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C’è tanto XXI secolo in Campania. “Ne vedremo delle belle”

  • Pubblicato il: 15/02/2017 - 13:43
Rubrica: 
FONDAZIONI E ARTE CONTEMPORANEA
Articolo a cura di: 
Anna Saba Didonato

Una conversazione con Pierpaolo Forte, dal 2011 Presidente della Fondazione Donnaregina - costituita nel 2004 dalla Campania con lo scopo di “istituire, promuovere e gestire musei, centri d’arte e di cultura nel territorio della Regione” – per fare un bilancio delle attività e dei risultati raggiunti del Madre, il Museo d’arte contemporanea Donnaregina. Andando ben oltre i numeri, peraltro molto soddisfacenti: i visitatori nel 2016 sono triplicati rispetto al 2012, raggiungendo quota 64.033, con un incremento annuo che si aggira intorno al 23% a partire dal 2013, insediamento dell’attuale direttore Andrea Viliani. Per il 2017, l’anno del contemporaneo quando apriranno, quasi contemporaneamente, Biennale a Venezia, Documenta a Atene e Kassel, Skulptur Projekte a Münster, la Fiera di Basilea, Napoli proverà a proporsi tra gli appuntamenti per i flussi dei visitatori dell’arte internazionale. Lavorando come centro di ricerca e “sul sistema”, anche con il patrimonio storico e sull’esperienza del visitatore. Progetti sfidanti e fortemente innovativi. “grandi autori italiani e internazionali che tutti i grandi musei del mondo vorrebbero esporre, renderemo la scena teatrale arte visiva (e viceversa), con un innovativa opera di messa in scena e di ricostruzione memoriale, affidata a Mario Martone; con la Sovrintendenza autonoma porteremo Pompei al Madre, sovvertendo l’approccio corrente che di norma immette il contemporaneo nell’archeologico, usando materiali inusuali e sorprendenti, proporremo un nuovo standard, in cui crediamo molto: un confronto aperto fra le epoche e le discipline che delineino la contemporaneità di trenta secoli di cultura mediterranea”
 

Interpretiamo i dati di accesso. Come li giudica?
Molto positivamente, per un verso, come uno sprone necessario, per un altro. Il numero dei visitatori per un luogo culturale è una misura non del suo successo o di altro particolare merito, ma dell’andamento della sua funzione essenziale, quella di procurare la più ampia, ma anche profonda e dunque efficace, esperienza dei prodotti culturali che possiede o propone. Non bisogna trattare questi dati come se si fosse in gara, non c’è l’olimpiade dei visitatori, e cedere alla dittatura dei numeri è un grave errore; il più ampio e largo pubblico è il vero, ultimo dovere di un Museo, soprattutto se pubblico, ma suppone un grande e delicato lavoro di qualità sulla ricerca, sulla sua portata di sperimentazione culturale, come di mediazione nelle modalità di visita, e di tanto altro. E’ una sfida importante, soprattutto per il contemporaneo.

Il Madre è un museo partecipato dalla Regione Campania, quindi regionale. Oltre ad Irpinia Madre Contemporanea e all’iniziativa con il Parco Archeologico di Paestum, quali sono le altre collaborazioni attivate su scala regionale?
Quelle che lei cita sono solo due iniziative tra moltissime altre. Il lavoro del Madre, che da quando ne sono presidente e Andrea Viliani ne è direttore, si è molto aperto al suo esterno, ha concorso ad un percorso di nascita e progressivo consolidamento di un vero e proprio sistema integrato regionale del contemporaneo, che comincia ad essere percepito non solo nel nostro territorio. Oggi già si profila un proto-distretto, fatto di luoghi culturali (penso al protocollo della “Via dei Musei” di Via Duomo, e alle collaborazioni con Capodimonte, Pompei e MANN), di centri di ricerca (siamo convenzionati e collaboriamo con tutti gli atenei campani e diverse istituzioni nazionali ed estere) e della rete rappresentata da galleristi, collezionisti, imprese, fondazioni e associazioni, con alcune delle quali produciamo i contenuti di “Progetto XXI”, ma anche i programmi per il pubblico che abbiamo intitolato Per formare il museo e, dal 2016, Museo sul territorio, ed il Matronato, il nostro meccanismo di patrocinio.
Tutti strumenti che hanno consentito collaborazioni con un incredibile numero di iniziative e soggetti, e mi pare di poter dire che, anche grazie a tutto ciò, la Campania si conferma come uno dei centri nevralgici più attivi e rilevanti nel nostro Paese, anche oltre l’ambito nazionale. Si deve ancora lavorare molto, lo sappiamo, è faticoso e i risultati sono di medio periodo, ma già se ne vedono, ed è approccio che intendiamo continuare.

