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Corpi statuari

  • Pubblicato il: 15/02/2014 - 10:59
Autore/i: 
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
Ada Masoero
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Martigny (Svizzera). Dal 21 febbraio al 9 giugno la Fondation Pierre Gianadda presenta la mostra «La bellezza del corpo nell’antica Grecia», curata da Ian Jenkins, che vi ha riunito una scelta delle raccolte di archeologia classica del British Museum, l’istituzione di Londra che, sebbene sia ricca di 7 milioni di reperti provenienti dal mondo intero, è celebre soprattutto per le 24 sale delle antichità greco-romane.
È stato proprio il museo londinese a voler presentare la mostra in questa città alpestre, piccola ma dalla storia nobile e antica, capitale come fu del Vallese romano con il nome di Forum Claudii Vallensium (prima ancora era la gallica Octodurum): l’edificio stesso della fondazione (istituita nel 1978 da Leonard Gianadda in memoria del fratello), che da tempo ha acquisito una fama internazionale grazie alle sue mostre, racchiude in sé i resti di un tempietto gallo-romano, oltre ad alcune sculture fra le quali la possente testa bronzea del «Toro tricorne». A esse si sono aggiunti nel 2011 i due preziosi marmi scoperti a Martigny nel cantiere di una nuova strada: due torsi virili («Ercole» e «Apollo Citaredo») di epoca giulio-claudia provenienti dal Mediterraneo orientale, mutilati alla fine del periodo romano. Entrambi sono in mostra insieme a una piccola replica in marmo dell’«Afrodite di Cnido» di Prassitele, trovata anch’essa a Martigny nel 1939. Il cuore della rassegna è però rappresentato dalle sculture del British Museum, in cui si evidenzia la bellezza del corpo maschile e femminile nella statuaria classica attraverso temi diversi: lo sport, la nascita, il matrimonio, l’amore, il desiderio, la morte. Ecco allora gli atleti, con una replica romana in marmo del «Discobolo» di Mirone (II secolo a.C., da un originale bronzeo del V secolo a.C.) e quella, del 50 d.C., del «Diadùmenos», trovata in Provenza nel 1862; ma ecco anche una donna atleta, in una statuetta bronzea del VI secolo a.C., forse spartana, e una gentildonna greca (terracotta, 300-200 a.C.) elegantemente abbigliata e con un ampio cappello. C’è poi il corpo divino, con il possente «Zeus» romano in bronzo del I-II secolo d.C. e c’è il corpo trafitto dall’amore, incarnato da «Eros che tende il suo arco», copia da un originale forse di Lisippo. Senza dimenticare il sesso, qui alluso dalla terracotta del II secolo a.C. raffigurante un attore comico nelle vesti del tenutario di un bordello.

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