Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Forlì, Liberty Mostra Musei San Domenico

  • Pubblicato il: 07/02/2014 - 09:28
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi

Forlì. La rassegna «Liberty. Uno stile per l'Italia moderna», fino al 15 giugno ai Musei di San Domenico, inaugura il percorso con la «Principessa Saba» del 1865, un olio su tela di Edward Burne-Jones conservata al parigino musée d’Orsay. I preraffaelliti, e questo capolavoro lo spiega molto bene, vengono scelti dai curatori della mostra Maria Flora Giubilei, Fernando Mazzocca e Alessandra Tiddia in qualità di precedenti che introducono il tema prescelto, in grado di lasciare una eredità che a sua volta è mutuata dai modi rinascimentali di Botticelli e Michelangelo. La rassegna, voluta dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì (comitato scientifico presieduto da Antonio Paolucci e direzione generale di Gianfranco Brunelli), raccoglie 305 opere di ogni genere di decine di artisti e questa globalità di pezzi d’arte decorativa e figurativa servono a «leggere» un periodo particolarmente attivo della storia dell'arte italiana. La seducente stagione del Liberty, altrimenti denominato Art Nouveau in Francia, Jugendstil in area tedesca e mitteleuropea e Modern Style nei paesi anglosassoni, ha visto tra Otto e Novecento l'ampia diffusione anche nel nostro Paese, per la verità con alti e bassi. Non tutto quanto esposto, infatti ha la medesima qualità (si potevano ad esempio evitare alcuni ritratti) anche se l’appuntamento è perfetto per chi voglia «sfogliare» con gli occhi ogni aspetto del movimento. Nell'Italia da poco unificata, alle prese con le superamento delle forti identità regionali, il Liberty diviene immediatamente o quasi un linguaggio artistico nazionale comune e adeguato a rappresentare il progresso e la modernità di quei tempi. Artisti e intellettuali in questo modo interpretavano il sogno di una bellezza che fosse in grado di rappresentare il mondo trasformato dal progresso scientifico e tecnologico celebrato dalle grandi Esposizioni di Palermo, Torino e Milano. La mostra identifica, per la prima volta rispetto alle diverse rassegne dedicate nel passato al tema, le specificità di uno stile attraverso una serie di importanti lavori di Segantini, Previati, Boldini, Sartorio, De Carolis, Longoni, Morbelli, Nomellini, Kienerk, Chini, Casorati, Zecchin, Bistolfi, Canonica, Trentacoste, Andreotti, Baccarini, senza dimenticare stranieri come Klinger, Klimt, von Stuck, Beardsley, Burne-Jones, tutti suddivisi in una serie di sezioni quali il mito, l'allegoria, il paesaggio. Molto rilievo, ed è forse la parte più interessante dell’appuntamento, è dato dai curatori alle arti applicate, con sezioni specifiche dedicate alla grafica, all'illustrazione, ai manifesti pubblicitari e alle infinite manifestazioni dell'architettura e delle arti applicate. Così lungo il percorso si incontrano i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto, le ceramiche di Chini, Baccarini, Cambellotti, Spertini, Calzi, i manifesti di Dudovich, Hohenstein, Boccioni, Terzi, Mataloni, Palanti, i mobili di Zen, Issel, Basile, Bugatti, Fontana, i vestiti di Eleonora Duse, i merletti di Aemilia Ars e gli arazzi di Zecchin. Stefano Luppi

© Riproduzione riservata