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Conoscere per partecipare

  • Pubblicato il: 31/03/2014 - 11:08
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Articolo a cura di: 
Milena Zanotti

Gazzada (VA). Le fondazioni erogative, queste sconosciute. A cominciare dalla difficoltà a reperirne informazioni, dato che in molti casi non vi è neppure un sito internet di riferimento. E allora, come accedere alla possibilità di ottenere dei finanziamenti,come muoversi in questo universo composito e molte volte «criptico»? E’ stato questo il tema di un simposio promosso a Villa Cagnola, a cui hanno partecipato un centinaio di partecipanti, molti dei quali mecenati e imprenditori di respiro europeo.

All’incontro moderato da Valeria Villa, storica dell’arte specializzata in conservazione e restauro, sono intervenuti Elisa Bortoluzzi Dubach, docente universitario, consulente di relazioni pubbliche, sponsorizzazioni e fondazioni ed uno dei maggiori esperti di filantropia femminile a livello europeo, Gilda Ripamonti Aletti Montano, docente all’Università dell’Insubria e mecenate, Alessandro Rubini, responsabile progetti «Distretti culturali» e «iC-innovazione culturale» di Fondazione Cariplo, Gabriella Croci, Dottore commercialista e Revisore Contabile.
Un vivace dibattito ha messo a confronto esperienze vissute, criteri e metodologie per approcciare nuove possibilità di collaborazione e fornire un supporto concreto a chi vuole intraprendere un percorso di cooperazione con le fondazioni.
Elisa Bortoluzzi Dubach ha fornito una vasta panoramica di best practice provenienti dal contesto europeo oltre che italiano e illustrato alcuni numeri che riguardano questo mercato.
Ai tagli trasversali degli investimenti pubblici che hanno gambizzato il sistema culturale nel suo complesso, la filantropia di questi anni in crisi ha risposto con una voce nuova In questi anni di crisi a livello nazionale e internazionale, è visibile l’impegno di queste e altre fondazioni a mantenere lo stesso livello di erogazioni del passato, “Stiamo assistendo a dei grandi sforzi di apertura nei confronti dei richiedenti; le fondazioni si aprono a collaborazioni fra di loro a livello nazionale ed internazionale e stimolano iniziative che tendono a consorziare i richiedenti, ottimizzando in questo modo anche l’impatto sociale delle iniziative” ha affermato la dott.ssa Bortoluzzi .

La crescita del fenomeno europeo è impressionante: sono 110mila fondazioni di pubblica utilità che amministrano un patrimonio di 350 miliardi di euro e una distribuzione erogativa che arriva a 83 miliardi di euro (Commissione Europea, 2009). In questo contesto, le fondazioni svolgono un ruolo importante anche nella promozione del lavoro. Sulla base delle stime dello studio, oltre 1 milione di persone lavora presso le fondazioni europee, un dato che è suffragato dall’analisi dei numeri nei singoli paesi dell'Unione. L’Italia conta 6.220 fondazioni (Istat, 2011). Rispetto al censimento condotto nel 2001, il numero è più che raddoppiato (+102,1%) con un incremento consistente nel nord (+124%) e nel centro (+91%) del Paese, ma i numeri sono globalmente più contenuti a dimostrazione della necessità di un intervento politico per favorire gli investimenti filantropici. Il 24% di queste fondazioni eroga nel settore artistico e culturale, fra queste un soggetto di primaria importanza sono naturalmente le 88 fondazioni di origine bancaria.
Dati importanti, si diceva, anche alla luce del mutato contesto sociale degli ultimi anni, in un mondo sovrastimolato da informazioni, nel quale giocano un ruolo cardine le tecnologie, con nuove tematiche alla ribalta (quella ambientale, per esempio). Neltrend generale di rilancio della filantropia, dove si fa strada un concetto nuovo di economia, come la we – economy, l’economia partecipata che si rivolge alla collettività, il ruolo delle fondazioni è in evoluzione versonuove proposte sperimentali per il bene comune.
Come possono le istituzioni culturaliidentificare le fondazioni erogative alle quali rivolgersi? Intercettandole da più fonti: oltre che sulla nostra testata e al lavoro della stampa specializzata, le informazioni arrivano dalle associazioni di categoria (in Italia ACRI, ASSIFERO), i network internazionali (per esempio DAFNE (www.dafne-online.eu), a livello europeo). Lo step immediatamente successivo sarà valutare l’affinità del progetto con gli scopi della fondazione alla quale rivolgersi, alle sue strategie comunicative e al target – group. Solo dopo l’analisi va effettuata la richiesta contributiva, costruita prevalentemente in risposta a bandi. I progetti debbono essere accurati nell’esplicitazione degli obiettivi e deltarget, nella comunicazione, nelbudget(complessivo e specificato voce per voce in maniera equa e veritiera), di un piano di finanziamento che metta in evidenza anche le altre fonti, poiché è fondamentale che il piano di lavoro abbia una sua sostenibilità. A questo punto la nostra richiesta di finanziamento è sottoposta ad una valutazione(per Fondazione Cariplo la risposta arriva, mediamente, in una settimana!). I criteri sono, ancora una volta, nel merito della conformità rispetto agli intenti statutari, l’analisi del budgete la sua realistica commisurazione alle esigenze progettuali, ma soprattutto ed ancora una volta la qualità dell’idea e l’utilità sociale del progetto. Alessandro Rubini di Cariplo, ha sottolineato come nella valutazione delle proposte dei bandi ci si concentri soprattutto sulle strategie che le ispirano, tradotte in obiettivi che parlano di ricaduta sulla società civile e replicabilità del modello, per un impatto sistemico nelle future azioni. Anche una visione di discontinuità è componente rilevante, come si evince dal«Bando iC innovazione culturale», ormai alla sua seconda fase con 12 idee selezionate per il loro sviluppo imprenditoriale, totale investimento: 2 milioni di euro. La grande novità è il criterio sotteso, che mira all’inclusione, infatti si abilità l’accesso alle persone fisiche (non solo alle organizzazioni) e non si pongono limiti d’età e non si codificano le modalità (per esempio, con l’apertura ai collettivi di artisti). Altrettanto nuova è l’introduzione del bando senza scadenza, che consente massima libertà per la presentazione di piani di lavoro. Rubini si è soffermato anche sulle fasi operative di presentazione dei progetti: è necessario stilare l’abstract dell’idea (su quale tema vogliamo impegnarci) con un budgetorientativo. Importante sarà il momento di incontro con la fondazione, nel quale si verificheranno gli elementi di coerenza strategica e di «messa a processo» degli obiettivi.
Modello di business rigoroso, organizzazione, sostenibilità, valutazione degli impatti, sono le caratteristiche di base affinchè un progetto venga preso in considerazione.