Italia Non Profit - Ti guida nel Terzo Settore

Fondazioni bancarie. Sono cambiate le regole del gioco

  • Pubblicato il: 18/07/2016 - 14:00
Autore/i: 
Rubrica: 
OPINIONI E CONVERSAZIONI
Articolo a cura di: 
Catterina Seia

Un biennio di grandi cambiamenti per le 88 Fondazioni di origine bancaria, le corazzate filantropiche del nostro paese che pesano 937 milioni di euro come erogazioni di sistema (bilanci 2015), nonostante alcune, collegate alle crisi delle banche locali si siano eclissate. Nuovi indirizzi programmatici e modalità di intervento che vanno nel cuore delle nuove sfide sociali, “con processi sempre più strutturati nell’ascolto dei bisogni, nelle azioni e processi di valutazione e monitoraggio”. Ricambio dei vertici, alcuni dei quali erano al timone dalla costituzione del 1992. E’ uno degli effetti del processo di autoregolamentazione elaborato a livello Acri, l’associazione che le rappresenta, prima con la Carta delle Fondazioni e a seguire con il protocollo d’intesa siglato con il MEF. Quale lo scenario e le prospettive nell’era delle tempeste finanziarie? Ci confrontiamo, come ogni anno, con Giorgio Righetti, direttore generale di Acri

Partiamo dal 2015. Un anno particolarmente intenso , sul piano delle attività. Interventi strategici di sistema che stanno cambiando le regole del gioco.
Quattro grandi eventi lo hanno caratterizzato. Il protocollo d’intesa ACRI -MEF, punto di arrivo di un lungo percorso che abbiamo svolto anche con un passaggio intermedio, il codice di autoregolamentazione “Carta delle Fondazioni”. Segnano a mio avviso l’inizio di un nuovo percorso che porterà al maggiore dispiegamento del potenziale delle Fondazioni.
A Lucca si è tenuto il Congresso triennale che ha svolto una funzione particolarmente importante perché nella mozione finale ha identificato alcuni dei principali percorsi programmatici: la conferma del sostegno alla Fondazione con il Sud, la priorità d’intervento in campo sociale, nel welfare e a questo proposito la costituzione del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. Si tratta di un passaggio di straordinaria importanza inserito nel patto di stabilità che sancisce il riconoscimento delle Fondazioni da parte delle istituzioni come partner per l'intervento nel campo sociale e non solo per le risorse che investono, ma per le competenze nel processo di intervento che mettono in campo. Il protocollo firmato da ACRI per conto delle Fondazioni, con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il MEF e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, assegna ai nostri enti un ruolo molto chiaro: nel comitato strategico che gestirà i fondi abbiamo fortemente voluto con il Governo anche il Terzo Settore- e abbiamo indicato come soggetto attuatore che realizzerà i bandi e l'attività di monitoraggio e valutazione la Fondazione con il Sud.
Abbiamo inoltre completato il processo di ri-organizzazione di Acri, partito a fine dicembre 2014 e concretizzato l'8 giugno 2016. Come Associazione abbiamo pensato che fosse importante fare due tipi di ragionamenti: il primo, identificare criteri più stringenti di ammissibilità e permanenza in Acri, con l'obiettivo di indurre, insieme al Protocollo, comportamenti sempre più virtuosi. Nell’aprile 2015 è stato approvato un set di condizioni per essere associati ad Acri, tra i quali la piena adesione al protocollo Acri-MEF e la Carta delle Fondazioni. Il secondo prodotto è la revisione della governance, che nasce dall'esigenza di rendere più partecipato e più intenso il coinvolgimento dei territori di appartenenza delle Fondazioni, affinchè partecipino in modo ancora più attivo al processo di formazione degli organi. Acri ha un'impostazione federativa, con le consulte regionali o territoriali. La revisione statutaria di febbraio ha modificato in tal senso il processo di formazione degli organi, e ha dato luogo al nuovo Consiglio nominato nell’Assemblea dell’8 giugno scorso, mentre il prossimo il 30 giugno vi sarà l'elezione dei membri del Comitato Esecutivo, sempre mediante il coinvolgimento dalle aree geografiche.

