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Le fondazioni d'impresa crescono

  • Pubblicato il: 02/09/2011 - 16:36
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin

Quante sono le fondazioni d’impresa in Italia? Come operano e come si sono evolute?
In un momento storico di crisi endemica, in cui i tagli alla spesa pubblica impongono una rilettura delle cooperazioni tra pubblico e privato, il ruolo delle imprese, specialmente quelle che investono nella creazione di enti propri, diventa cruciale.

Secondo l’ultimo censimento ISTAT (pubblicato nel 2007 su dati del 2005) le fondazioni costituite da imprese o famiglie imprenditoriali per perseguire finalità filantropiche, culturali, di ricerca, in Italia sono 131, circa il 2,8% delle 4.720 fondazioni totali.
Dopo il 2000, con la semplificazione dell’iter di riconoscimento di questi istituti giuridici, le fondazioni d’impresa sono addirittura raddoppiate, ma costituiscono ancora oggi un fenomeno relativamente inesplorato.

L’ultima ricerca esaustiva in materia è stata pubblicata nel 2009 dalla Fondazione Soliditas – che dal 1995 promuove lo sviluppo della Responsabilità Sociale d’Impresa – dalla Fondazione Giovanni Agnelli – istituto di cultura e di ricerca sulle scienze umane e sociali – e da Altis Alta Scuola Impresa e Società.

Il loro rapporto «Corporate Foundations in Italia» illustra in maniera analitica la morfologia di questi istituti, mettendo in luce aspetti alquanto interessanti.
Guardando al modello operativo adottato, circa il 50% delle fondazioni d’impresa italiane è impegnata nel «promuovere ricerche, studi, borse di studio, conferenze in campo economico, sociale, scientifico, ambientale, culturale», il 10% è costituito dalle fondazioni operating, cioè quelle che producono direttamente servizi e gestiscono strutture, mentre il restante 40% svolge attività grantmaking, con vari livelli di coinvolgimento strategico e valore aggiunto progettuale.

Le principali ragioni che muovono l’impresa a costituire una fondazione riguardano in primo luogo la motivazione dell’imprenditore a impegnarsi in attività di pubblica utilità come naturale espressione della cultura aziendale. In secondo luogo compare la ricerca di vantaggi attesi in termini di reputazione e di comunicazione, interna ed esterna.
Ne consegue che il rapporto tra l’impresa e la sua fondazione sia nella maggioranza dei casi gestito direttamente dalla Presidenza o dalla Direzione Affari Istituzionali – Relazioni Esterne – Comunicazione.

Per quanto riguarda le risorse garantite dall’impresa alla fondazione, tipicamente elargite attraverso erogazioni annuali e pluriennali, dal Rapporto emerge il fiorire di fondazioni con budget di medie dimensioni: il 13,4 % ha budget sotto i 100.000 euro, il 49,3% tra i 100.000 e 1.000.000 di euro, il 37,3 % tra 1.000.000 e 10.000.000 di euro.
Aspetto interessante messo in luce dal Rapporto è l’influenza esercitata sulle attività della fondazione dal settore in cui opera l’impresa: le fondazioni collegate a industrie e utilities sono riconducibili per il 75% alla macroarea operating e dispongono di maggiori risorse finanziarie, mentre quelle collegate a finanza e banche rientrano per oltre il 50% nella macroarea grantmaking.

Le risorse umane dedicate variano soprattutto in relazione al modello operativo adottato: le fondazioni operating tendono a far ricorso a personale dipendente interno all’azienda, mentre quelle grantmaking coinvolgono più spesso nuovo personale con competenze specifiche del settore in cui opera la fondazione. In generale, i team delle fondazioni d’impresa sono più snelli rispetto a quelli di altre categorie di fondazioni, perché possono accedere a servizi e competenze già presenti in azienda.

Per quanto riguarda i settori d’intervento, il settore Istruzione e ricerca risulta quello maggiormente coperto, con il 24,6% delle fondazioni d’impresa attive; seguono il settore Cultura e ricreazione (21,7%), Sanità (15,9%), Filantropia (18,8%), Servizi sociali (7,2%), Sviluppo economico e coesione sociale (8,7%) e Ambiente (2,9%).

Infine se guardiamo all’ambito territoriale degli interventi, il 74,3% delle fondazioni d’impresa italiane opera a livello nazionale, il 47,1% si rivolge anche ai territori in cui possiede insediamenti industriali, mentre solo il 20% si dedica ai Paesi emergenti e il 14,3% a livello internazionale.

Nonostante la profondità e la completezza dell’analisi, oggi la crescente complessità e incertezza dei mercati, il rinnovato rapporto tra profit e no profit nella costruzione di un utile d’impresa che comprenda anche il valore sociale aggiunto, inducono a rileggere l’identità delle fondazioni d’impresa come chiave di sviluppo del Sistema-Paese. Non solo. La crescente tendenza dei soggetti privati a proporre progetti propri in ambito culturale, ci suggerisce di monitorare l’evoluzione della categoria «operating» che, se oggi riveste solo il 10% delle fondazioni d’impresa totali, potrebbe presto crescere alterando gli equilibri dei finanziamenti alle istituzioni culturali di piccole-medie dimensioni.

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