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La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi

  • Pubblicato il: 08/06/2012 - 13:05
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi
Santa Cristina di Fiesse (Brescia)

Brescia. E' stata presentata ieri dal prefetto Narcisa Brassesco, presidente del Comitato organizzatore, il curatore Raffaele C. De Marinis e Alberto Folonari presidente di Fondazione Cab, la mostra «Età del rame - la pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi». L'evento sarà organizzato al Museo Diocesano bresciano dal 26 gennaio al 15 maggio 2013 e, secondo gli organizzatori, permetterà ai visitatori di rivivere «L'età del Rame, il periodo dal 3400 al 2200 a.C. Che fu un millennio fondamentale per l'umanità poiché in questo lasso di tempo "nascono" l'aratro, la ruota, l'aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo della metallurgia del rame, l'agricoltura e l'allevamento», attività che favoriscono nuovi assetti economici e sociali e introducono alla vita come la conosciamo oggi. Il periodo in esame si suole fare iniziare con l'antica età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C., con l'individuazione dei primi abitati palafitticoli lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici dell'anfiteatro benacense. Questa fase iniziale dell'antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l'esposizione di ceramiche e manufatti di metallo, in osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di Desenzano del Garda. Proprio nel Bresciano nei decenni passati sono stati individuati notevoli insediamenti dell'epoca, a partire dalla necropoli di Remedello Sotto che dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione principale per la ricostruzione dell'età del Rame in area padana. Ma in giro per il nord Italia esiste tanto altro che sarà documentato in mostra, proveniente dai siti di Volongo (Bs), Fontanella Mantovana (Mn), Cumarola e Spilamberto (Mo), Bologna, Forlì e Cesena. Oltre ad esporre oggetti, mappe e disegni delle aree archeologiche studiate la rassegna ordinerà anche nei saloni del museo le note «statue-menhir» che, insieme alle incisioni rupestri della Valcamonica, forniscono una iconografia fondamentale per la comprensione del periodo. Queste stele antropomorfe sono ancora oggetto di studio per tentare di capirne l'esatto significato, ancora oggetto di diverse interpretazioni: per alcuni studiosi si tratta di opere legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, mentre per altri il significato va cercato nell'ideologia indoeuropea o nella rappresentazione antropomorfica delle divinità secondo una concezione che all'epoca poteva essere «universale» essendo forse diffusa anche nelle steppe sul Mar Nero e nella Penisola iberica. Non solo, in mostra anche il complesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991-92 al «giogo di Tisa», al confine tra Italia e Austria, al centro dei quali ci fu l'individuazione del notissimo uomo del Similaun conservato a Bolzano. Naturalmente la mummia, inamovibile, non sarà presente ma i curatori analizzeranno il suo abbigliamento e equipaggiamento e spiegheranno i risultati delle ricerche più recenti condotte sulla mummia. Il percorso espositivo si concluderà con la sezione «L'età del Vaso Campaniforme», documentata nel Bresciano nelle sepolture di S. Cristina di Fiesse e di Ca' di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente scoperte a Parma.

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