Parlando di numeri. Quali sono stati i risultati di sistema nel 2015, esercizio a cui si riferiscono gli ultimi bilanci approvati nel 2016?
Entro luglio pubblicheremo sul sito Acri il Rapporto annuale, che riguarda i bilanci 2015.
Il 2015 sul piano dei risultati evidenzia aspetti positivi e qualche criticità. L’elemento sicuramente positivo è che le erogazioni, per il secondo anno consecutivo dall’inizio della crisi, anziché ridursi, aumentano con un +2,7% , attestandosi a 937 milioni di euro. Nel 2014 erano 911 e il precedente 885.
La criticità ha una spiegazione molto chiara: l’avanzo di esercizio complessivo si riduce, in parte per effetto del negativo andamento dei mercati finanziari verificatosi nella seconda metà del 2015, ma soprattutto per effetto del risultato di una Fondazione che aveva registrato nel 2014 una plusvalenza a seguito di una operazione straordinaria, ovviamente non ripetibile nel 2015. Al netto della variazione del risultato di questa Fondazione, la riduzione dei proventi finanziari è pari al 7,9%. Sicuramente un dato negativo, ma lo stato della situazione economica e finanziaria mondiale è sotto gli occhi di tutti.
Cionostante, grazie all'utilizzo delle risorse accantonate negli anni nei fondi di stabilizzazione, le erogazioni sono state incrementate.

Quali le prospettive per le strategie di erogazione?
Non si può procedere che nel segno di una continuità di un percorso importante che le Fondazioni hanno avviato, leggibile nei bilanci di missione trasparentemente pubblicati. Gli anglosassoni la chiamano filantropia strategica. Non amo questa terminologia, che mi sembra rifletta l’ennesima moda. La strategia è uno strumento per perseguire degli obiettivi, per cui qualunque approccio è per definizione strategico, se coerente con gli obiettivi che si perseguono. Ma sorvolando sulla terminologia, è innegabile che la filantropia oggi parta da un processo più strutturato e robusto di programmazione, di ascolto dei bisogni, di implementazione di azioni e processi di valutazione e monitoraggio. Tutto ciò va nella direzione peraltro tracciata nel protocollo.
Il ventaglio delle modalità di intervento in mano alle Fondazioni, è ampissimo. L’importante è la capacità di selezionare gli strumenti in funzione degli obiettivi che si decide di perseguire. E questa capacità si va sempre più affinando.

Dalle erogazioni agli investimenti correlati alla missione che stanno crescendo di peso. Capitale paziente su grandi operazioni.
La rilevazione che stiamo concludendo ora, ci dice che c’è stato un ulteriore incremento. Circa l’11% del patrimonio è investito in Mission Related Investment.

Questo significa che le Fondazioni scendono in campo con investimenti sociali, per i quali occorrono strutture e competenze, soprattutto uno sguardo molto lungo. Un passaggio di intervento da progetti a programmi, molti dei quali condotti direttamente.
Esatto. Ma aggiungo non solo sociali. La legge Ciampi identifica due obiettivi di missioni delle Fondazioni: l’utilità sociale e la promozione dello sviluppo economico. Gli investimenti che perseguono uno o entrambi di questi obiettivi sono pertanto Mission Related.

In quasi un quarto di secolo di vita le Fondazioni di origine bancaria hanno maturato una crescita delle competenze, della consapevolezza del loro ruolo. L’adozione di strumenti più sofisticati è forse la traduzione di una strategia che si è evoluta, con la volontà e la capacità di svolgere oggi un ruolo di attivatori sociali nei loro territori. Fatte salve alcune eccezioni.
Sta crescendo la consapevolezza dell'importanza del ruolo delle Fondazioni nei territori e quindi nell'identificazione delle modalità di intervento mirate, con modalità non solo erogative, ma di aggregazione dei diversi attori locali, identificazione di orientamenti, proposizione di processi innovativi. In sintesi, le cosiddette “erogazioni immateriali”.
Lo vediamo continuamente, dalle partnership, dai processi di collaborazione che sono in grado di attivare e di far maturare nei territori, dalla capacità di ascolto dei bisogni e di identificazione, mediante processi partecipativi, di soluzioni appropriate.

l Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile ne è un esempio.
Palesa il ruolo che le Fondazioni possono giocare a fianco dell'erogazione materiale. Avere al tavolo, con un ruolo paritetico, quattro soggetti designati dal Terzo Settore a mio avviso ha un valore immenso e traduce il senso del partenariato pubblico – privato che se non lo agiamo concretamente, nei fatti, rimane solo uno slogan.

