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Luci (e ombre) sul faro di Cardin

  • Pubblicato il: 31/08/2012 - 11:06
Rubrica: 
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Articolo a cura di: 
Veronica Rodenigo
Render del Palais Lumière

Marghera (Venezia). 250 metri. A tanto arriva il sogno di Monsieur Pierre Cardin. Trevigiano d'origine, francese d'adozione, consacrato a livello internazionale come capitolo integrante della storia della moda, lo stilista oggi novantenne da tempo aspira a lasciare un segno tangibile nella sua terra natale.
Un dono, come ama definirlo, che ben lungi dal rimanere nella dimensione onirica, ha un nome: Palais Lumière. Su di un'area di 19 ettari compresa tra l'agglomerato urbano di Marghera e la Fincantieri, Cardin immagina «un nuovo polo dell'economia creativa», «un complesso polifunzionale» (disegnato dal nipote Rodrigo Basilicati con Studio Altieri Spa) in cui potrebbe trovare spazio anche un'Università della moda.
Il fulcro del progetto è costituito da tre torri di altezze diverse distribuite a raggiera che, unite da 6 dischi di collegamento, formano un'unica struttura sino a raggiungere la quota massima di 250 metri: 100 in più rispetto al limite fissato dall'Enac, l'ente nazionale dell'aviazione civile, fondamentale interlocutore in quanto la torre rientrerebbe in area di vincolo aeroportuale per la prossimità con Tessera.
All'interno: residenze, hotel, uffici e, nelle 6 strutture orizzontali, si prevedono destinazioni commerciali ed espositive. Nell'area circostante, lasciata a verde, 17 «satelliti» accolgono residenze per studenti, servizi alla persona e anche una piscina pubblica.
Non solo quindi un nuovo landmark destinato a mutare radicalmente lo skyline di terraferma e laguna, ma un progetto su di un'area vasta, con bonifiche, parcheggi ipogei e ridisegno dell'intero reticolo infrastrutturale per un investimento complessivo di oltre due miliardi di euro interamente finanziati da Pierre Cardin.
A marzo la Giunta regionale del Veneto ha avviato l'iter per la definizione dell'Accordo di Programma con Provincia e Comune dichiarando il progetto «d'interesse regionale». Ma se nelle diverse consultazioni l'amministrazione locale ha espresso a maggioranza parere favorevole (per il Presidente della Regione Luca Zaia il Palais è «il seme della riqualificazione di Marghera» oltre che un'imperdibile opportunità per l'impiego di forza lavoro veneta), al contempo protestano Italia Nostra, Salvatore Settis, il consigliere del Ministro per i Beni culturali Franco Miracco, allarmati per il danno paesaggistico, cui si aggiungono dal mondo dell'architettura critiche alle linee compositive del progetto.
Frattanto Monsieur Cardin con «Il Palais Lumière: una scultura abitabile» illustra il suo sogno attraverso una mostra allestita negli spazi acquistati in via delle Industrie a Marghera e visitabili dal 29 agosto al 25 novembre come evento collaterale della XIII Biennale di Architettura.
All'anteprima per la stampa di quest'oggi Cardin ribadisce l'interesse sociale dell'operazione, l'ecosostenibilità dell'edificio, la valenza della bonifica. «Chi farebbe tutto questo? Bisogna avere il coraggio di compiere la provocazione». Il suo «faro» è, in effetti, ardito ma lo stilista rassicura convinto: «Da Venezia il Palais non si vede!».
Ora il prossimo step per l'avanzamento del progetto sarà l'atteso parere dell'Enac che potrebbe consentire una deroga al vincolo in altezza. Monsieur Cardin si dice pronto a rispettarne il verdetto e, nell' eventualità, pronto anche a un ridimensionamento (certo però non radicale).
Nell'attesa, il dibattito tra pseudo «passatisti» e «innovatori» continua a imperversare, soprattutto sul web e il Palais Lumière sembra incarnare, sempre più, le contradditorie linee guida di questa regione vorace in cui parole chiave come «tutela del paesaggio», «innovazione», «sviluppo», «creatività» e «cultura» vanno di pari passo in qualsiasi contesto. In nome di una politica del fare che però pare aver da tempo perso di vista il «come».

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da Il Giornale dell'Arte, edizione online, 27 agosto 2012