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I beni culturali per il rilancio dell’identità del territorio italiano

  • Pubblicato il: 19/05/2014 - 10:41
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Articolo a cura di: 
Emanuela Gasca
foto di Andrea Pautasso

Masino, Canavese. I beni culturali possono diventare occasione per il rilancio del territorio e per la valorizzazione delle caratteristiche storiche, creative ed artistiche della comunità. Questo è l’obiettivo di un importante progetto del Fondo Ambiente Italiano – FAI – che è stato promosso lo scorso 16 maggio in occasione del convegno Quale rinascita?, il 18° convegno nazionale del FAI che si è svolto a Ivrea, negli stabilimenti Olivetti. Con l’occasione il FAI vuole ripensare alla propria strategia per il decennio a venire puntando allo sviluppo economico del Canavese per poi estendersi a tutta l’Italia.
Il FAI, Fondazione nazionale senza scopo di lucro nata nel 1975, si occupa di promuovere in concreto la cultura del rispetto della natura, dell'arte, della storia e delle tradizioni d’Italia tutelandone il patrimonio, parte integrante delle nostre radici e della nostra identità (FAI, 2014). Gli obiettivi di questa Fondazione sono così riassumibili in tre importanti slogan: tutelare e valorizzare, educare e sensibilizzare, vigilare e intervenire verso il rispetto e la tutela dei beni culturali e ambientali.
In accordo con questa importante mission, in una giornata di riflessione sul futuro del patrimonio e dell’area del Canavese, il FAI propone di «integrare e armonizzare le ricche e diverse risorse locali in un sistema collettivamente ricreato, affinché si possa delineare con fiducia, tenacia, partecipazione e rispetto di luoghi e culture, uno sviluppo nuovo, sostenibile, reale» (FAI, 2014).
Il concetto di cultura non sarà solo più dunque legata al singolo edificio storico esso stesso potrà essere il fulcro per la valorizzazione del territorio.
L’iniziativa vorrebbe partire proprio dal Castello di Masino che sorge sulla collina antistante la barriera morenica della Serra di Ivrea e che il FAI ha restaurato e riaperto al pubblico. Obiettivo del FAI è di estendere poi questa progettualità anche ad altre aree italiane promuovendo i valori della difesa del paesaggio e della valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Non solo, nell’idea progettuale del FAI esiste anche una volontà di sviluppo sia dell’offerta culturale, sia del target di utenza dei beni che vedranno coinvolte diverse fasce di pubblico attraverso attività create ad hoc. Per tali politiche sarebbe auspicabile, come ricordato durante l’incontro, arrivare ad una convergenza di obiettivi tra pubblico e privato in un’ottica in cui i privati che investono in cultura possano ricevere un credito fiscale vero, come ricordato dai relatori.
L’iniziativa del FAI è sicuramente un esempio italiano virtuoso che si colloca sulla stessa linea di obiettivi del National Trust inglese, organizzazione benefica nata nel 1895 che si occupa della salvaguardia e della protezione dei beni culturali e ambientali. Questo ente che negli ultimi dodici anni è passato da 2,7 milioni a 4 milioni di iscritti e, ad oggi, è in grado di coprire, con gli introiti dei monumenti, tutte le spese di manutenzione e conservazione. Il National Trust è inoltre all’avanguardia per quanto riguarda l’offerta proposta: contestualmente ad attività proposte per i giovanissimi (sotto lo slogan «50 things to do before you’re 11»), l’organizzazione propone progetti per valorizzare i beni culturali e allo stesso tempo raccogliere fondi per la loro conservazione; è questo per esempio il caso dell’iniziativa «Sposati con stile» che invita gli amanti del patrimonio a sposarsi presso le architetture storiche inglesi.
Sull’esempio del National Trust il FAI punta così ad allargare il target di utenza non solo più legato agli amanti della storia ma rivolto ad una diffusione più ampia dei valori costituzionali della difesa del paesaggio e del patrimonio. In quest’ottica, si ripenserà ad un nuovo FAI che verrà sperimentato al Castello di Masino per poi estendersi a tutta l’Italia. I visitatori verranno così coinvolti attraverso un’offerta turistica variegata che riguarderà non solo attività legate all’arte ma anche al paesaggio, alle tradizioni locali e all’enogastronomia.
Come ricorda il Presidente del FAI Andrea Carandini in alcune interviste (Cerchi, 2014), iniziative di questo tipo sono importantissime per innescare la rinascita e la valorizzazione dei territori partendo non solamente dai grandi monumenti storico – artistici, ma anche e soprattutto dalle emergenze architettoniche comunemente chiamate “minori”. Queste, se posizionate all’interno di una visione strategica globale, possono essere in grado di innescare virtuosi percorsi di sviluppo delle eccellenze dei territori.
Alla base di questi processi deve esserci però la consapevolezza e la volontà di porre il visitatore al centro della pianificazione culturale fornendogli servizi e proponendogli attività strutturate e variegate non solo per quanto riguarda i beni culturali più conosciuti, ma anche e soprattutto per quelli cosiddetti minori che però possono essere volano di promozione per il territorio circostante.

Bibliografia essenziale:
A.Cherchi (2014), «Così il FAI allarga i suoi confini», Il Sole 24 Ore.
P. Bricco (2014), «Un Patto tra fisco e cultura», Il Sole 24 Ore.

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