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Horizon 2020: cultura e/è innovazione

  • Pubblicato il: 10/10/2016 - 13:52
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Maria Elena Santagati

Al via dal 4 ottobre i nuovi bandi di Horizon 2020 che interessano anche il settore culturale. Ricerca e innovazione per la governance, il business, l’inclusione, la sostenibilità, la tecnologia, a conferma del ruolo trasversale della cultura a livello sociale ed economico

Il programma quadro dell’Unione europea Horizon 2020 stanzia dal 2014 oltre 70 miliardi di € in 7 anni, ripartiti in tre pilastri principali: Eccellenza scientifica (24,4 miliardi di €), Leadership industriale (17 miliardi di €) e Sfide per la società (29,7 miliardi di €), a cui si aggiungono delle attività orizzontali1. Si tratta di finanziamenti principalmente destinati ad azioni di ricerca e innovazione, proposte da consorzi di almeno tre persone giuridiche di tre Stati membri o paesi associati all’UE, azioni di innovazione, coordinamento e azioni di supporto, e altre modalità secondarie.
Horizon 2020 rappresenta un’opportunità importante anche per la ricerca e l’innovazione nel settore culturale, inserito all’interno del programma grazie ad un intenso lavoro di negoziazione a livello europeo, merito anche della Joint Programming Inititative2 sul patrimonio culturale coordinata dall’Italia. Nel 2014, viene inoltre costituito un Gruppo di esperti sul patrimonio culturale, nell’ambito del Programma di lavoro 2014-2015 della Societal Challenge (SC) 5 «Azioni per il clima, l’efficienza delle risorse e materie prime», con l’obiettivo di supportare la Commissione europea nell’elaborazione di un quadro strategico e di un’agenda per la ricerca che faccia leva su nuovi modelli di business e sull’innovazione sociale per stimolare un maggior finanziamento per il settore culturale, nonché per promuovere il suo contributo efficace per la green economy.
I risultati del lavoro del Gruppo di esperti sono sintetizzati nel Report Getting cultural heritage to work for Europe, pubblicato nel 2015, che sottolinea la necessità di promuovere un uso innovativo del patrimonio culturale ai fini dello sviluppo economico, dell’occupazione, della coesione sociale e della sostenibilità ambientale.
A questo proposito, sono stati definiti tre obiettivi:
1. Economia: promuovere modelli innovativi di business, finanza, management e governance per aumentare l’efficacia del patrimonio culturale come fattore di produzione.
2. Società: promuovere un uso innovativo del patrimonio culturale per favorire l’integrazione, l’inclusione e la partecipazione.
3. Ambiente: promuovere un uso sostenibile e innovativo del patrimonio culturale al fine di massimizzare il suo contributo allo sviluppo sostenibile dei paesaggi europei.
Per il raggiungimento di questi obiettivi, il gruppo di esperti ha identificato quattro azioni prioritarie: operare una rigenerazione urbana su base culturale, salvaguardare e promuovere i paesaggi culturali, favorire una governance inclusiva e dei modelli di business innovativi per il patrimonio culturale.
È questa, quindi, la filosofia che sottende l’articolazione delle varie call del programma Horizon 2020 in favore della cultura, nelle sue molteplici accezioni, dal patrimonio materiale e immateriale alle industrie creative. Il pilastro «Sfide per la società», e in particolare la Societal Challenge SC6: «L’Europa in un mondo che cambia-società inclusive, innovative e riflessive»3 ,raccoglie le principali opportunità per questo settore, a cui si aggiungono tuttavia ulteriori bandi negli altri pilastri. Il Programma di lavoro 2014-2015 dedicava al patrimonio culturale una specifica linea all’interno di questa SC: «Società riflessive: patrimonio culturale e identità europee», con bandi che spaziavano dall’intepretazione e uso del passato alla digitalizzazione del patrimonio culturale, dal suo ruolo nel processo di europeizzazione a quello delle testimonianze materiali e immateriali dei grandi conflitti del secolo scorso nell’Europa contemporanea (23,5 milioni di € per il 2014, 27,5 per il 2015).
Quanto al Programma di lavoro per il biennio 2016-2017, la SC6 si divide in quattro call, di cui una riguardante la cultura «Capire l’Europa-Promuovere uno spazio pubblico e culturale europeo»4, ripartita a sua volta in 12 bandi:
- CULT-COOP-01-2017: Discorsi democratici e stato di diritto
- CULT-COOP-02-2017: Migliorare la mutua comprensione tra europei
- CULT-COOP-03-2017: Competenze culturali delle giovani generazioni in Europa
- CULT-COOP-04-2017: Storie contemporanee in Europa nella pratica artistica e creativa
- CULT-COOP-05-2017: Diversità religiosa in Europa – passato, presente e futuro
- CULT-COOP-06-2017: Approcci partecipativi e innovazione sociale nella cultura (sia RIA-azione di ricerca e innovazione, sia CSA-coordinamento e azioni di supporto)
- CULT-COOP-07-2017: Patrimonio culturale delle regioni europee costiere e marittime
- CULT-COOP-08-2016: Musei virtuali e piattaforme sociali sul patrimonio digitale europeo, memoria, identità e interazione culturale (chiuso il 04/02/2016)
- CULT-COOP-09-2017: Patrimonio culturale europeo, accesso e analisi per una più ricca interpretazione del passato
- CULT-COOP-10-2017: Cultura, integrazione e spazio pubblico europeo
- CULT-COOP-11-2016-2017: Comprensione della trasformazione dell'amministrazione pubblica europea (chiuso il 04/02/2016, mentre il bando per RIA prosegue nel 2017)
- CULT-COOP-12-2017: Significato dei valori culturali chiave per la sfida migratoria

