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Cosa cercano gli investitori europei in ambito culturale? La parola a Juliane Schulze, Board Member di Media Deals

  • Pubblicato il: 18/05/2018 - 08:03
Autore/i: 
Rubrica: 
DOVE OSA L'INNOVAZIONE
Articolo a cura di: 
Cristina Casoli

Investire in cultura: cosa significa? Quanto contano i valori di un'organizzazione per chi desidera investire in un'impresa culturale? E in che modo un'impresa culturale può attrarre investimenti? In vista dell'ArtLab Investment Forum previsto ad ArtLab 18 Milano il 24 e 25 maggio, ecco il punto di vista di Juliane Schulze, Board Member di Media Deals, società che mette gli investitori in contatto con gli imprenditori culturali e creativi. Ecco un assaggio del workshop "Che cosa cercano gli investitori" che si svolgerà a BASE Milano il 24 maggio.


Con un fatturato di 2250 milioni di dollari, le industrie culturali e creative rappresentano il 3% del PIL mondiale, dando lavoro a 30 milioni di persone. Ma cosa cercano gli investitori italiani ed europei quando si tratta di investire in questo mercato? Se ne parlerà ad ArtLab 18 Milano il 24 e 25 maggio nel corso del secondo "ArtLab Investment Forum". E sarà Juliane Schulze, Board Member di Media Deals a spiegare in un workshop cosa possono fare le startup collegate al mondo culturale per attrarli. Abbiamo sentito Juliane e, in vista del Forum di Milano, le abbiamo posto alcune domande.
 
Investire in cultura: cosa cercano gli investitori in ambito culturale?
Questo dipende molto dal tipo di investitore: sta valutando le diverse opportunità dal punto di vista aziendale o è interessato soprattutto all'impatto che l'investimento può avere? Le imprese culturali spesso seguono un forte insieme di valori e una particolare missione, ad esempio possono avere come fine il cambiamento sociale, artistico, educativo o politico. Molti investitori condividono questi valori e vogliono sostenere l'impatto che un'impresa può avere sulla società. Ciò non significa necessariamente che l'investimento capace di generare un impatto sociale sia l'unico tipo di investimento che le aziende culturali possono cercare. È piuttosto una forma mentis: gli imprenditori culturali devono identificare negli investitori un impegno, un legame di senso che condividono.
Per entrare in contatto con un investitore che condivida lo stesso sistema di valori, dobbiamo essere molto chiari sull'USP (Unique Selling Proposition) dell'impresa, cosa vuole raggiungere, cosa la contraddistingue e perché è migliore? Perché un investitore dovrebbe scegliere di collaborare con questa impresa anziché con un'altra? Quali sono gli obiettivi e in che modo vengono perseguiti? Il team può realizzarli e li realizzerà? Queste domande non sono troppo diverse da quelle che caratterizzano un'opportunità di investimento tecnologico. La storia che l'impresa racconta deve avere senso, i conti devono tornare e il team deve essere al top.
 
Quali sono le difficoltà che le imprese culturali hanno nel cercare investimenti?
Abbiamo tutti ricevuto un invito a partecipare a una campagna di crowdfunding, giusto? E ci siamo chiesti perché sostenere un determinato progetto, cosa rappresenti e perché dovrebbe essere importante per noi? Se non riusciamo a rispondere facilmente a queste domande - perché l'organizzazione non ha raccontato con chiarezza le proprie motivazioni e non ha espresso come mai il progetto meriti la nostra attenzione e il nostro sostegno - stiamo affrontando la prima difficoltà che le organizzazioni culturali devono affrontare quando cercano di attirare investimenti: una mancanza di precisione e chiarezza nel far capire perché fanno ciò che fanno e perché sono superiori nel farlo. Un "self-made problem", per così dire. Spesso le imprese hanno difficoltà a comprendere il punto di vista degli investitori e per questo non riescono a esprimere gli specifici benefici offerti agli investitori.
Il secondo problema è strettamente collegato al primo: se i finanziatori non comprendono bene quali asset un'organizzazione culturale ha, quale modello di business segue e quale ritorno sull'investimento si prefigge (che include a mio avviso l'impatto che crea, i valori che promuove, ecc.), gli investitori concludono che l'ambito culturale è caotico, che non è business, non è scalabile, pertanto non rappresenta un obiettivo di investimento. La conseguenza è che continuiamo a confermare un'idea sbagliata. Alla fine, entrambi i mondi si evitano e stentano a trovare un terreno comune di scambio. In altre parole, dobbiamo raccontare le storie delle organizzazioni culturali in una lingua che i finanziatori possano comprendere; dobbiamo rendere facilmente accessibili e tangibili le enormi competenze delle istituzioni culturali facendo capire in che modo creano valore aggiunto.
 