Quali sono i soggetti del Terzo settore che parteciperanno al tavolo del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile?
I soggetti saranno designati dal Forum nazionale del Terzo Settore e rappresenteranno l’intero Terzo Settore. Inoltre, il fatto che il Governo abbia accettato di far scegliere a privati, nella fattispecie ad Acri, il soggetto attuatore del Fondo che sarà come detto la Fondazione con il Sud, è un elemento fiduciario che ha un valore immenso in un momento in cui la fiducia è messa a dura prova. E’ un elemento che non può passare inosservato come semplice processo negoziale, ma anzi, rafforza la stessa posizione delle istituzioni in un processo di dialogo con i privati. Se le Fondazioni sapranno valorizzare questo elemento immateriale, culturale, sarà di straordinaria importanza per le loro azioni.

Avete stretto partnership anche con altri soggetto come Assifero- l’Associazione delle Fondazioni di famiglia, di impresa e comunità, anche se la filantropia istituzionale italiana non può essere paragonata, come potenza di fuoco, alle Fondazioni di origine bancaria.
Sono entrambe importanti. La loro azione congiunta rafforza il ruolo dei corpi intermedi. E la collaborazione tra le due Associazioni si è molto intensificata anche grazie alle aperture reciproche e alla convergenza su tematiche e progettualità.

Molte Fondazioni di origine bancaria, preferiscono definirsi, “place based”, allontanandosi dalle origini di un sistema bancario oggi fragile, come se si trattasse di un peccato originale, anche se essere stati protagonisti di una grande riforma del sistema è un dato rilevante e storico nella filantropia internazionale.
Da accordo MEF e Fondazioni stanno alleggerendo la presenza delle banche conferitarie nei portafogli. Ma affrancarsi dalle origini mi sembra un ragionamento senza senso: ci sono e non si possono nascondere.

Una nota sulla crisi che ha interessato alcune Fondazioni.
E’ indubbio che la crisi abbia portato in evidenza un limite nella gestione del patrimonio che, se trovava spiegazione nella volontà di sostenere il ruolo delle banche locali nei territori di riferimento congiuntamente all’attività istituzionale propria delle Fondazioni, ha finito per coinvolgere quest’ultime nelle difficoltà che le suddette banche hanno attraversato. Il Protocollo Acri-Mef ha cercato proprio di scollegare il destino delle conferitarie da quello delle Fondazioni. Certo, la situazione di straordinaria instabilità dei mercati finanziari non aiuta assolutamente tale processo di diversificazione, che comunque le Fondazioni hanno condiviso in pieno firmando il Protocollo.

Per effetto del Protocollo di autoregolamentazione che avete sottoscritto con il MEF, molti mandati sono arrivati al termine. Un cambiamento di vasta portata, considerando che molte hanno avuto gli stessi vertici per 20 anni.
Ritengo che oggi le Fondazioni siano istituzioni tali per cui il cambiamento al vertice di un presidente o degli organi sia da considerarsi un passaggio naturale. Nel protocollo MEF indichiamo per la governance un limite di quattro anni per i Presidenti e i Consigli di Amministrazione, per due mandati al massimo.

Il protocollo MEF prevede anche un equilibrio di genere. Come sta andando sul fronte dei rinnovi?
Il protocollo e tutti gli statuti prevedono attenzione al genere. La presenza femminile ai vertici è sicuramente aumentata, anche se ci sono ancora difficoltà d’accesso alle posizioni di comando in tutto il sistema paese. Ai vertici abbiamo donne a Macerata, Bra, Cento, Loreto, Prato, Rimini, Monte Bologna e Ravenna, Tercas, Pescarabruzzo, e tantissime altre donne ricoprono i ruoli di Vicepresidente, Segretario generale e Consigliere.
E’ oramai la qualità e la competenza a fare la differenza e a guidare le scelte nella definizione della governante delle istituzioni, siano esse pubbliche o private. Tra 20 anni, forse anche meno, guarderemo con un sorriso di simpatia a questi nostri dibattiti sulla rappresentanza di genere, perché sarà divenuto normale. La direzione è tracciata.

Articoli correlati:
Nuovo corso per le fondazioni
Aggredire la povertà educativa con la cultura?
Cambio di passo contro la povertà

© Riproduzione riservata