerà l'edificio. Per la parte museale, cercheremo di raccontare il Novecento attraverso le immagini. L'idea è quella di usare immagini che esistono (attraverso accordi con chi detiene le immagini: dalla Rai all'Istituto Luce, solo per citare i più importanti) per circondarlo con le informazioni. Per la parte urbana, si tratta di un progetto di rigenerazione (già contemplato nel Piano Città), aperto sui quattro punti cardinali. Ma la scala non sarà solo urbana: sarà almeno metropolitana".
 
 
Dentro il museo
Il project manager Guido Guerzoni, attraverso un video, ha portato i consiglieri comunali dentro il Museo: dall'auditorium alle sale per l'esposizione permanente, dal piani dedicato alle mostre temporanee (tre all'anno) alla terrazza. E poi il centro commerciale, votato all'innovation retail.
"M9 sarà più di un museo - spiega Guerzoni – sarà un viaggio nel tempo, tra passato, presente e futuro. Un viaggio divertente, intelligente ed emozionante. La missione del museo sarà promuovere la conoscenza del passato, la comprensione del presente, la fiducia nel futuro. Ci saranno 8 sezioni (e Rai e RCS si sono già candidate a occuparsi di quella dedicata alla storia dei media). Il museo vorrà offrire delle visioni positive sul futuro (con mostre temporanee su innovazione, scienze, tecnologie, design, moda, architettura, nuovi media…)”.
 
 
I numeri
Il target sarà quello scolastico e delle famiglie, con una prospettiva di 100mila visitatori per la mostra permanente e 80mila con le tre mostre temporanee l'anno fino ad arrivare, in tre anni, a 250mila visitatori l'anno. Sono invece 42 gli esperti che, raccolti in advisory-board tematici, hanno lavorato per quattro anni ai contenuti. Sono state censiti 400 archivi di immagini già digitalizzate.
"Le esposizioni - conclude Guerzoni - avranno tre livelli di profondità: informativo, narrativo ed emozionale. Useremo tutte le tecnologie possibili per raccontare le trasformazioni, da quelle demografiche a quelle sociali. Si potrà entrare in una fabbrica e simulare il lavoro in catena di montaggio, o incontrare la famiglia tipo del 1911. Saranno coinvolti tutti i sensi, puntando a sei target di pubblico diversi. In sostanza, stiamo cercando di creare un luogo in cui si abbia voglia di tornare più di una volta, per imparare e conoscere qualcosa di nuovo ad ogni visita".
 
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