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La cultura fa 90. Red carpet per tutti e poltrone nei palazzi-museo: il lusso ribelle di essere cittadini

  • Pubblicato il: 15/09/2017 - 10:02
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Amerigo Nutolo

Le associazioni sono la barriera corallina che consolida le relazioni di condivisione a livello locale: con esse si sviluppa e stabilizza l’ecosistema socio-culturale. Il ruolo di micro-mediazione che parte di esse ha rispetto alle istituzioni e al patrimonio che gestiscono, permette di farlo giungere a fruitori a rischio esclusione, fin nei contesti di prossimità. Progetti come Estate a Palazzo di Red Carpet for All, con cui s’aprono, fisicamente e non solo, le porte dell’arte alla quarta età, prima ancora della risposta di istituzioni e fondazioni, ha quella dei cittadini – che si riappropriano del proprio presente, anche a 90 anni

Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
 


 
Oltre alle fondazioni, ci sono l’ago e il filo che ne uniscono i tessuti d’intervento, rendendone efficace l’azione di copertura del fabbisogno locale: la piccola-media iniziativa socio-culturale, principalmente associazionista è la spinta – spesso sottovalutata o frustrata dalle pubbliche amministrazioni, in miope competizione con le forme di autorappresentazione civica – e l’elemento chiave per la futura gestione partecipata dei beni comuni. Aspetto che emerge, ancor prima che sul piano di una rivendicazione dei diritti, dal vuoto creato dal calo di risorse e competenze impiegate in ambito pubblico e da un’epoca di consenso digitale che vede le comunità locali esercitare, in modo crescente, una funzione di controllo.
 
Esistono casi esemplari di collaborazione pubblica fra fondazioni, associazioni e amministrazione, la cui sperimentazione – efficace e scalabile – passa attraverso piccoli soggetti che agiscono con visioni di ampio respiro. Uno di questi, attivo su diversi fronti dell’inclusione socio-culturale, il cui nome suona chiaro in giorni di Mostra del Cinema – è l’associazione di promozione sociale Red Carpet for All, che a Venezia lavora per l’accessibilità fisica, sociale, esperienziale della cultura e della città per target assai diversi di cittadini sottorappresentati. La Presidente Valentina Paulon, personalmente attiva sul fronte della disabilità grave, con un occhio di riguardo per il dopo di noi, partecipa attivamente al movimento del Comitato Accessibilità per Venezia, che lotta e sta ottenendo l’installazione di rampe permanenti in città, dopo un lungo dialogo con il Comune. Red Carpet for All (già attiva nell’amicizia-collaborazione con la comunità armena di Venezia di cui Paulon fa parte per origine familiare), ha intavolato il primo progetto di social co-housing in città, che coinvolgerebbe persone di diverso tipo, a rischio esclusione sociale e non, disabili motori/psichici, giovani, anziani e famiglie solidali senza particolari bisogni. La differenziazione è un’occasione per dar vita a un ambiente in cui prevale la complementarietà fra disagi e risorse e un senso di prossimità e di cura reciproca che rende più efficace le politiche d’inclusione, senza creare ghetti.  L’edificio è concesso dall’ASL 3, e l’inserimento del progetto nei piani di zona socio-sanitari è già del 2011: si è in attesa di appositi fondi europei, che dovrebbero ora arrivare grazie al concorso attivo del Comune di Venezia.
 
