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Integrare cultura e turismo attraverso la sostenibilità

  • Pubblicato il: 14/10/2015 - 22:17
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Vittoria Azzarita

Dall'1 al 3 ottobre il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa ha ospitato gli Stati Generali del Turismo Sostenibile. Suggellando il progetto di tutela e valorizzazione del patrimonio ferroviario storico avviato dal MiBACT con la Fondazione FS, l'iniziativa è stata l'occasione per avviare una riflessione programmatica sulle potenzialità e le criticità del settore turistico a partire da un uso sostenibile del nostro patrimonio materiale e immateriale. Oltre 200 rappresentanti del settore turistico, suddivisi in 15 tavoli di lavoro, si sono confrontati su sei temi prioritari presentati da sette esperti
 
 
 
Un inizio d'autunno ricco di iniziative ed eventi sta animando il settore culturale italiano che, in assenza di una programmazione strategica unitaria e di lungo periodo, tenta di cogliere ogni singola occasione per richiamare l'attenzione sulle proprie istanze con l'intento di trovare soluzioni percorribili alle proprie criticità. In questo variegato insieme di dibattiti e tavole rotonde, si inseriscono anche gli Stati Generali del Turismo Sostenibile, organizzati dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT).
 
Ospitati durante i primi tre giorni di ottobre negli spazi del rinnovato Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa della Fondazione Ferrovie dello Stato, gli Stati Generali hanno rafforzato l'alleanza tra il MiBACT e la Fondazione FS per il recupero delle tratte ferroviarie ad alto valore storico e paesaggistico, sancita dalla decisione del MiBACT di entrare a far parte della Fondazione FS in qualità di Aderente Istituzionale, contribuendo alla promozione e valorizzazione dei luoghi della cultura nelle aree interne e meno note del Paese attraverso l'utilizzo della mobilità dolce. Una tre giorni di incontri all'insegna della riscoperta del legame tra cultura e turismo, che ha destato l'interesse di oltre 200 rappresentanti delle numerose realtà associative del settore, che si sono confrontati sulle reali possibilità di crescita offerte dal comparto del turismo sostenibile all'interno di un contesto paesaggisticamente e artisticamente rilevante qual è quello italiano.
 
Considerato un mercato di nicchia, il turismo sostenibile è in realtà conosciuto dal 74% degli italiani. A metterlo in evidenza sono i dati raccolti nel «V Rapporto Italiani, turismo sostenibile e ecoturismo»[1], realizzato da IPR Marketing in collaborazione con la Fondazione UniVerde che si propone di favorire «la diffusione dell’informazione e la conoscenza della cultura ecologista e di promuovere un cambiamento degli stili di vita in armonia con l’ambiente naturale e un futuro sostenibile». L'attenzione crescente nei confronti di pratiche turistiche maggiormente rispettose degli ambiti territoriali di riferimento, trova conferma nell'alta percentuale di persone che vede nella sostenibilità una necessità e al contempo un'opportunità di crescita per l'industria turistica nel suo complesso.
 
Dal Rapporto emerge anche un'ampia consapevolezza dei danni che un turismo poco responsabile può causare all'ambiente, soprattutto in termini di inquinamento, cementificazione e speculazione edilizia. Non è un mistero il fatto che a livello globale circa il 5% delle emissioni inquinanti sia imputabile al settore turistico, e che il continuo aumento della domanda turistica internazionale possa generare ricadute negative sulla qualità della vita dei residenti, imponendo una riflessione seria sulla gestione delle destinazioni e sul corretto equilibrio tra i bisogni dei turisti e le esigenze delle popolazioni locali.
 
