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Fondazioni d’impresa: un rapporto complesso tra promozione dell’arte e contributo ai risultati aziendali

  • Pubblicato il: 16/03/2018 - 08:00
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Chiara Paolino

Come la promozione dell’arte attraverso una fondazione si sposa con l’opportunità per l’impresa di agire in modo più ampio ed efficace  il proprio ruolo sociale? Nella ricerca che l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha condotto sulle collezioni di impresa grazie al sostegno di AXA Art e Banca Intesa Sanpaolo, il ruolo delle Fondazioni ha un peso significativo che finora non è stato analizzato. Chiara Paolino, curatrice della ricerca, sintetizza alcuni dati, per una prima riflessione, presentando il caso della Fondazione Lungarotti. Quali le differenze rispetto alle attività culturali gestite direttamente dalle imprese?


Nella ricerca che l’Università Cattolica del Sacro Cuore ha condotto sulle collezioni di impresa grazie al sostegno di AXA Art e Banca Intesa Sanpaolo, il ruolo delle fondazioni ha un peso significativo che finora non è stato analizzato. Di seguito in particolare, si sintetizzano alcuni dati dalla ricerca utili per comprendere possibili differenze strategiche e organizzative delle iniziative legate all’arte gestite attraverso Fondazioni d’impresa, rispetto a quelle gestite direttamente all’interno dei confini dell’azienda.

Nel campione della ricerca, che ha analizzato 160 collezioni, il 38% delle Fondazioni gestiscono  la collezione aziendale (ma la cui promozione non è sempre l’unico fine). Tali realtà, rispetto al totale del campione d’indagine, hanno  più spesso un team dedicato all’arte (26% contro il 24% del campione considerato). Tuttavia, per le altre dimensioni analizzate, l’assetto organizzativo con cui la collezione e le iniziative sono gestite all’interno di Fondazioni si avvicinano molto a quelle del resto del campione, con personale che, quando svolge anche altre attività per la Fondazione (57% dei rispondenti tra le Fondazioni), si occupa sostanzialmente di Marketing e Comunicazione (88% dei rispondenti tra le Fondazioni) e ha un profilo più prevalentemente umanistico.

I dati rispetto ai quali le Fondazioni sembrano discostarsi di più rispetto al resto del campione riguardano, forse come ci possiamo aspettare, il mindset con cui l’arte e le iniziative artistiche sono gestite all’interno delle Fondazioni è meno orientato a una visione economica (2.8 in media su una scala di accordo da 1 a 4) rispetto alle imprese e più come uno strumento  utile a costruire un miglior clima lavorativo (2.97 in media contro 2.1 nel campione). La passione del fondatore dell’impresa, all’interno dei confini ’più consapevoli’ della Fondazione si orienta prevalentemente all’ambiente di lavoro.  Inoltre, dai quesiti connessi ai benefici dell’investimento in arte possono per l’impresa, le dimensioni valutate meglio dalle Fondazioni sono state: la capacità di reagire ai cambiamenti (2.91 su 4);  di soddisfare i bisogni dei clienti (2.88 in media su 4); di rispondere in modo innovativo ai momenti di crisi (2.77 in media su 4). Per quanto questi valori medi non siano elevatissimi, dimostrano una certa propensione delle Fondazioni a focalizzare il contributo alle dimensioni di orientamento al cliente, di open mind, di cultura d’impresa.

Alla prova dei fatti, è necessario tuttavia anche sottolineare che tra questa intenzione dichiarata delle Fondazioni di vedere l’arte come un investimento integrato alla vita di impresa e la sua realizzazione c’è ancora un gap da colmare.  Quali  benefici per il risultato di impresa hanno effettivamente prodotto le Fondazioni che hanno risposto?  In termini di reputazione, di impatto sul modo di lavorare delle persone e di performance generale d’impresa, le Fondazioni esprimono un grado di accordo inferiore a quello della parte di campione ‘eccellente’ (2.12 contro 3.2, in media per gli effetti sulla reputazione di impresa; 2.3 contro 2.7 in media per gli impatti sul modo di lavorare; 2.6 contro 3.1 in media per gli impatti sulla performance in generale).  E’ come se ci fosse una sorta di discostamento tra intenzione e comportamento agito, come se osservassero con meno sicurezza il reale apporto  positivo dell’investimento in arte per il posizionamento d’impresa.

Quest’integrazione è un argomento cruciale da indagare per l’evoluzione degli investimenti.
Lucia Tremonte, responsabile delle attività della Fondazione Lungarotti di Torgiano (PG), testimonia  il legame di integrazione con il risultato  d’impresa, strettamente connesso al valore del territorio, attraverso la strategia messa in atto dalla realtà “La Fondazione e i Musei d’impresa costituiscono l’anima culturale del nostro Gruppo, azienda vitivinicola fondato sul finire degli anni ’50 da Giorgio Lungarotti, antesignano di un articolato percorso enoturistico declinato dal trinomio vino-cultura-ospitalità. Il progetto nasce come un investimento culturale di promozione aziendale, divenuto attrazione turistica che negli anni di ininterrotti studi e ricerche si è espresso attraverso la produzione di mostre, convegni, conferenze, pubblicazioni, collaborazioni a manifestazioni internazionali, in sinergia con il territorio e con altre realtà pubbliche e private”. In particolare, quando si guarda all’impatto della Fondazione sulla vita del territorio e sulla sua capacità di attrazione, è importante fare riferimento ai musei, da essa gestiti, il MUVIT Museo del Vino e il MOO Museo dell’Olivo e dell’OlioCon le loro collezioni archeologiche, artistiche e tecniche i musei contribuiscono alla conoscenza di due prodotti simbolo della civiltà mediterranea allo scopo di trasmetterne il portato culturale e diffondere un’educazione al bere consapevole e a una corretta alimentazione”. La Fondazione Lungarotti è uno degli esempi di integrazione tra identità locale e imprenditoriale, fonte di posizionamento internazionale.
 
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