Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

I tre moschettieri della fotografia siciliana fanno scuola

  • Pubblicato il: 09/09/2011 - 09:22
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
Nicola Scafidi

Milano. Arriverà anche a Milano (a Palazzo delle Stelline dal 27 ottobre 2011 all’8 gennaio 2012) l’ultima mostra sostenuta dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese dedicata a una recente scoperta. I curatori della Fondazione, Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra, insieme a Giovanni Chiaramonte docente alla Facoltà di Architettura di Palermo, vogliono sostenere (e dimostrare) la tesi secondo la quale in Sicilia stia nascendo una riconoscibile «Scuola di fotografia». La Fondazione, istituita nel 1998, persegue lo scopo di promuovere lo sviluppo socio-culturale dei territori in cui operano le banche territoriali del Gruppo tra cui la Lombardia, la Toscana, il Lazio e la Sicilia.

E’ vero che oggi molti artisti siciliani si esprimono attraverso il mezzo fotografico – come del resto in Italia e nel mondo – ma i curatori sostengono che, pur nell’eterogeneità delle espressioni individuali, compaiono tratti comuni, linee riconducibili a uno stesso stile e a una stessa poetica.

La tesi dei tre curatori è che si stia delineando una vera e propria scuola di fotografia siciliana capitanata da tre protagonisti: Carmelo Bongiorno, Carmelo Nicosia e Sandro Scalia, nati tra il 1950 e il 1960 ovviamente operanti in Sicilia. Bongiorno insegna all’Accademia di Belle Arti di Catania, lo stesso vale per Nicosia che ne è Preside, mentre Scalia lavora all’Accademia di Palermo.
«Da un lato il loro svolgere un ruolo critico verso la fotografia neo-oggettiva, di pura registrazione meccanica o a scopo classificatorio, proponendo una versione nebulosa e immaginifica della loro realtà, dall'altro, sottraendosi all'azione meramente professionale del lavoro, si spingono verso la codificazione di un linguaggio nuovo, elaborato in stretta connessione con gli esiti attuali di autori di altra provenienza e cultura» motivano i curatori.

Tutti e tre moschettieri della fotografia siciliana hanno avuto significative esperienze di lavoro al di fuori dell’isola, caratteristica da cui deriva con tutta probabilità «l’attitudine al confronto e al collegamento con le innumerevoli avanguardie, interconnessioni e individualità in fase di maturazione in ambito italiano ed europeo, tra la fine degli anni '70 e gli zero».

Con una metodologia quasi filologica, la mostra dedica ampio spazio anche all’esperienza della generazione precedente – con lavori dei siciliani Letizia Battaglia, Nicola Scafidi, Ferdinando Scianna ed Enzo Sellerio – per evidenziare l’origine di quelle tecniche di saturazione e distorsione dell’immagine, la scelta dei formati e dei supporti di stampa, che oggi contraddistingue la nuova scuola.

© Riproduzione riservata