Necessità che in molteplici casi tendono a convergere quale diretta conseguenza della costante evoluzione della domanda turistica, che si presenta oggi alla ricerca di un forte senso di appartenenza a una o più comunità. In quest'ottica, il desiderio di conoscere la cultura e le tradizioni locali, e il bisogno di entrare in contatto con gli abitanti del luogo che si è scelto di visitare, risultano essere una diretta emanazione del temperamento emozionale e partecipativo dei turisti contemporanei. Interessante notare come la ricerca condotta dalla Fondazione UniVerde indichi tra le principali motivazioni di viaggio l'arricchimento culturale, che viene scelto dal 45% del campione intervistato. Tra gli attrattori capaci di richiamare la curiosità dei turisti verso nuove destinazioni, una posizione privilegiata è occupata dalle bellezze storico-artistiche e dagli eventi culturali, che ottengono il 62% delle preferenze, seguiti a breve distanza dalla natura e dal paesaggio, citati dal 59% degli intervistati.
 
Cogliendo lo stretto legame che esiste tra turismo, ambiente e valori sociali e culturali, gli Stati Generali del Turismo Sostenibile hanno inteso avviare una discussione partecipata sulle interconnessioni tra il turismo e gli altri comparti produttivi. Nelle parole del ministro Dario Franceschini il turismo sostenibile «è la chiave della crescita del Paese». Per questo si rende necessario «moltiplicare l’offerta e avere come obiettivo un turismo di qualità e compatibile, che mescola le eccellenze artistiche con quelle del paesaggio, enogastronomiche, della moda», cominciando «a ragionare sulla promozione dell'Italia come museo diffuso che deve attirare turismo colto, intelligente e sostenibile, capace di apprezzare non solo le grandi città d'arte ma anche il ricco patrimonio dell'intero territorio nazionale».
 
Suddivisi in 15 tavoli di lavoro, i rappresentanti del settore invitati a partecipare hanno affrontato sei temi prioritari di cui forniremo di seguito un sintetico resoconto, sulla base dei risultati presentati durante la seduta plenaria che ha chiuso l'iniziativa.
 
I beni culturali come fattore dello sviluppo sostenibile del turismo
La prima sessione di discussione ha posto al centro del dibattito il ruolo giocato dal patrimonio culturale quale fattore in grado di rendere una destinazione turistica maggiormente attrattiva agli occhi dei potenziali fruitori. Gli esperti invitati a presentare l'argomento sono stati Stefano Consiglio dell'Università Federico II di Napoli e Fabio Pollice dell'Università del Salento. Le principali necessità emerse dal confronto tra i partecipanti ai tavoli di lavoro, sono state la richiesta di una maggiore integrazione tra attori pubblici e privati per favorire la nascita e lo sviluppo di iniziative imprenditoriali a sostegno della valorizzazione del patrimonio culturale; l'elaborazione di innovative modalità di supporto pubblico capaci di ridurre i costi burocratici e di incentivare misure volte a favorire la collaborazione e il coinvolgimento delle comunità locali, attraverso percorsi di concertazione su base territoriale; lo sviluppo di una maggiore connettività al fine di rendere il patrimonio culturale accessibile a un numero crescente di fruitori; e l'offerta di programmi formativi in grado di trasmettere alle nuove generazioni il rispetto nei confronti dell'ambiente e dei valori culturali del territorio.
 
Sostenibilità delle destinazioni
La seconda sessione di discussione è stata dedicata all'analisi dell'impatto che il turismo di massa ha sulle città d'arte italiane, con l'intento di individuare soluzioni capaci sia di regolare i flussi turistici diretti verso le principali destinazioni italiane, sia di incentivare la fruizione delle aree interne del Paese, meno conosciute ma altrettanto ricche di tesori da scoprire. Il dibattito aperto da Paolo Verri, Direttore della Fondazione Matera Basilicata 2019, si è concentrato sul rapporto tra cittadini, turisti e operatori del settore, sulla selezione delle priorità, sulla autenticità delle destinazioni e sul ruolo giocato dalla cultura contemporanea. Posto che ogni cittadino può essere a sua volta un turista e che tutti i turisti sono anche cittadini, è stata sottolineata l'importanza che la collettività ha nella promozione non solo del patrimonio materiale ma anche di quello immateriale. Una riflessione che trova conferma nell'opinione di noti esperti del settore, che a questo proposito parlano di un cambio di paradigma per ciò che concerne la domanda di turismo culturale, la quale ricerca in maniera crescente esperienze culturali caratterizzate da asset immateriali e da un coinvolgimento diretto e attivo. Tale «svolta creativa» nell'ambito del turismo culturale risulta essere una conseguenza di un maggiore interesse nei confronti della cultura popolare e quotidiana di una destinazione; di un maggior consumo di beni intangibili piuttosto che di musei e monumenti; e del ruolo preponderante che l'arte contemporanea e la creatività iniziano ad avere nelle scelte dei consumatori culturali[2].
 
