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Firouz Galdo: l'architettura è una soglia

  • Pubblicato il: 11/11/2011 - 09:05
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Guglielmo Gigliotti
Firouz Galdo

Roma. Firouz Galdo è l’architetto dell’arte, suoi i progetti per il Palazzo delle Esposizioni, per la sede romana di Gagosian, per la Fondazione Giuliani e per la Collezione Cerasi Barillari. È nato a Teheran «per sbaglio», dice lui, da genitori italiani, nel 1960. L’arte arriva prima dell’architettura, già a 14 anni, quando alla mostra «Contemporanea» conosce il curatore, Achille Bonito Oliva. La sua architettura si alimenta di suggestioni provenienti dal teatro, dalla letteratura e, neanche a dirlo, dall’arte. «Borges, Calvino, Bob Wilson, sono i miei veri maestri, e poi la capacità degli artisti di tutti i tempi di spalancare lo sguardo su nuove prospettive, di modificare l’asse».
Da Gagosian regna il segno forte dell’ellisse dell’ambiente. «È un omaggio a Roma. È l’ellisse del Colosseo, di piazza del Campidoglio, di piazza San Pietro, del Borromini al San Carlino. Le ampie curve delle pareti permettono una visione totale delle opere che sono affisse, con un abbraccio unitario che asseconda, per di più, la curvatura naturale della cornea: la nostra visione è sempre parabolica».
Al Palazzo delle Esposizioni è intervenuto sulla fruizione degli spazi espositivi di Dardi, riuscirebbe a fare lo stesso su quelli di Zaha Hadid al MaXXI? «Il MaXXI è intoccabile perché chiuso in se stesso, è un meraviglioso oggetto urbano, ma è privo di pause, iati e soglie».
Prossimi progetti? «Un libro proprio sulle soglie. La soglia è un luogo fondamentale dell’architettura, è
il cuore pulsante degli spazi, perché li mette in connessione in una catena di flussi. Ogni volta che varchiamo una soglia si modifica qualcosa dentro di noi. Sul tema sto anche realizzando degli oggetti metaforici, archetipi in forma tridimensionale, sorta di sculture per riflettere e forse per sognare».
Il segreto dell’architettura? «Il saper togliere». Come una soglia, che è la sottrazione di un confine.


da Il Giornale dell'Arte numero 314, novembre 2011