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Arte Scuola Museo 2017. Esperienze tra arte e mondo della scuola

  • Pubblicato il: 15/12/2017 - 00:00
Rubrica: 
CULTURA E WELFARE
Articolo a cura di: 
Chiara Lachi, Museo Marino Marini

Attraverso il convegno Arte/Scuola/Museo Palazzo Strozzi ribadisce il suo impegno verso i temi della mediazione e dell’educazione museale e si configura come un luogo di scambio di buone pratiche aperto ai professionisti del mondo della cultura e dell’educazione.
Le due giornate hanno offerto l’occasione di condividere alcune delle iniziative più significative realizzate in Italia e all’estero per avvicinare i giovani all’arte, privilegiando le formule non tradizionali tese ad ampliare e rinnovare le sinergie tra i centri d’arte, i musei, il mondo della scuola e le istituzioni.

Rubrica di ricerca in collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
 

 
Il secondo convegno internazionale dedicato al rapporto tra scuola e musei d’arte e organizzato dalla Fondazione Palazzo Strozzi si è tenuto a Firenze il 23 e il 24 novembre 2017 e ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e assai variegato.
 
L’intento di Palazzo Strozzi era quello di offrire ai responsabili dei musei, agli educatori museali, ai dirigenti scolastici, agli insegnanti, agli studenti e agli artisti la possibilità di condividere modelli, esperienze e metodologie per dare vita a una riflessione costruttiva sul ruolo delle istituzioni museali rispetto all’educazione all’arte nelle scuole.
 
Per la nuova edizione del convegno sono state invitate alcune tra le istituzioni museali italiane e internazionali che negli ultimi anni si sono distinte per l’impegno e la qualità delle proposte educative dedicate all’arte e rivolte al mondo della scuola e ha previsto una sezione dedicata ai progetti che coinvolgono le accademie e università.
 
Il programma delle due giornate ha alternato key notes, workshop e focus ed è stato articolato intorno a tre grandi tematiche, centrali all’interno del dibattito tra Arte Scuola e Museo: le alleanze, il territorio, le mostre o le collezioni, ovvero il contenuto. Tali sessioni sono state presiedute rispettivamente da Martina De Luca del MIBACT, Elena Pianea del Comune di Firenze e Daria Filardo della SACI.
 
Alcune presentazioni hanno condiviso un’esperienza educativa di particolare significato per l’istituzione museale, altri sono stati interventi di taglio più teorico e concettuale.
 
Caroline Smith della National Gallery di Londra ha testimoniato la costruzione di un progetto museale dedicato a bambini e ragazzi con bisogni speciali, che ha naturalmente richiesto una particolare riflessione progettuale e la necessità di ricorrere a collaborazioni specialistiche per la ricerca e la formazione.
 
Dal Lousiana Museum of Modern Art di Humlebæk nei pressi di Copenhagen, Line Ali Chayder ha tracciato le linee di azione di un progetto ormai decennale per bambini e ragazzi rifugiati; avviato nel 2006, Travelling with Art ha ricevuto un premio ICOM e ha sviluppato, oltre a vari programmi di attività, una pubblicazione web, alcuni strumenti di lavoro e un video di documentazione.
 
Grande spazio è stato dato alle dinamiche di collaborazioni virtuose, testimoniate da una parte da Mauro Perini della Water Right Foundation, che partecipa attivamente nella definizione delle strategie culturali di Palazzo Strozzi, dall’altra dal racconto a due voci di Educare al presente, fatto da Alessio Bertini della Fondazione Palazzo Strozzi e Alessandra Zagli di LAMA Development and Cooperation Agency: il progetto propone percorsi multidisciplinari tra arte e attualità utilizzando la pratica del “social presencing theatre”.
 
Il tema dei musei toscani per l’alternanza scuola lavoro, di scottante attualità, è stato affrontato attraverso una tavola rotonda che ha visto intervenire, oltre alla sottoscritta in rappresentanza del Museo Marino Marini di Firenze, Cinzia Manetti della Regione Toscana, Alessio Bertini per la Fondazione Palazzo Strozzi, Francesca Serafini del Museo del Tessuto di Prato, Alice Vignoli per il Museo Benozzo Gozzoli di Castelfiorentino e Valentina Zucchi referente di Mus.e di Firenze.
A ciascun partecipante è stato chiesto di mettere a fuoco una parola-chiave che rispecchiasse l’approccio del proprio museo nei confronti dei progetti di alternanza scuola lavoro e da qui è nata una narrazione collettiva che ha toccato diversi aspetti, dall’importanza della sperimentazione, al valore della rappresentanza, al senso del riconoscimento, alle necessità organizzative, fino alle opportunità di un lavoro di coordinamento.
 
Tratti caratterizzanti e comuni dei progetti presentati da Sofia Bilotta del MAXXI di Roma (Il museo tra i banchi di scuola), da Lorena Giuranna del MA*GA di Gallarate (Global Learning) e da Francesca Togni della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, pur essendo progetti diversi e ciascuno con una propria identità, sono il coinvolgimento degli artisti nel processo educativo e la partecipazione degli studenti nelle pratiche artistiche.
 
L’intervento di Yoeri Meessen del Witte de With Center for Contemporary Art di Rotterdam ha posto l’accento su questioni di metodo legate alla cooperazione educativa. Tre le parole che ha messo in evidenza: fiducia, perché si deve sempre avere fiducia in tutti color che partecipano al processo educativo, violenza (non sempre si tratta di una dinamica piacevole anche se fondamentale), responsabilità che ciascun partecipante si deve assumere all’interno dello sviluppo di azioni comuni.
 
Anche la presentazione di Annette Jael Lehmann della Freie Universitat di Berlino si è concentrata sulle prospettive di ricerca collaborativa guidata dalla pratica tra università e musei, sviluppate nel progetto Black Mountain Research. Questo progetto, realizzato tra il 2013 e il 2015, ha portato alla creazione di una piattaforma comune della Freie Universität e dell’Hamburger Banhof - Museo di Arte Contemporanea di Berlino.
 
Infine, l’intervento di Martino Margheri della Fondazione Palazzo Strozzi ha messo in evidenza come la mostra o la collezione possano diventare spazio di produzione di nuovi processi artistici, testimoniando i numerosi esperimenti di collaborazione attuati negli anni con le accademie di arte.
 
Le sessioni plenarie del convegno sono state affiancate da un ricco programma di laboratori, ai quali hanno avuto accesso gruppi più ristretti di partecipanti in modo da favorire il coinvolgimento e l’interazione attraverso modalità più operative o dialogiche.
A tutti i partecipanti il convegno ha offerto un’occasione importante per prendersi quel tempo di riflessione, scambio e approfondimento che è così necessario per continuare ad arricchirsi e a crescere nella nostra professione ma così difficile da ritagliarsi all’interno di una quotidianità lavorativa troppo spesso incombente e sovrastante.
Pur nella varietà del taglio e dei contenuti degli interventi, un tratto comune è apparso emergere con evidenza: ormai è corretto parlare di comunità educante riconoscendo la pluralità di soggetti che concorrono ad ogni azione educativa e il valore che questa composizione di soggetti attivi apporta al processo conoscitivo. E tra soggetti che a vario titolo fanno parte di questa comunità educante, abbiamo concordato che condividiamo un’idea di collaborazione orizzontale e non gerarchica, all’interno della quale ogni partecipante ha un ruolo di co-produttore di conoscenza. E questo appare un risultato molto significativo.
 
 
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