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Brescia, la vocazione industriale va in tandem con la cultura

  • Pubblicato il: 15/04/2018 - 09:01
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI PER LA CULTURA
Articolo a cura di: 
Milena Zanotti

La mostra su Tiziano in S. Giulia, l’inaugurazione della rinnovata Pinacoteca Tosio-Martinengo – con la riapertura degli appartamenti di Paolina e Paolo Tosio all’Ateneo di Brescia-, sono le nuove tappe del progetto di rilancio della città, che parte da un nuovo presupposto rispetto alla stagione delle grandi mostre per cui Brescia è stata ricordata come contenitore: essere al servizio della collettività e nel contempo attrattore di cittadini temporanei, sempre più affascinati dal turismo esperienziale, che si allarga al lago d’Iseo, creare un tessuto di collaborazioni locali, portando a bordo imprese e Diocesi.


Pubblico folto alla preview della mostra dedicata a Tiziano e la pittura del Cinquecento tra Venezia e Brescia, curata da Francesco Frangi, aperta al pubblico dal 21 marzo sino all’ 1 luglio.  Una tappa fondamentale «in quanto compimento complessivo di una strategia strutturata di valorizzazione del patrimonio artistico che il Rinascimento bresciano ha lasciato in eredità alla città e che prende le mosse dalla riapertura della Pinacoteca Tosio Martinengo. Questa ha già registrato oltre 10mila visitatori in tre giorni e mezzo e ha dimostrato quanto la città tiene al proprio museo, chiuso per nove anni ed ora rinnovato”  ha affermato il direttore di Fondazione Brescia Musei, Luigi Di Corato,  presentando una “mostra epocale poiché colma un deficit, in primis la conoscenza delle relazioni intercorse tra Brescia e  Venezia, esposte a partire dalla prima sala e risolte con un ‘mix’ tra tecnologia, grafica e uno stile classico e sobrio,  a carattere nazionale”.  Molte le  collaborazioniCivita  si è aggiudicata la gara di concessione, ma il progetto ha attratto  sponsor  del calibro di UBI (che ha raccolto la chiamata per 400mila euro su un budget di mostra di un milione) e la Fondazione CAB,  Metal Work spa e Carlo Gnutti Group per “celebrare il ritorno di Tiziano che è stato a Brescia due volte negli anni 20 e 60 del ‘500, raccontare il suo  rapporto con la città, oltre che quello tra Venezia e Brescia, occasione per riportare molti capolavori disseminati per il mondo».
 
Brescia si presenta come “sistema”, come sottolinea il sindaco Emilio Del Bono  «riteniamo che la città abbia dei punti di forza straordinari, determinati dalle grandi eredità monumentali, ma anche delle opere presenti all’interno della città, di proprietà dei musei civici ed ecclesiastici. Abbiamo tessuto un lavoro finalizzato a realizzare la ricostruzione tra ciò che rimane stabilmente dentro la città e ciò che ha un’inevitabile fine temporale, come questa esposizione. Pensiamo che questa operazione che coinvolge Pinacoteca, mostra del Tiziano, riapertura della casa Tosio, il rapporto con il Museo Diocesano, la rete delle parrocchie, sarà una leva di promozione dell’intera città.  Brescia è una capitale della cultura e non semplicemente il contenitore di qualche mostra. Questo è il salto di qualità che ci proponiamo, includendo altresì il Parco Archeologico Romano, Santa Giulia-sito Unesco- e il Castello.  Il numero dei visitatori italiani e stranieri, che scoprono la città tramite una diversa narrazione da quella tradizionale che la vuole industriale e manifatturiera è in aumento».
 
