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Firenze accoglie i capolavori di Ferrara

  • Pubblicato il: 29/03/2013 - 10:05
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi
Giovanni Boldini La signora in rosa  1916 olio su tela Ferrara

Firenze. Al di là dell’esposizione di una serie di capolavori tra Palazzo Pitti e Villa Bardini della Fondazione Parchi Monumentali  Bardini Peyron dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze sino al 19 maggio, la rassegna «Da Boldini a De Pisis. Firenze accoglie i capolavori di Ferrara» ha un altro importante merito. Quello di permettere ai visitatori e ai cittadini di non «lasciarsi andare» e di ripartire anche attraverso l’arte dopo un devastante terremoto come quello che nel maggio del 2012 ha colpito le province di Ferrara e Modena. La mostra voluta dall’Ente Cassa fiorentino si riferisce proprio a ciò: vista l’inagibilità di Palazzo Massari di Ferrara a causa delle scosse sismiche e i conseguenti chiusura e disallestimento delle Gallerie comunali con il Museo dell’Ottocento, il Museo Giovanni Boldini e il Museo d’Arte moderna e contemporanea «Filippo de Pisis», oggi è possibile rivedere a Firenze molte di queste opere. Le curatrici Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi e Chiara Vorrasi dopo avere esposto alcuni dipinti nei mesi scorsi a Palazzo dei Diamanti ora, con la collaborazione di Simonella Condemi e Alessandra Griffo hanno realizzato l’appuntamento fiorentino nelle due sedi. «Abbiamo realizzato questa iniziativa, spiegano le curatrici, in virtù di quella solidarietà tra istituzioni che ha avuto la sua prima, immediata motivazione nella consapevolezza di quanto sia importante mantenere viva l’attenzione su quell’evento drammatico, ma che ha trovato anche ulteriori motivi di sintonia nelle corrispondenze tra le raccolte ferraresi e fiorentine e nei legami che alcuni artisti rappresentati in mostra intrecciarono con Firenze». A Villa Bardini sono 26 le opere esposte e documentano le collezioni ferraresi prendendo avvio dal Romanticismo storico di Gaetano Turchi, Massimiliano Lodi, Girolamo Domenichini e Giovanni Pagliarini seguito dagli autoritratti dei principali artisti locali, da Giuseppe Mentessi a Giovanni Boldini, per giungere al simbolismo di Gaetano Previati con un capolavoro qual è «Paolo e Francesca» (1909). Alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti si espongono invece 35 opere, tra dipinti e sculture: dal simbolismo letterario di Giovanni Muzzioli e Gaetano Previati, alle allegorie malinconiche nelle sculture di Angelo Conti ed Arrigo Minerbi, a «ritratti» di altre città di Giuseppe Mentessi e Alberto Pisa. Anche in questa sede sono esposti tre capolavori di Giovanni Boldini: due nature morte, «Un angolo della mensa del pittore», «Le mele calville», oltre a la «Marina a Venezia». A documentare il passaggio al futurismo è una tela di Arnoldo Bonzagni e un bronzo di Annibale Zucchini, mentre la corrente che perseguì la ripresa della tradizione classica, con evidenti riprese dai maestri rinascimentali ferraresi, è rappresentata dal «Ritratto della sorella» (1921) di Achille Funi. Lungo il percorso anche lavori di Mario Pozzati, Mario Sironi, Roberto Melli prima di una serie di lavori di Filippo De Pisis composta da nature morte, ritratti, vedute parigine, fiori. In parallelo a questa sezione novecentesca, la mostra propone una piccola ma significativa  selezione dai suoi depositi presentando al pubblico opere poco viste degli stessi autori presenti in mostra, ossia Boldini, Minerbi, De Pisis, Carrà  e Sironi. Tornando a Ferrara occorre ricordare in conclusione che la chiusura e il disallestimento delle Gallerie  rappresentano il capitolo più recente e doloroso di una storia che ha avuto inizio nel 1836, con la fondazione della Pinacoteca Civica. Questa istituzione, ospitata dal 1842 a Palazzo dei Diamanti, riuniva inizialmente le raccolte d’arte antica e la quadreria moderna secondo un progetto di matrice illuminista e neoclassica. Con il Novecento la lenta apertura verso le novità introdotte dall’impressionismo e dal simbolismo favorisce l’ingresso nelle collezioni municipali ferraresi delle opere di artisti delle ultime generazioni, come Previati, Mentessi, Pisa e, in particolare, Boldini. Nel 1935, grazie al lascito della vedova, viene istituito infatti il primo nucleo del museo dedicato al celebrato ritrattista ferrarese. E’ stata in questi mesi avviata la progettazione del restauro di Palazzo Massari che permetterà la riapertura dei suoi musei ed è stata lanciata una campagna di raccolta fondi per sostenerne gli ingenti costi, che l’amministrazione comunale ferrarese è in grado di affrontare solo in parte. Per contribuire è possibile effettuare versamenti tramite bonifico bancario su c/c 37874, intestato a Fondazione Ferrara Arte presso CARIFE, IBAN IT 72 J 06155 13000 000000037874, causale «Riapertura di Palazzo Massari». Ogni informazione sul sito www.daboldiniadepisis.it.

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