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Atene post documenta 14. Come si rinasce davvero?

  • Pubblicato il: 15/11/2017 - 10:02
Autore/i: 
Rubrica: 
STUDI E RICERCHE
Articolo a cura di: 
Elena Lombardo

Si è conclusa non tra poche polemiche l’esperienza ateniese di documenta 14. Il primo capitolo extra Kassel di questo importante appuntamento con l’arte contemporanea, verrà ricordato non solo per il deficit da 8 milioni di euro. Complici le aspettative create dal titolo stesso Learning from Athens” e la scelta di riflettere sulla capitale greca, quale paradigma della contemporaneità e delle sue dicotomie, attraverso una piattaforma di attivismo culturale aperta alla cittadinanza, ha in realtà lasciato in molti con l’amaro in bocca. Cosa abbiamo imparato da documenta 14? Ε quali sono i progetti che contribuiscono sinceramente alla rinascita culturale? Vi raccontiamo di NEON e del suo programma CityProject.
 

Atene. A poche settimane dall’inaugurazione di documenta 14, sono bastati quattro passi in centro per capire come la città aveva accolto “Learning from Athens”. La scarsa promozione, ambigue scelte curatoriali e un percepibile distacco tra la “visione” del progetto e il reale tessuto economico-sociale della capitale, hanno innescato un rapido meccanismo di critica e rifiuto.
 
Dai murales “Crapumenta” fino alle accuse di tentato imperialismo culturale, in molti, tra i pochi che a Documenta si sono davvero interessati, si sono chiesti cosa possiamo invece imparare da esperienze come questa. A tal proposito, un gruppo misto di ricercatori, artisti, antropologi locali e internazionali ha lavorato ad un progetto di ricerca biennale, Learning from documenta, con l’obiettivo di riflettere criticamente sulla presenza di Documenta in relazione allo sviluppo artistico, economico e sociopolitico della città e del Paese intero. La presentazione dei “risultati” avvenuta tra il 4-8 di ottobre, non meno deludente di Documenta stessa, ha riconfermato una prima, amara, impressione: no, ad Atene non stiamo assistendo a nessuna catarsi culturale in senso diffuso. E non bisogna essere necessariamente cinici per notare che, osservando da vicino, i modelli narrativi che vedono la cultura come elemento di rigenerazione urbana e resilienza non sono ancora del tutto applicabili in questo angolo d’Europa.
 
Nonostante i numeri condivisi dall’organizzazione: oltre 339.000 viste complessive, in 46 sedi espositive[1], con visitatori provenienti da 50 paesi nel mondo, l’opportunità non colta da Documenta 14 in termini di impatti a livello locale, ci spinge a riflettere proprio su questi macro modelli, per cercare segnali di cambiamento oltre la narrativa, e raccontare altre piccole e grandi storie che, sebbene distanti fra loro, forse un giorno si allineeranno nella definizione di un momento davvero nuovo per la città e per i suoi abitanti.
 
Se l’affascinante centro culturale della Fondazione Stavros Niarchos progettato da Renzo Piano nella storica Kallithea, area portuale 4Km a sud di Atene, merita a questo proposito un capitolo a parte, esistono altre iniziative che nonostante la diversità di scala, risorse e intenti, sono oggi altrettanto impegnate nella progettazione culturale per la rigenerazione del tessuto urbano e sociale della capitale.
 
Tra queste vale sicuramente la pena citare CityProject e i suoi creatori: l’organizzazione non-profit NEON fondata ad Atene nel 2013 dal collezionista e imprenditore Dimitris Daskalopoulos con l’obiettivo di rendere l’arte contemporanea più vicina e accessibile al grande pubblico amplificandone la comprensione e l’apprezzamento. “NEON lavora attraverso una moltitudine di iniziative, spazi e contesti sociali cercando di far emergere la capacità dell’arte contemporanea di stimolare, ispirare, e toccare gli individui e la società intera[2]”.
 
CityProject è un appuntamento annuale, durante il quale NEON restituisce temporaneamente alla città spazi dimessi, abbandonati o privati che vengono riaperti e rivisitati attraverso progetti curatoriali site-specific che ne riscoprono il valore e attraversano la storia mettendoli in relazione con la contemporaneità.
 
Per la sua 4˚ edizione (10/2017-01/2018), NEON ha aperto le porte di una residenza neoclassica nel cuore di Atene, Kolonaki, invitando l’artista greco Kostis Veloni a riflettere sul valore storico e pubblico dell’edificio attraverso connessioni inaspettate tra i suoi spazi unici e le opere d’arte. La mostra “A Puppet Sun”, curata da Vassilis Oikonomopoulos, Assistant Curator presso la Tate Modern di Londra, riattiva l’edificio, riesaminandone elementi storici, urbani e architettonici legati all’identità della città e alla sua evoluzione. Mettendo in relazione le opere d’arte con questi spazi, emergono racconti di contesti storici distanti che per oltre un secolo hanno attraversato “Kaplanon 11”[3]. Avvicinandosi alle storie dei suoi inquilini, protagonisti e testimoni dei cambiamenti economici, politici e sociali della capitale[4], il visitatore si muove all’interno di questi “luoghi della memoria” riavvicinandosi naturalmente a un passato dimenticato, disconosciuto e talvolta ignorato.
 
Dalla creazione della Grecia “moderna” dopo la dissoluzione dell’Impero Ottomano, attraverso due guerre mondiali fino alla transizione dalla dittatura allo stato democratico, la mostra invita a riflettere sulla situazione contemporanea e le sue sfide per il cambiamento ripartendo da una ricostruzione del passato che si proietta verso il futuro, ricordandoci ancora una volta che non esiste rinascita culturale senza consapevolezza, ne reale “rigenerazione” urbana e sociale senza conoscenza e rispetto.
 
© Riproduzione riservata
Ph: Panos Kokkinias. Courtesy NEON and Kalfayan Galleries
 
 

[1] Source: http://www.documenta14.de/en/news/25596/closing

[2] NEON Website

[3] Indirizzo della residenza in Kolonaki, Atene.

[4] Dal 1908: Panayiotos S. Zouzoulas, mercante, magnate e politico, suo figlio Apostolos, fondatore del “Partito del Popolo” (Laikon Komma) e sua moglie Eleni Zouzoulas, prima scrittrice greca di letteratura per l’infanzia e collezionista. Dal 1939 fino al 1981, durante la dittatura Metaxas, l’edificio è stato sede della “Oikos tis Fitritias”, Fondazione studentesca che offriva alloggio a studentesse economicamente svantaggiate provenienti dalle province greche. Durante l’occupazione nazista la residenza venne suddivisa e venduta a diverse famiglie prima di rientrare definitivamente durante gli anni ’90 nelle mani dei discendenti di Eleni Zouzoulas, attuali proprietari.