Un approccio territoriale di più ampio respiro dovrebbe scaturire da “Strategia Cultura 2020”, in particolare dalle azioni “Itinerari del Contemporaneo e Confronti”. E’ di qualche settimana fa l’approvazione da parte della Giunta regionale di un finanziamento pari a 1 milione di euro, destinato a diversi eventi culturali e l’individuazione della Fondazione Donnaregina quale soggetto attuatore. Tra le attività in programma, la mostra “Picasso/Parade. Napoli 1917” presso il Museo Capodimonte e una serie di interventi interdisciplinari in collaborazione con il Parco archeologico di Pompei. Di cosa si tratta?
Forse non è un caso che la Regione Campania abbia articolato la propria strategia in quella forma, riservando al contemporaneo l’unico “itinerario” tematico, perché evidentemente ha rilevato la presenza di una struttura che vede proprio nel Madre un epicentro; e forse non è un caso che sia il primo fra gli itinerari ad essere attivato. Ci consentirà di intensificare e strutturare meglio il lavoro “distrettuale” cui accennavo, e di aspirare ad un vero e proprio nuovo assetto del tessuto culturale in Regione, con un ruolo del Madre ambizioso e decisivo: concorrere a rendere l’enorme patrimonio della Campania tutto contemporaneo, cioè attivo, energetico, utile per i bisogni sociali, politici ed economici del territorio, e rivolto al presente ed al futuro, abbandonandone una percezione da feticcio, quell’andamento da specchietto retrovisore che immiserisce, non accogliendone le molteplici potenzialità contemporanee, la grandezza e la ricchezza stesse di quel patrimonio.

Sono i primi passi verso la creazione di un sistema culturale regionale integrato?
Sono ulteriori passi verso un sistema, e speriamo che possa uscirne un messaggio per il Paese: rivediamo la nostra idea dei beni culturali, riportiamoli al centro e riattiviamoli, non pensiamo solo a conservarli come reliquari, sono parte essenziale della nostra energia identitaria, sono strumenti di innovazione e dinamica civile, politica, economica. E continuiamo a produrne e a metterli a fruizione collettiva.

Un’ulteriore apertura, in questo senso, è rintracciabile anche nelle future iniziative di “Progetto XXI”, che in base alla delibera regionale disporrà di un budget di 150mila euro per “lo sviluppo della piattaforma della Fondazione Donnaregina, al fine di consentire la collaborazione con soggetti operanti su tutto il territorio regionale”. Il prossimo evento, Provocazioni e corrispondenze. Franco Mello tra arti e design”, a cura di Giovanna Cassese, in collaborazione con la Fondazione Plart…
Sì, la programmazione contemplerà molte, rilevanti collaborazioni; il “Progetto XXI” sta sempre più diventando un traguardo per quegli organismi culturali privati che raggiungono livelli di qualità di proposta e di eccellenza metodologica e quindi di possibile riconoscimento pubblico, da meritare la collaborazione appunto con un’istituzione pubblica come il Madre. A breve aprirà la nuova sede della Fondazione Morra Greco, bellissima ma anche molto interessante sul piano produttivo; ha avviato il suo cammino di programmazione “secolare” l’Archivio Casa Morra; si è aperta la Fondazione Made in Cloister, e osserviamo con attenzione il lavoro di Quartiere Intelligente, Fondazione Casa del Contemporaneo a Salerno, Reggia di Caserta, Real Sito di Carditello, e altre operazioni. C’è tanto XXI Secolo in quel progetto, non solo nella denominazione.

Molte le collaborazioni, non ultima quella con l’Aeroporto Internazionale di Napoli.
La Società che lo gestisce ha una direzione ed uno staff intelligenti, esperti ed innovativi. E’ stato naturale parlarsi e trovare intese. Abbiamo solo cominciato a farlo, già intravediamo nuove possibilità sul piano della comunicazione e della attrattività internazionale del nostro territorio. Il Madre, ad esempio, sarà un punto di riferimento piuttosto stimolante nei prossimi mesi, quando apriranno, quasi contemporaneamente, la Biennale a Venezia, Documenta a Atene e Kassel, Skulptur Projekte a Münster, la Fiera di Basilea, e proveremo perciò a proporre anche l’opzione contemporanea di Napoli ai flussi di visitatori globali che si muoveranno verso questi grandi appuntamenti dell’arte internazionale. Ne vedremo delle belle….

Qualche anticipazione sulle iniziative future?
Siamo al lavoro su progetti molto impegnativi e sfidanti, che insieme articoleranno una programmazione molto ampia e diversificata: proporremo grandi autori italiani e internazionali che tutti i grandi musei del mondo vorrebbero esporre, renderemo la scena teatrale arte visiva (e viceversa), con un innovativa opera di messa in scena e di ricostruzione memoriale, affidata a Mario Martone; con la Sovrintendenza autonoma porteremo Pompei al Madre, sovvertendo l’approccio corrente che di norma immette il contemporaneo nell’archeologico: facendo il contrario, ed usando materiali inusuali e sorprendenti, proporremo un nuovo standard, in cui crediamo molto: un confronto aperto fra le epoche e le discipline che delineino la contemporaneità di trenta secoli di cultura mediterranea. E presenteremo a breve l’Atlante delle arti contemporanee a Napoli e in Campania, l’esito di tre anni di lavoro di ricerca da parte del Dipartimento di ricerca coordinato da Vincenzo Trione, la certificazione non solo del rilievo culturale del nostro territorio negli ultimi cinquanta anni, ma anche della vera natura del Madre: un Centro di ricerca a tutti gli effetti, che concorre alla conoscenza ed alla sua diffusione. Perché alla fine l’arte è anche questo, se ben trattata, una preziosa, indispensabile forma di conoscenza del mondo e della realtà che ci circonda.

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