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Lo stile della stagione del Vasari in una mostra irripetibile. Pontormo e Rosso

  • Pubblicato il: 28/03/2014 - 10:42
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FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
CSM

Firenze. Una grande mostra e non solo un’esposizione di grandi opere. La fa la narrazione, lo spessore della ricerca, non così frequente. Due pittori nati entrambi nel 1494. Partono dalla scuola di Andrea del Sarto. Due vite diverse, ma  formati sulla moralità, sull’etica severa del Savonarola che li renderà forti. Si parla degli anticonformisti e sperimentali «Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della maniera» in una mostra di oltre 80 opere a Palazzo Strozzi, curata da Antonio Natali-Direttore della Galleria degli Uffizi e da Carlo Falciani-docente di storia dell’arte che propone l’esito di anni di ricerche filologiche, storiche e iconologiche. Entrambi produssero innovazione. Una svolta rispetto al classicismo del ‘500, di matrice raffaelesca e alla «pittura senza errori» di Andrea del Sarto. L’uno, il Pontormo, vivrà sempre  a Firenze. Preferito dai Medici- rinnova la tradizione in un’impronta naturalistica che guarda a  Durer e in gioventù a Leonardo, con risultati che si leggono nel disegno. Sceglie di vivere nella spartanità. L’altro, legato a famiglie della sfera del Savoranorala - poi cadute nell’ostracismo e nell’oblio - pur legato alla tradizione, ma  non amato nella sua poetica, influenzato dalla cabala e dall’esoterismo, vicino alle vifre michelangiolesche va all’estero e conclude la sua vita con ospitalità regale. Entrambi belli, bellissimi. Con una pittura poderosa, elegante, densa di colori. Una mostra che rilegge la complessità culturale di una stagione di crisi politica, in un periodo in cui le compagnie che giravano a Firenze erano Michelangelo, Raffaello, Leonardo. Imperdibile occasione di sperimentare dal vivo questo rinnovamento. Sarà impossibile rivedere un così ampio numero di lavori  trasferiti fuori da Firenze Era dal 1956, sempre a Palazzo Strozzi, che non si vedeva una rassegna monografica dedicata al Pontormo. Conclude la mostra «Greetings» di Bill Viola, opera presentata alla Biennale di Venezia del 1995, che dilata in 10 minuti i 40 secondi di incontro di una moderna visitazione. Grande e suggestiva rigenerazione dopo tanto colore, tanti volti. Unico peccato. Il  lavoro di un grande Maestro del tempo presente, collocato in fondo si, ma a destra, vicino «al posto». Chissà perché, in una rassegna così curata, con un apparato didattico innovativo che stimola il visitatore a rileggere se nel mondo, attraverso i Maestri del passato.