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Il nuovo mantra: audience engagement

  • Pubblicato il: 31/01/2014 - 23:17
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SPECIALI
Articolo a cura di: 
Redazione
Il Louvre si conferma il museo più visitato al mondo e punta ai 10 milioni di bigliett

Il National Trust è il parametro di riferimento e nel contempo l’incubo del FAI, dagli esordi, pur considerando le differenze tra i due Stati. Più volte siamo andati in Inghilterra pensando di riuscire ad avvicinarci al modello, anche recentemente con il Presidente Andrea Carandini. Ma siamo molto lontani. Un esempio. Nel maggio scorso a Sissinghurst, nel meraviglioso giardino Vita Sackville-West, chiesi informazioni su alcune peonie a un giardiniere, con il quale intrattenni una sorprendente conversazione. La general manager mi precisò che la chiacchierata era ordinaria, perché l’accoglienza del visitatore è uno dei compiti di ogni dipendente. Questo è il tema che rivoluzionerà la nostra vita nei prossimi anni: ci siamo occupati troppo di monumenti, di restauri, di giardini e di affreschi, di mobili, di servizi igienici e di ristoranti. Dobbiamo occuparci di più delle necessità del pubblico. Oggi abbiamo raccolto collezioni di beni monumentali, naturalistici e paesaggistici adatti a una sola categoria di pubblico che il National Trust definisce curious mind, però ci sono anche i kids first, gli out and about e così via. Ogni luogo deve avere un’offerta per ogni categoria di visitatore. Il più grande insegnamento di Fiona Reynolds, grande direttrice del National Trust fino al gennaio scorso, che ha portato gli associati da 2 a 4 milioni è stato: «i vostri concorrenti non sono i castelli vicini, sono i centri commerciali. Quando riuscirete a portare nei vostri castelli chi frequenta i centri commerciali avrete vinto».

Al passo con le tecnologie (dimensione più piccola rispetto a audience)
Dall’analisi di 34 siti web su 29 criteri di valutazione dei principali musei del mondo condotta da La Repubblica (inchiesta  Senza Arte né parte), l’immagine del Paese non è tra le migliori. Interfacce grafiche vecchie e statiche. Shopping on line sconosciuto a realtà di primo piano. Scarse le informazioni sui servizi educativi per le famiglie. Secondo la ricerca si salvano il Guggenheim, la Venaria Reale, il Maxxi e i Musei Capitolini, con un layout funzionale,  una buona integrazione con i social network e app per visite interattive. I musei stranieri ci danno lunghezze, anche nel costruire immaginari. Il Rijks Museum di Amsterdam  e la Tate Modern di Londra, consentono di “ritagliare” particolari delle opere per le cover degli smartphone. E con i ristoranti interni i grandi musei raccontano storie di successo, curata quanto la programmazione artistica.  Mettiamoci nei panni di un turista, soprattutto straniero, che naviga su internet per programmare un itinerario tra le città d’arte. La traduzione in lingua inglese non è sempre garantita. Il sito di Castel Sant’Angelo, l’ottavo museo più visto d’Italia e il 71mo al mondo per visitatori è solo in italiano, come il museo Archeologico di Napoli e l’home page di Parco Capodimonte. E nei panni dei disabili, per i quali alcuni portali trascurano anche gli elementi di accessibilità fisica. Con una nuovo sito efriendly si presenta ora la Fondazione Musei Senesi, per unire i suoi 41 musei. Calendari eventi, shop on-line, funzione georeferenziata Google Map per raggiungere i musei, tutti i gli strumenti social per raccontare l’esperienza da visitatori, la possibilità di donare per progetti mirati come la ricostruzione del Museo della Mezzadria di Buonconvento. Un buon inizio?

Crowdfunding = partecipazione (dimensione più piccola rispetto a audience)
Siamo il primo Paese al mondo ad avere disciplinato la pratica del crowd-funding. A seguito del Decreto Legge n.179/2012, detto «Decreto Crescita 2.0», le start-up innovative possono accedere a finanziamenti tramite portali on-line. Si chiama «equity crowd-funding», ovvero una forma evoluta di raccolta fondi rivolta non solo a progetti singoli, ma a imprese nascenti. E la Rete offre decine di portali preposti per supportare la propria causa. Li ha mappati la ricerca di Daniela Castracaro e Ivana Pais (Rif. Analisi delle Piattaforme di Crowdfunding Italiane, www.ilgiornaledellarte.com/fondazioni). Su questa linea, tutta da esplorare, si è mosso. il Padiglione Italiano alla Biennale di Venezia, che ha raccolto per la mostra Viceversa di Bartolomeo Pietromarchi 178.562,00 Euro. e. Palazzo Madama a Torino, con la campagna «Acquista con noi un pezzo di storia» ha acquisito il servizio di porcellana del D’Azeglio, raccogliendo più del necessario (89.576,49 Euro), sulla falsariga del progetto Tous Mécénas del Louvre. È la prova che si può fare. Il futuro della raccolta fondi si gioca in rete. © NM

Dal XIII Rapporto Annuale Fondazioni, in Il Giornale dell'Arte, 338, gennaio 2014