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Il Giornale delle Fondazioni: un nuovo corso

  • Pubblicato il: 15/01/2015 - 12:45
Autore/i: 
Rubrica: 
EDITORIALI
Articolo a cura di: 
Giuliano Segre

Con questo numero torna on-line «Il Giornale delle Fondazioni», con il presidio editoriale della Fondazione di Venezia che ne ha acquisito la proprietà all'interno di un più complessivo scambio azionario con la società editrice Umberto Allemandi & C. di Torino. Il Giornale delle Fondazioni nacque nel 2011, come un supplemento del Giornale dell'Arte, la pubblicazione flagship della casa editrice torinese, e in tal senso intende continuare ad onorare la propria collocazione nel segmento della informazione nel campo della cultura. Dal grande prodotto editoriale creato da Umberto Allemandi eredita la propensione, gestita in quel gruppo con competenza e coerenza da Catterina Seia, a riferire e a aggiornare sulla cooperazione tra pubblico e privato nel governo e nella gestione del patrimonio culturale del nostro Paese in riferimento al ruolo svolto da attori fondamentali, organizzati in forma fondazionale, in espansione nel numero e nelle attività. La permanenza a capo della redazione di Catterina Seia garantisce al Giornale on-line che queste linee guida editoriali saranno puntate alla ricerca della qualità degli interventi.

Il recente censimento dell’Istat ha segnalato una poderosa crescita delle fondazioni, enti che il nostro codice civile riconosce nel libro primo e quindi ben lontani dal libro quinto che regola i soggetti societari. Esse erano al dicembre 2011 un po' più di seimila, con una crescita in dieci anni del 102%: uno sviluppo straordinario che illustra la fortuna di questa formula giuridica, finora assai poco praticata nel nostro quadro istituzionale. Una interpretazione ancora da analizzare con profondità epistemologica colloca le fondazioni in una dimensione inconsueta nella storia sociale della produzione di beni culturali, quella del soggetto giuridico "padrone" di se stesso, nel quale la presenza umana è solo di servizio (amministrativo), mentre il fine è etero-determinato, scritto una volta per tutte in un testo letterale immodificabile, se non con la scomparsa dell'ente stesso.

A questo soggetto, esistenzialmente statico e quindi inesauribile nei suoi obiettivi, il mondo della cultura - sia nel senso di eredità che di produzione culturali - guarda con sempre maggior frequenza: dunque per Il Giornale delle Fondazioni si apre il compito di interpretare il fenomeno. Il campo è vasto e complesso. Già la definizione stessa di eredità culturale è oggetto da anni di ampio dibattito: l’Unesco riconosce che “non è facile tracciare i confini di quanto è chiamato eredità culturale dell’umanità”. E a questa difficoltà si sommano quelle di un Paese sempre più a corto di risorse, ma che deve occuparsi sia della conservazione e trasmissione di questa eredità che della produzione di nuova cultura: elementi che, se opportunamente valorizzati, potrebbero rappresentare un volano economico innegabile. Parlando appunto da economista, non ritengo che il patrimonio culturale sia vocato a "rendere" reddito, ma piuttosto - come i millenni di storia insegnano - a capitalizzarsi un nuovo patrimonio maggiore dell'antico.

Questo nostro patrimonio di opere e di manufatti, ma anche musicale e lirico, mantenuto vivo nei musei e nelle università, accresciuto nei nuovi apporti culturali, filtrato attraverso le idee, le azioni e i progetti delle fondazioni culturali, continua a rappresentare l’oggetto di questo Giornale.

 

Giuliano Segre

Direttore responsabile de Il Giornale delle Fondazioni

Presidente della Fondazione di Venezia

 

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