Tra i circa 16 miliardi di € stanziati in totale per il biennio 2016-2017, all’intera SC6 sono stati destinati 19,5 milioni di € per il 2016 (bando che si è aperto il 27 ottobre 2015 e concluso il 4 febbraio 2016). Mentre al bando 2017 sono assegnati 50 milioni di €, di cui 27,5 milioni di € per le azioni di ricerca e innovazione dei bandi 1-7 e 12; 9 milioni di € per il bando 9; 7 milioni di € per l’azione di ricerca e innovazione (RIA) del bando 11; 5 milioni di € per il bando 10; 1,5 milioni di € per l’azione di supporto e coordinamento (CSA) del bando 6.
Sempre all’interno del pilastro «Sfide per la società», ma nella SC5 «Azioni per il clima, l’efficienza delle risorse e materie prime», una misura ha per oggetto il patrimonio culturale come driver per lo sviluppo sostenibile (SC5-21-2016-2017), e un’altra i modelli innovativi di finanziamento, di business e di governance per la riconversione dello stesso (SC5-22-2017).
Nel pilastro dedicato alla «Leadership industriale», troviamo bandi a vario titolo riferiti alla cultura, sia nel programma per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sia in quello per le nanotecnologie, materiali avanzati e biotecnologie. Inoltre, l’imprenditorialità a base culturale rientra anche in quello a sostegno dell’innovazione per le piccole e medie imprese. Interessante constatare come, nell’ambito tecnologico, la creatività e le imprese culturali e creative siano considerate, da un lato, come destinatarie di supporto specifico, ad esempio in termini di incremento del trasferimento tecnologico e, dall’altro, come risorse determinanti per l’innovazione, tanto da sostenere un’apposita misura in favore della creazione di sinergie tra artisti, creativi e tecnologi, ma anche dell’estensione dell’applicazione della gamification per fini sociali ed economici. Lo stesso vale anche nell’ambito delle nanotecnologie, dei materiali avanzati e delle biotecnologie, in cui il patrimonio culturale è oggetto di uno specifico bando incentrato su forme innovative di conservazione dello stesso, ma le imprese culturali e creative vengono sollecitate anche nella produzione di materiali avanzati e design innovativo per una migliore estetica e funzionalità di beni ad alto valore aggiunto.

Le implicazioni trasversali della cultura sono ormai un’evidenza anche a livello europeo, tanto nei documenti quanto nei fatti, un irradiarsi inevitabile di quel patrimonio di idee, valori e talenti che della ricerca e dell’innovazione sono il motore. In un momento quanto mai critico anche in termini identitari, urge nutrire l’anima dell’Europa di cultura. Più che di leggi.

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