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L’immaginario visivo delle donne

  • Pubblicato il: 02/09/2011 - 16:41
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Catterina Seia
Maria Luisa Frisa

Milano. Maria Luisa Frisa, direttore del corso di laurea di design della moda allo IUAV che continua a sfornare talenti, si presenta dal 15 settembre al Museo della Permanente di Milano con la mostra «Lei e le altre» allestita dal collettivo femminile Arabeschi di Latte:  una ricerca voluta dalla Fondazione Corriere della Sera sulle immagini dell’universo femminile tratte delle pubblicazioni dei periodici dell’archivio Rizzoli dal 1930 al 2000. Ne emerge un percorso di evoluzione sociale che passa dall’estetica, ma attraversa i cambiamenti di ruolo, di consapevolezza, di conquista di spazi di espressione e libertà, con l’ausilio di grandi fotografi e autori quali Oriana Fallaci.

Una riflessione che riporta all’analisi della rappresentazione di genere, in Italia diventata soprattutto dibattito comportamentale, un movimento antropologico e sociologico che guarda alla strumentalizzazione della donna come oggetto di uno sguardo voyeuristico.
Il documentario di Lorella Zanardo, Marco Malfi e Cesare Cantù «Il corpo delle donne» (2010) che è stato caricato da più di 100mila utenti di youtube, oggi è diventato un libro.

Farà discutere anche la ricerca dell’artista torinese Luigi Gariglio sulle origini italiane dell’immaginario mediatico sessualizzato «La sessualizzazione dei periodici d’informazione (e della tv) negli anni Cinquanta. I media la politica e la Chiesa. Un confronto internazionale» di prossima uscita per il Mulino.
Fotografo della scuola di Gabriele Basilico, classe 1968, Gariglio è conosciuto in Italia e all’estero per progetti come «Ritratti in prigione» o «Lap-dancers», serie in cui oggettivizza il mezzo, lasciando ai visi dei suoi soggetti il compito di raccontare la loro storia e di abbattere i pregiudizi nei loro confronti.
L’artista ha analizzato le immagini di riviste d’informazione, periodici familiari satirici ed erotici, le teche della Rai, del decennio ‘50-‘60. Un primo risultato? Già dagli esordi della comunicazione di massa il caso italiano si presenta nel contesto europeo come atipico: da un lato siamo stati i primi a diffondere velocemente il nudo mediatico, dall’altro siamo stati copiosi a discuterne. A commento dei risultati troviamo interviste a fotogiornalisti come Mauro Vallinotto e Gianni Berengo Gardin. Della serie: a volte guardarci indietro può aiutarci a capire il presente.

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