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Beni culturali e OpenData: una chiave di lettura possibile?

  • Pubblicato il: 04/03/2014 - 08:13
Autore/i: 
Rubrica: 
CULTURA DIGITALE
Articolo a cura di: 
Emanuela Gasca

«Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone a fini di studio, educazione e diletto». Già a partire al 1986 l’International Council of Museums definiva così il museo evidenziando l’importanza della conservazione e della comunicazione al pubblico volte a diversi obiettivi.
Oggi le strutture museali stanno sempre di più lavorando in questo senso mostrando le loro opere, aprendo al pubblico gallerie virtuali e condividendo i propri database con gli utenti. Questa è proprio la filosofia che sta alla base degli OpenData, «dati che possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e redistribuiti, con la sola limitazione della richiesta di attribuzione dell’autore e della redistribuzione allo stesso modo (ossia senza che vengano apportate modifiche» (FormezPA, 2011). Il cuore della teoria dei dati aperti sta infatti proprio nei concetti di disponibilità e accessibilità attraverso un download e nella possibilità di modificarli; di ri-uso e di re-distruzione anche attraverso l’interrelazione con altri dati; di partecipazione universale nell’idea che chiunque, sia esso utente generico o operatore specializzato, possa utilizzarli (Open Knowledge Foundation, 2012).
Questi concetti di recente sviluppo sono stati applicati in diversi ambienti e da diversi soggetti, sia pubblici che privati, anche in ambito culturale dando vita a meccanismi virtuosi nelle strutture museali che hanno interpretato gli OpenData come ulteriore opportunità per interagire con il proprio pubblico creando valore culturale e di condivisione.
Soprattutto per quanto riguarda la cultura, infatti, è fondamentale che la fruizione delle opere stesse rimanga sempre accessibile, alimentabile e riproducibile attraverso lo slogan che è stato definito openGLAM (Open Galleries, Libraries, Archive and Museum). Questa iniziativa, promossa dall’Open Knowledge Foundation, incentiva l’accesso libero al patrimonio digitale di gallerie, biblioteche, archivi e musei.
Quali sono le buone pratiche internazionali e nazionali relative a questa nuova sensibilità?
Oltreoceano il Paul Getty Trust di Los Angeles sta sviluppando un Open Content Program con la filosofia che sia importante mostrare le proprie opere ad un pubblico specialistico, ma anche agli appassionati, ai curiosi o ad un’utenza comune. L’archivio contiene più di 10.000 immagini di disegni, pitture, sculture e fotografie che si possono anche scaricare da una pagina dedicata.
In Europa, il British Museum di Londra è stato il primo museo inglese a sviluppare dei database consultabili on line. Dal 2007, infatti, implementa una Collection Online attraverso la quale si possono ricercare immagini e records attraverso un «work in progress database», come viene definito dal museo stesso.
Anche ad Amsterdam il Rijks Museum dal 2011 sta lavorando alla Open Achives Initiative relativa a immagini digitali e più di 110.000 metadata quali per esempio ID number, data di creazione, titolo e soggetto dell’opera. Per poter accedere a questi dati è necessario autenticarsi sul sito Rijks Studio.
Se ci spostiamo in Italia, a Torino, la Fondazione Torino Musei, primo ente museale italiano, ha aperto i propri dati sotto licenza CreativeCommons Italia 3.0 con l’obiettivo di «trasparenza, informazione diffusa, usabilità e knowledge sharing sul patrimonio e l’arte» (Asproni, 2014). Questo è avvenuto proprio in occasione dell’International Open Data Day, iniziativa internazionale svoltasi lo scorso 22 febbraio che promuoveva la circolazione e la diffusione trasparente dei dati aperti. Attraverso un portale dedicato, Open Data Fondazione Torino Musei, gli utenti del web possono così accedere a diverse tipologie di dataset relativi alle collezioni, all’affluenza del pubblico, ai restauri, ai prestiti e alle metriche di Google Analytics e Facebook. I formati di download sono “xls.”, “csv.”, “xml.” e “json”.
«Queste attività rientrano nella strategia  di trasparenza e coinvolgimento che definiamo Open Museums - afferma Patrizia Asproni Presidente della Fondazione Torino Musei - «nella consapevolezza che sia importante aprire le strutture museali ai cittadini affinché esse si possano prima di tutto vivere in maniera "attiva" e non solo visitare da utenti "passivi" ». I musei diventano quindi luoghi piacevoli, «social museums in cui tutti, dai bambini alla terza età possono conoscere e godere di quel patrimonio culturale che è anche simbolo di cittadinanza attiva. Da qui nascono tutte le iniziative che animano continuamente i nostri musei: con l'Art Speed Date, ad esempio,  un'opera d'arte viene raccontata in dieci minuti dal Direttore del Museo, e diventa così un'esperienza unica di approfondimento» sottolinea la Dott.ssa Asproni. I  musei si aprono quindi verso l'esterno, al  mondo reale e a quello virtuale, con l'obiettivo di sensibilizzare sempre di più i cittadini ma anche di coinvolgere "nuovi mecenati" che abbiano voglia di misurarsi con le nuove sfide della globalizzazione culturale.
Non ci resta che utilizzare questa “chiave” per aprire i nostri musei!

Bibliografia essenziale
P. Asproni (2014), Ai nostri musei il primato della trasparenza, in «La Repubblica», 17 febbraio. Disponibile on line: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/02/17/ai-nostri-musei-il-primato-della-trasparenza.html
FormezPA (2011), Linee Guida per i siti web delle PA – Vademecum Open Data Come rendere aperti i dati delle pubbliche amministrazioni, Gangemi Editore.
E. Gasca (2014), International OpenData Day. Una giornata dedicata all’utilizzo, alla condivisione e allo sviluppo dei dati aperti, in «Il Giornale dell’Arte/Fondazioni», edito da Il Giornale dell'Arte, Società Editrice Umberto Allemandi & C. spa, Torino, 21 febbraio. Disponibile on line: www.ilgiornaledellarte.com/fondazioni/articoli/2014/2/118564.html
International Council of Museums – ICOM (2014), ICOM Code of Ethics for Museums, Paris, France.
Open Knowledge Foundation (2012), Open Data Handbook Documentation.
C. Seia (2013), Che cosa intendiamo per patrimonio oggi? Intervista alla Dott.ssa Catterina Seia. Disponibile on line: www.youtube.com/watch?v=8njp2-2WMtE&feature=youtu.be

Sitografia essenziale
Agenda Digitale: www.agendadigitale.eu
British Museum, Londra: www.britishmuseum.org
British Museum, Collection Online: www.britishmuseum.org/research/collection_online/search.aspx
Fondazione Torino Musei, Torino: www.fondazionetorinomusei.it
International OpenData Day: opendataday.org
Paul Getty Trust, Los Angeles: www.getty.edu/about/index.html
Paul Getty Trust, Open Content Program: hwww.getty.edu/about/opencontent.html
OpenData Fondazione Torino Musei: opendata.fondazionetorinomusei.it/
Rijks Museum, Amsterdam: www.rijksmuseum.nl