New travel economy. Come cambia la proposta
La terza sessione di discussione si è focalizzata sui cambiamenti in atto nelle pratiche di turismo sostenibile, che stanno acquisendo una connotazione sempre più ricercata legata alla scoperta delle eccellenze. Spostando il proprio interesse da fenomeni ormai consolidati come gli agriturismi verso sistemi di offerta meno comuni quali le dimore storiche, l'ospitalità diffusa che valorizza intere comunità, gli alberghi di lusso che si rinnovano rendendo ecocompatibili le proprie strutture, i nuovi turisti manifestano la propria attenzione al tema della sostenibilità prediligendo proposte uniche e complesse. Introdotto da Franco Salvatori dell'Università di Roma Tor Vergata, il dibattito ha fatto emergere alcune priorità che spaziano dalla riduzione del sostegno alle start up, destinando più risorse al miglioramento delle condizioni di contesto, all'individuazione dei Gruppi di Azione Locale (GAL) quali ambiti di gestione e progettazione; dalla necessità di dare maggior peso ai marchi e alle certificazioni di qualità, all'urgenza di offrire percorsi formativi altamente qualificanti. Segnalando la mancanza di strategie complessive e l'esigenza di adottare scelte nazionali, i tavoli di lavoro hanno rimarcato l'eccessivo peso della burocrazia, la presenza ridondante dell'intermediazione politica e la scarsa fiducia nell'attitudine alla progettazione delle amministrazioni locali a causa della mancanza di competenze e della limitata capacità di gestire le risorse finanziarie loro assegnate.
 
Promozione e territorio
La quarta sessione di discussione si è interrogata sulle modalità attraverso cui il turismo sostenibile può aiutare il nostro paese a diventare maggiormente attrattivo e a recuperare il gap di competitività che ci separa dalle maggiori destinazioni turistiche mondiali. Puntando sul proprio patrimonio meno noto, fatto di borghi, località interne, piccole città d’arte, parchi naturali, cammini religiosi, sentieri, percorsi ciclabili, avvolti in cornici paesaggistiche inestimabili, e promuovendo le proprie eccellenze enogastronomiche e artigianali è possibile immaginare delle proposte turistiche, creative e innovative. A questo proposito è stato lo stesso Franceschini ad affermare che «bisogna valorizzare i borghi abbandonati, le ferrovie storiche, ripristinare i cammini come la via Appia, creare percorsi ciclabili e motoristici», puntando a un target elevato che non significa di nicchia. Guidati da Alessio Cavicchi dell'Università di Macerata, i tavoli di lavoro hanno sottolineato l'importanza di formulare ricerche approfondite sulla percezione interna ed esterna della destinazione Italia, insieme alla possibilità di poter contare su un monitoraggio continuo degli effetti delle campagne di comunicazione adottate.
 
