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L’Arte Povera mai così ricca

  • Pubblicato il: 05/08/2011 - 10:39
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Jenny Dogliani
Mario Merz



Sei mostre diverse per un racconto globale, in grado di dare voce a potenzialità, energia e momenti storici di uno dei movimenti più celebri internazionalmente della creatività italiana: l’Arte Povera. Così nasce la grande rassegna «Arte povera International», curata dallo stesso teorizzatore del movimento, Germano Celant, in occasione della ricorrenza del 150°. anniversario dell’Unità d’Italia.



Nata nel 1967 grazie alla pratica di artisti quali Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini e Gilberto Zorio, l’Arte Povera è ancora oggi una cultura viva e vitale, un linguaggio flessibile e dinamico la cui forza, anche prospettica viene posta in evidenza da un progetto curatoriale che ne presenta i diversi sviluppi in sale museali tradizionali e spazi aperti, con opere storiche e recenti.

La grande mostra inaugura in varie sedi tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre e prosegue sino al prossimo marzo.
Partendo dal Nord il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea di Rivoli (Torino) dedica due interi piani espositivi (dall’8 ottobre) ai lavori degli artisti dell’Arte Povera, mettendoli in relazione con le opere di autori che hanno condotto sperimentazioni parallele nello stesso momento storico, da Carl Andre a John Baldessari, da Daniel Buren a Sol LeWitt.
La Triennale di Milano ospita invece la prima grande antologica cittadina dedica a questa corrente, con opere che vanno dal 1967 al 2010.

Nel centro Italia il MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna partecipa con «Arte Povera 1968», un allestimento ispirato all’omonima rassegna storica della Galleria De’ Foscherari di Bologna, mentre la capitale vede la Fondazione MAXXI Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo con una grande installazione di Gilberto Zorio sospesa davanti alla vetrata del piano superiore, a sottolineare lo spirito rivoluzionario che a fine anni ’60 fece uscire l’arte dal museo per condurla nella strada e la Gnam Galleria Nazionale d’Arte Moderna con un tributo (dal 7 dicembre) a Pino Pascali, le cui opere sono inserite tra i lavori di Boetti, Fabro, Paolini, Penone, Pistoletto, Kounellis e Zorio, presenti in collezione.

A sud, infine, il MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina di Napoli accoglie «Arte povera +

Azioni povere 1968», una rilettura dell’omonima esposizione internazionale, tenutasi presso gli Arsenali di Amalfi nell’ottobre dell’anno rivoluzionario, con un ricco corpus di opere e documenti.
Le sei istituzioni dislocate in tutto lo stivale si avvalgono, inoltre, della collaborazione e dei prestiti provenienti da importanti fondazioni dedicate ai singoli artisti, mettendo a punto un metodo operativo unitario in grado di superare, infine, una politica di localismi.

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