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La passione di Ernst

  • Pubblicato il: 13/01/2012 - 09:34
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Ermanno Rivetti
Pierre Bonnard

Basilea. Dal 29 gennaio al 13 maggio la Fondation Beyeler ospita la prima retrospettiva dedicata a Pierre Bonnard in Svizzera da quella svoltasi alla Fondation Pierre Gianadda di Martigny nel 1999. La mostra, in programma dal 2006, ma posticipata a causa della grande rassegna dedicata all’artista nello stesso anno al Musée d’Art Moderne di Parigi, riunisce 65 dipinti, alcuni dalla collezione permanente della fondazione, mentre circa la metà è in prestito da istituzioni europee e americane. Ulf Küster, curatore della Fondation Beyeler, ha scelto di concentrarsi sulla qualità, con un chiaro riferimento alla natura ripetitiva dell’opera di Bonnard: «Egli dipingeva per se stesso, il che significa che ripeteva spesso temi e motivi». Il percorso, ordinato non cronologicamente ma per sei nuclei tematici, spazia attraverso tutta la prolifica carriera di Bonnard, dagli inizi con i Nabis, al successivo interesse per l’Impressionismo e il Simbolismo, fino ai suoi più tardi lavori astratti coloratissimi.
Quattro importanti opere sono in prestito dal Musée d’Orsay di Parigi, tra cui l’intimistico «L’uomo e la donna» (1900), che ritrae Bonnard con quella che fu per molto tempo la sua musa ispiratrice e amante, Marthe de Méligny, e uno dei due autoritratti, «Autoritratto (il pugilatore)» (1931). La Tate di Londra ha prestato tre dipinti, tra cui «Caffè» (1915) e «Il bagno» (1925). Tra le opere provenienti dagli Stati Uniti, «Il giardino selvaggio (La grande terrazza)» (1918) dalla Phillips Collection di Washington, DC, «La sala da bagno» (1932) dal MoMA di New York, «La terrazza a Vernon» (1920-39) dal Metropolitan Museum of Art di New York. La mostra perpetua l’interesse e gli entusiasmi del fondatore del museo, il mercante e collezionista Ernst Beyeler, scomparso nel 2010: nel 1966 infatti organizzò una mostra dedicata a Bonnard presso la sua galleria di Basilea; inoltre acquistò una delle più costose nature morte degli ultimi anni dell’artista, «Il Dessert» (1940), anch’essa in mostra.

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da Il Giornale dell'Arte numero 316, gennaio 2012