Ma il progetto che interessa il mondo delle fondazioni richiama un target inaspettato (più evidente a Venezia, perché riguarda il 16% di tutta la popolazione del centro storico): quello della quarta età, gli ultra-settantacinquenni. Se si nota che gli ultra-sessantacinquenni superano il 30% della popolazione locale, quello del coinvolgimento della popolazione anziana nella vita culturale della città è un tema di rilievo, specie in una città storica in crisi di residenzialità. Oltre al fatto che si tratta di persone che si muovono con scarsa volontà per esperienze in cui resterebbero fruitori isolati, e Red Carpet facilita la socializzazione dell’esperienza museale, al centro della proposta Estate a Palazzo c’è un’idea duplice: la facilitazione psicologico/culturale basata su conversazioni guidate attorno a piccoli gruppi di opere (quindi una cultura slow, dell’approfondimento) e la messa a disposizione dei visitatori di sedute sulle quali godere temporaneamente della esposizione. Oltre all’accesso gratuito ai musei e luoghi di cultura e alla fruizione libera del progetto, questo format prevede la sostenibilità fisica dell’esperienza, tenuto conto dei limiti imposti dalle visita in piedi o itinerante, e si prende cura degli anziani in estate, un periodo spesso critico, creando condivisione e nuove reti sociali. Il progetto è stato promosso con l’appoggio del Comune di Venezia, Assessorato alla Coesione Sociale.
 
Tra i primi finanziatori di queste edizioni pilota – condotte da un paio di estati da Valentina Paulon, psicologa, e Roberta Paulon, storica dell’arte, con l’ausilio di collaboratori, soprattutto per la parte di documentazione visiva – ci sono l’Istituzione Veneziana Servizi Sociali alla Persona (IPAB, ex Elemosiniere) e la Fondazione Giancarlo Ligabue, che rappresenta uno dei più importanti patrimoni conoscitivi e materiali di ambito archeologico, naturalistico e paleografico, su cui  è sorta la collezione del Museo di Storia Naturale di Venezia. Il progetto ha trovato a accoglierlo e sostenerlo con l’apertura e la sensibile collaborazione, i Musei Civici di Venezia (Fondazione MUVE), Collezione Peggy Guggenheim (qui il video di un recente incontro) , Fondazione François Pinault (Punta della Dogana/Palazzo Grassi), V-A-C Foundation con la recentissima sede delle Zattere, la collezione di Palazzo Cini (per volontà delle eredi di Cini in gestione dell’omonima Fondazione, col sostegno di Generali), la Fondazione Venezia Servizi alla persona Onlus (braccio operativo dell’IRE per i suoi preziosi e per molto tempo inaccessibili patrimoni) e la Querini Stampalia. Alcuni dei partner hanno offerto un ristoro e comunque c’è la collaborazione di alcuni negozi e Coop Alleanza 3.0 al progetto – ma tra le uscite di lusso, quella al Caffè Florian, con la storica cioccolata offerta agli avventori, ha una valenza doppia: oltre al tassello culturale, la possibilità di riaprire un legame con Piazza San Marco: il solo entrare in questi luoghi è spesso una riconquista di nobiltà civica, fa sentire le persone accolte in una città molto erosa nei suoi legami interni. Questo per non parlare dell’impatto emotivo-cognitivo che ha la fruizione di arte (si dovrebbe a parte spendere qualche parola sulle difficoltà dell’estendere il diritto all’esperienza estetica alle fasce più sensibili, legate alle patologie neurodegenerative e a coloro che sono in case di riposo, irreggimentati nella loro mobilità dal rapporto complesso con le istituzioni).
 
L’obiettivo è estendere il programma alle altre stagioni, intanto, e diffonderlo come piattaforma stabile di collaborazione con gli enti culturali e le fondazioni cittadine, valorizzandone il crescente impegno in termini di accessibilità. Certo questa iniziativa si pone a complemento delle attività museali e connesse alla valorizzazione del patrimonio cittadino – di cui però, bisogna ricordarlo, il tassello più importante sono i cittadini stessi. E – vista la reattività sempre più ampia al progetto – questo è un patrimonio che si promette sempre più protagonista, al di là delle aspettative. Per questo, l’apporto associazionista e la mobilitazione di risorse locali resta una delle poche avanguardie della valorizzazione e fruizione del patrimonio a livello locale, affinché giunga dove le istituzioni da sole non sono in grado di arrivare.
 
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Ph: Estate a Palazzo, Peggy Guggenheim Collection, Courtesy MRC, Peggy Guggenheim Collection