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Da Genova, il Forum permanente dell’arte contemporanea. Un passo in avanti nelle riflessioni area Pubblico/Privato

  • Pubblicato il: 15/04/2016 - 12:30
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Neve Mazzoleni

Oltre 200 operatori dell’arte riuniti a Genova per portare avanti il dibattito e confronto sul sistema dell’arte contemporanea italiana, lanciato a Prato nello scorso autunno, in particolare sul rapporto fra settore Pubblico e Privato. 4 tavoli di lavoro ospitati nel museo di Villa Croce e restituiti in una plenaria all’Accademia Linguistica di Belle Arti
 
 
 
Genova. Secondo le coordinatrici dei quattro tavoli sull’area Pubblico/Privato, Ilaria Bonacossa, Francesca Colombo, Silvia Simoncelli, Antonella Crippa, il margine di dialogo fra settori trasversali attivi verso la Cultura è possibile e oramai sempre più concreto e attuale anche negli assetti stessi e nelle pratiche di gestione e promozione dell’arte contemporanea. Fabio Cavallucci, fra i promotori del Forum permamente dell’Arte Contemporanea, né è fermamente convinto, anche per il riscontro diretto di apertura al confronto del Ministro Franceschini.  L’aspettativa di questo movimento informale, a base volontaria, è quella di mettere a confronto gli operatori, per approfondire visioni e definire strumenti di intervento verso una più ampia riforma strutturale del sistema dell’arte contemporanea. Oltre 200 operatori e rappresentanti di tutta la filiera dell’arte (artisti, galleristi, curatori, direttori museali, giornalisti, collezionisti, promotori, comunicatori, legali, ricercatori…) riuniti da tutta Italia per proseguire quanto avviato a Prato. Gli atti dell’appuntamento autunnale sono on line e fruibili. Anche per Genova seguiranno. Nel frattempo riportiamo le sintesi delle quattro sessioni di lavoro, presentate nell’assemblea pubblica che ha visto il saluto anche dell’Assessore alla Cultura Carla Sibilla.
 
 
I nuovi modelli di governance per i musei d'arte contemporanea
Questo tavolo si è posto il quesito di quali modelli siano più efficaci per la gestione dei musei di arte contemporanea oggi,  per permettere loro di svilupparsi, promuoversi ed essere sostenibili. I due attori della scena sono il settore pubblico e privato che ormai giocano una partita alla pari, senza distinzione evidente di ruolo: infatti sempre più musei privati  ricevono fondi pubblici, e viceversa gli enti pubblici raccolgono quasi il 95% di fondi da istituzioni private (è il caso del PAC di Milano). Oppure cariche istituzionali pubbliche, come il Sindaco di Torino, siedono in enti di iniziativa privata come il CdA di Camera, Centro Italiano per la Fotografia. Come regolarmentare queste realtà complesse con un modello di governance preciso è quindi un processo che necessariamente segue passo a passo l’evoluzione stessa della singola istituzione culturale. Questo ecclettismo non permette di individuare formule gestionali precise, ma piuttiosto dinamiche e flessibili.  L’attuale tendenza che vede i musei trasformarsi sempre più da luogo elitario di consumo culturale, a un luogo di entarteinment sofisticato, va corretta. Le mostre  evento che fanno “cassetta” arricchiscono solo gli organizzatori, che spesso sono solo service, ma non agiscono in sinergia con i territori.   Per i partecipanti al tavolo, la missione prevalente dei musei di arte contemporanea rimane  quella di interlocutore del territorio,  luogo di scambio, collettore sociale in un contesto sempre più multi-culturale e auspicabilmente catalizzatore per l’innovazione culturale.
Per permettere tutto questo, va garantita la continuità dell’operato ai musei, preservandola da avvicendamenti politici nel settore pubblico o dal solo sostegno filantropico dei privati. Ci vuole equilibrio. Ne emerge una provocazione: i privati che investono in cultura dovrebbero porre una clausola nei contratti di sponsorizzazione, chiedendo di garantire la continuità di staff, la programmazione, il supporto finanziario in cambio del proprio impegno economico.  Per ovviare all’assenza di fondi, si propongono sempre più sinergie di rete, ma nonostante l’Associazione AMACI, rimane molto da costruire.  Pratiche virtuose come lo scambio di mostre per efficientare e diminuire costi, ancora non è praticata, così come la capitalizzazione dei contenuti.
 