Qual è il tuo ruolo? Quali metodi utilizzi per aiutare le imprese e i progetti culturali a emergere sul mercato
Quando lavoro con una organizzazione culturale, sia che si tratti di una "one-man-band" o di una istituzione più grande, cerco innanzitutto di capire che cosa la spinge ad agire, quali sono i valori a cui si ispira. La creazione di una proposta imprenditoriale avvincente inizia proprio lì. Seguire Lean Canvas è quindi spesso molto utile in quanto può aiutare a mettere in luce le potenzialità del business che altri strumenti di pianificazione dedicati al no-profit possono trascurare. Più un'organizzazione saprà connettersi a un bisogno ancora da soddisfare; meglio si indirezzerà alle ultime tendenze del mercato o colmerà determinate lacune; più si avvicinerà a comunicare con i suoi clienti target; più dati sarà in grado di raccogliere in tali processi, maggiore è la probabilità di sopravvivere, di crescere , per sviluppare una visibilità essenziale, per diventare e rimanere un attore nel campo culturale. Come in qualsiasi altra istituzione, questi processi dovrebbero essere pianificati strategicamente ed essere espressi in modo tale che i sostenitori, i partner, i finanziatori e gli investitori possano capirli. Il nostro lavoro è assistere le organizzazioni in questa vitale fase di pianificazione, guidandole verso la presentazione agli investitori pubblici e privati ​​al fine di attirare finanziamenti. Media Deals supporta le organizzazioni nell'ottenere investimenti e organizza forum di investimento per oltre 60 investitori pan-Europei mettendoli in contatto con gli imprenditori culturali e creativi.
 
Ad Artlab 18 Milano si terrà l'ArtLab Investment Forum: 10 startup si presenteranno a una selezione di investitori attraverso dei pitch. In che modo sono state selezionate le imprese? In soli 5 minuti è possibile raccontare l’universo e la complessità di un progetto culturale?
ArtLab 18 ha lanciato una call rivolta alle imprese culturali. Una giuria internazionale composta da Damiano Aliprandi e Simona Martini (Fondazione Fitzcarraldo), Bart Ashmann (Clicknl), Bernd Fesel (ECBN), Caroline Norbury (Creative England) e Thierry Baujard e io (Media Deals) ha esaminato e selezionato queste candidature in base ai seguenti criteri:
 
• i partecipanti devono essere attivi nel settore culturale e creativo come entità giuridica e con sede in un paese dell'UE
• hanno già un'offerta commerciale o un prototipo in atto
• hanno testato l'offerta con alcuni clienti
• hanno un team di gestione esperto
• il loro prodotto / servizio mostra potenziale di scalabilità
• la valutazione pre-money della società è idealmente inferiore a 2 milioni di Euro.
 
Nel mondo delle presentazioni di startup tecnologiche quello del pitch di business di 5 minuti è un formato ben consolidato che può anche durare solo 30 secondi. I 5 minuti rappresentano un buon compromesso per gli investitori e gli imprenditori perché nessuno perde tempo. Se gli investitori non sono interessati all'impresa, hanno perso solo 5 minuti. Se sono interessati, seguono gli imprenditori e approfondiscono le opportunità di investimento. Difficile da padroneggiare? Sì, è estremamente difficile riassumere qualcosa che risulta originale per il mercato in un periodo così breve. Gli investitori sanno molto bene quanto sia difficile, visto che molti di loro si sono trovati nella stessa posizione nelle loro precedenti carriere di imprenditori. Il punto è che se siamo in grado di spiegare precisamente in 5 minuti cosa facciamo di meglio e di diverso, perché il mercato vuole ciò che facciamo e perché le persone dovrebbero affidare a noi il loro investimento, dimostriamo di aver fatto i nostri compiti. Ci presentiamo come partner competenti e affidabili che hanno argomentazioni convincenti e ben studiate.
 
Ultima domanda: tre caratteristiche irrinunciabili che un’impresa culturale deve avere per stare sul mercato?
1. Come qualsiasi altra azienda, le organizzazioni culturali dovrebbero rimanere curiose e aperte agli esperimenti (AI, VR, AR, ecc.). Porre domande stimolanti e seguire un approccio bottom-up, secondo me, può aiutare a rimanere rilevanti in un mondo in rapido cambiamento e sempre più digitale.
2. Le organizzazioni culturali devono capire i loro potenziali clienti e target. Costruire le proprie attività in base a specifiche esigenze, al servizio dei clienti - che può anche significare sorprendere i propri clienti - consente loro di sentire il polso della società e  svolgere un ruolo importante nella loro comunità.
3. Le organizzazioni culturali dovrebbero abbracciare il pensiero imprenditoriale, adottandone mentalità e modo di bilanciare rischi e guadagni - e non intendo solo i rischi e i guadagni economici. Gli imprenditori di successo sono spesso profondamente attaccati a un forte insieme di valori e i loro processi decisionali riflettono queste convinzioni. Ciò attrae partner, alleati, donatori e, ultimo ma non meno importante, investitori.
 
 
 
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