Mobilità e intermodalità
La quinta sessione di discussione ha messo in luce una delle principali criticità del nostro sistema di offerta, connessa alla mancanza di un sistema infrastrutturale capace di rendere realmente accessibile il nostro patrimonio. Accompagnati da Lanfranco Senn dell'Università Bocconi di Milano, i partecipanti ai tavoli di lavoro hanno ribadito il ruolo fondamentale giocato dall'integrazione della mobilità, non solo all'interno del sistema dei trasporti, ma anche tra imprese private di ospitalità e aziende di trasporto pubblico locale. Nonostante le criticità connesse a un eccesso di burocrazia, lo Stato risulta essere un attore imprescindibile per la sostenibilità sociale della mobilità, in particolare nei contesti in cui i privati non hanno interesse a sostenere economicamente tali attività come nelle aree rurali, nelle isole e nei piccoli centri. Data per scontata la rilevanza delle nuove tecnologie per la mobilità, il dibattito ha messo in luce che la sharing economy non danneggia il turismo anche se occorre regolamentarla e affrontarla senza subirla, prevedendo norme di sicurezza e sanità, concessioni, standard minimi di servizio, assicurazioni, omogeneizzazione fiscale, e certificazioni di qualità. Sul piano della revisione della spesa pubblica diviene necessario evitare sprechi e duplicazioni, regolando la concorrenza modale e destinando gli introiti derivanti dalla tassa di soggiorno al miglioramento della mobilità.
 
Smart Innovation, le nuove professioni
L'ultima sessione di discussione ha analizzato la relazione che esiste tra turismo slow e innovazione digitale, che dovrebbero andare di pari passo in un contesto in cui la richiesta da parte dei consumatori di esperienze di viaggio uniche e autentiche è accompagnata da un utilizzo massiccio - e mai sperimentato prima - delle nuove tecnologie per la pianificazione, l'acquisto e la condivisione del proprio viaggio. Coordinati da Massimo Rovelli, docente di Tourism Management presso le Università Luiss di Roma e Iulm di Milano, gli esperti coinvolti si sono interrogati su quali siano le nuove competenze e professionalità atte a sviluppare innovazione in chiave sostenibile nell’accoglienza e nella promozione turistica, alla luce della rivoluzione digitale. Il dibattito ha esplorato anche le modalità che permettono di costruire progetti capaci di coinvolgere i diversi stakeholder (pubblici e privati) del sistema territoriale e di armonizzare i diversi interessi presenti sul territorio.
 
Tre giorni di confronto intenso e partecipato che, secondo quanto dichiarato dal ministro Franceschini porteranno «alla Carta di Pietrarsa sul Turismo sostenibile entro i primi di dicembre, un documento che farà parte del più vasto aggiornamento del Piano strategico nazionale del Turismo. L’appuntamento è per i prossimi 7, 8 e 9 aprile 2016 sempre a Pietrarsa dove questi temi verranno discussi anche con il mondo della cultura», che Franceschini si è impegnato a coinvolgere il più possibile in questa prossima iniziativa.
 
Nel frattempo, il primo atto concreto prodotto dagli Stati Generali del Turismo Sostenibile è stata la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra il ministro Franceschini e il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, per la promozione dell’agriturismo e la valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche nazionali nei luoghi della cultura statali. Franceschini ha detto di firmare «questo accordo più come Ministro della Cultura che come Ministro del Turismo, perché il patrimonio enogastronomico nazionale è il frutto di quei saperi, di quelle capacità e dell’innovazione di quelle tradizioni che considero prettamente dei fenomeni culturali. Quest’accordo ci impegna a fare molte cose insieme per la promozione di questo patrimonio a tutto vantaggio dei tanti territori del Paese e del loro sviluppo sociale, economico e culturale». A noi, per il momento, non resta che aspettare e vedere cosa succederà davvero nei prossimi mesi.
 
 
 
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Foto: Le saline di Trapani - Il Mulino. Autore: Davide Restivo. L'immagine è distribuita sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic license.
 

[1]    Il «V Rapporto Italiani, turismo sostenibile e ecoturismo» è consultabile online al seguente link http://www.fondazioneuniverde.it/wp-content/uploads/2015/02/V-Rapporto-Italiani-turismo-sostenibile-e-eco-turismo-per-BIT-feb-015-DEfinitivo.pdf

[2]    Greg Richards, Tourism trends: The convergence of culture and tourism, November 2014, disponibile online al seguente link https://www.academia.edu/9491857/Tourism_trends_The_convergence_of_culture_and_tourism