 
Arte contemporanea, sponsoring e comunicazione
Il secondo tavolo ha introdotto una riflessione sulla comunicazione del sistema dell’arte contemporanea, sentita come veicolo strategico di costruzione di valore. La necessità di valorizzare la cultura implica la capacità di mediare fra i pubblici e di individuare gli interlocutori sensibili. Saper dialogare con soggetti con diversi livelli istituzionali e appartenenze implica doversi preparare, acquisire nuovi linguaggi e specializzarsi: il fundraiser ad esempio è una professionalità molto specifica che non si può improvvisare. La costruzioni di partnership, con  la conseguente rendicontazione, implicano vocabolari e tempi che vanno costruiti e condivisi. Anche l’artista dovrebbe cominciare a orientarsi su questi temi, importanti per dare continuità al suo lavoro, invece che chiudersi in forme di autoreferenzialità. Un altro tema importante è la relazione con i pubblici e la costruzione di una loro confidenza con l’arte contemporanea, linguaggio spesso troppo concettuale per la fruizione media.  In tale senso vanno costruite proposte formative e di educational, che possano avvicinare il pubblico alla comprensione delle pratiche artistiche, alla lettura dei contenuti che le opere esprimono, per coinvolgere una più ampia base di cittadinanza e non solo gli addetti ai lavori.
Spesso per promuovere l’Arte, si crea l’ evento invece che valorizzare il contenuto. Lavorare sui contenuti non significa svuotare di significato o banalizzare, piuttosto semplificare per avvicinare. Le considerazioni finali sono riferite alle difficoltà  degli operatori di capire come accedere alle erogazioni, opportunità, bandi su base meritocratica. Gli organi pubblici, come il MIBACT, dovrebbero lavorare su griglie di valutazione trasparenti, che restituiscano criteri misurabili per l’ottenimento di sovvenzioni. Questo stimola anche la capacità degli operatori di sapersi raccontare agli stakeholders attarverso lo storytelling, ma anche la propria misurazione.

 
Art Bonus e nuove fiscalità per l’arte contemporanea
Un tavolo tecnico che ha ricostruito lo scenario del sistema della fiscalità nell’arte in Italia, che patisce complessità tali da impedire la circolazione delle opere d’arte sul mercato, con la consegunte scarsa internazionalizzazione dei nostri artisti, dovuta a anche a tassazioni sfavorevoli sia per l’IVA di importazione, fissata al 10% contro quella di altri Paesi più bassa (es. UK 5%, Francia 5,5%, Germania7%); il suo abbattimento potrebbe stimolare l’arrivo di gallerie straniere su territorio italiano. Concetrandosi invece sul fronte degli incentivi e sgravi per collezionisti (privati o corporate) le misure attive sono ancora troppo ridotte, e non aiutano nel sostenere il sistema. In Francia ad esempio esiste la possibilità per i Privati di acquistare per conto dello Stato beni artistici di interesse nazionale, beneficiando di detrazioni importanti e di altissima visibilità. Un altro aspetto che penalizza il sistema italiano è l’IVA sulla produzione, fissata al 10%, mentre in Francia è al 5%.  L’Art Bonus ha prodotto i primi risultati in termini di coinvolgimento di partner privati, sebbene non preveda l’arte contemporanea come beneficiaria delle sue azioni. Le prossime revisioni della Legge potrebbero prevedere l’estensione delle detrazioni anche a coloro che donano denaro per il sostegno alla progettazione e produzione di arte contemporanea, senza limitarsi solo agli ambiti della conservazione e restauro del Patrimonio.  In analogia a quanto già previsto con l’Art Bonus per gli Enti lirici, dove le erogazioni agevolano l’elaborazione l’attuazione dei piani di risanamento, semplificano le procedure di collocamento del personale e consentono ulteriori risparmi di spese, premiano le fondazioni virtuose rafforanzdo con misure specifiche la loro l’autonomia. In Francia ad esempio l’1% del PIL è destinato alla “creazione”, che compare come parola chiave della strategia culturale nazionale.
 
 
Per una Agenzia dell'arte contemporanea
Il tavolo si è interrogato su un’idea di ente di promozione per l’arte contemporanea che attualmente non esiste, facendo un esercizio di immaginazione e progettazione. Diversi gli spunti messi in campo da modelli iternazionali, come Pro Helvetia in Svizzera, Arts Council in Uk, Mondriaan Fonds in Olanda. Un confronto di circa 20 profili di professionisti del settore che hanno condiviso una visione, nella quale l’Arte contemporanea rimane uno strumento di lettura dei contesti, un volano per l’inclusività e strumento di costruzione della cittadinanza. L’Agenzia può essere sostenuta sia a livello Pubblico che Privato, come piattaforma di collaborazione e sinergia fra i due ambiti, sebbene di interesse pubblico. Deve promuovere l’arte italiana sia sui territori del nostro Paese che all’Estero, attraverso strumenti come residenze, scambi, premi, bandi. Lo sforzo del tavolo sarà quello di individuare un modello organizzativo per fare una proposta concreta al Ministro Franceschini.
 
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