 
Francesco Frangi, curatore dell’esposizione parla di un evento che è ‘frutto dell’incontro tra tante forze’ e ricorda tutti gli studiosi che hanno condiviso il progetto e che hanno curato il percorso :«La mostra celebra un incontro memorabile, tra un pittore sublime come Tiziano e una grande realtà artistica – culturale quale è Brescia. E’ un incontro che vive sulle due grandi imprese che il Vecellio realizza in città: il polittico Averoldi, tutt’ora conservato nella Collegiata dei Santi Nazaro e Celso e l’impresa sfortunata delle grandi tele realizzate per la Loggia[i], poderose e congedate alla veneranda età di 80 anni, quando l’artista è ancora all’apice della sua fama. L’obiettivo fondamentale del percorso è evidenziare come questo dialogo tra Tiziano e Brescia abbia uno sviluppo che va al di là di questi episodi. In realtà l’intera scuola del ‘500 bresciano con i suoi protagonisti Savoldo, Romanino e Moretto vive in costante dialogo con l’artista veneto e la mostra ne ripercorre le tappe, avvalendosi di prestiti straordinari: dipinti che arrivano dalla National Gallery di Washington, dal Museo di Atlanta in Georgia, il Prado di Madrid e dal Puskin di Mosca, in molti casi opere mai viste in Italia fino ad ora. Il dialogo rimarca un aspetto fondamentale: il fatto che i bresciani rivelano la capacità di interloquire con il Vecellio senza farsi ‘bruciare dal suo fascino’ e diventare suoi imitatori e ciò grazie al richiamo ad un’identità autonoma, che è la loro vocazione al naturalismo. Quindi l’esposizione rappresenta il rapporto tra due grandi orientamenti della pittura del ‘500 tutta, da una parte il ‘colorismo’ della tradizione veneziana e dall’altro il naturalismo lombardo. Entrambe queste istanze saranno prodighe di risultati nel futuro: da una parte verso gli sviluppi del Barocco e Rubens, dall’altra in direzione della profonda innovazione realistica di Caravaggio, i cui studi hanno riconosciuto soprattutto in Savoldo e Moretto i precedenti».  Come afferma Massimo Minini, presidente dimissionario di Brescia Musei (come annunciato nel corso della giornata, ndr.), la distanza  tra Brescia e Venezia “è stata sufficiente per non farsi prevaricare dalla Serenissima, ma ha consentito di essere inserita nel suo ‘sistema solare’”, rapporti con la patria delle arti lagunari, ma al contempo l’indipendenza, ‘ generando un ‘habitat’ che ha reso «la scuola bresciana credibile, importante ed indipendente, tanto che Foppa prima e poi la triade Moretto-Romanino- Savoldo sono in dialogo con i grandi maestri della città veneta. L’arrivo di Tiziano crea scompiglio e un’iniezione di vitalità e novità». Una visione che si può tradurre nel tempo presente.
 
La Pinacoteca Tosio – Martinengo, generata nel corso dell’800 per volontà dei conti Paolo Tosio e Leopoldo Martinengo da Barco che oggi rivive grazie al cospicuo investimento del Comune unitamente a Fondazione Cariplo, (un contributo di 6,9 milioni di euro[ii] per il recupero,  i cui lavori sono ancora in corso). Fondamentali sono state anche le donazioni dei mecenati raccolte tramite lo strumento dell’Art Bonus e che hanno consentito il restauro di 11 opere ora esposte.[iii]   Luigi Di Corato evidenzia  le differenze sostanziali rispetto al passato «la Pinacoteca presentava una struttura decontestualizzata. Abbiamo ridotto il numero degli oggetti esposti, stimolando il dialogo con il tessuto urbano e favorendo l’idea di dimora storica, rivitalizzando il concetto di casa-museo piuttosto che l’idea di un museo tradizionale. Un altro tema è il rapporto con le collezioni: Tosio – Martinengo prima erano solo due nomi: adesso sono anche due volti e storie. Altresì abbiamo sottolineato l’apporto delle altre donazioni, incentivando nuovi depositi, per esempio quello di Ubi-Cab con il Polittico del Paroto, oppure di Banca Ubi, tramite due opere di Moretto e Savoldo: ciò significa riaprire il dialogo con i privati». Aggiunge infine «i lavori continuano: abbiamo aperto il piano nobile, la biglietteria, le stanze della didattica e del guardaroba ma stiamo lavorando sugli spazi per le mostre temporanee, di cui abbiamo già strutturato il programma, inoltre è in progetto un ristorante con caffetteria e saremo in grado di coprire il cortile con una cupola di cristallo»,
 
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[i] Le tele sono state bruciate nel rogo di Palazzo della Loggia del 1575
[ii] Di cui 1,5milioni provenienti da Fondazione Cariplo. 1,5milioni di euro corrisponde alla cifra destinata al restauro dei dipinti, mentre la somma restante necessita per i lavori edilizi e di impiantistica
[iii] Inoltre i fondi raccolti con la campagna Donate – Per una Nuova Pinacoteca, hanno consentito la manutenzione delle cornici delle pale d’altare di Moretto e Romanino presenti nel salone, oltre che il basamento della scultura raffigurante Eleonora d’Este di Canova