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Anselmo Bucci, war artist ed esponente di Novecento

  • Pubblicato il: 22/06/2012 - 14:39
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi
Anselmo Bucci

Fano. Non è la natia Fossombrone (Pu) ma pur sempre una città marchigiana, Fano, a ospitare una importante retrospettiva di Anselmo Bucci, nato il 25 maggio 1887 e scomparso nel 1955 a Monza in quella Lombardia che divenne presto la sua «patria» artistica. In quest’ultima città vi arriva prestissimo, già nel 1904, per seguire i corsi all’Accademia di Brera: ben presto diviene amico di Dudreville e con lui, nel 1919, si reca a Parigi dove si dedica in particolare all’incisione. Pochi mesi e poi rientra nel Belpaese e diviene un artista conosciuto, invitato nel 1920 anche alla Biennale di Venezia. Successivamente aderisce a «Novecento», il gruppo realizzato da Margherita Sarfatti, ma dopo cinque anni diluisce un poco le attività artistiche per dedicarsi, sulla falsariga di quanto fece anche il contemporaneo Massimo Campigli, al mestiere di giornalista e di scrittore. Nel 1930 vince il premio Viareggio, mentre nel 1943 i bombardamenti su Milano gli distruggono lo studio e l’artista si ritrasferisce nella casa paterna a Monza. La rassegna «Anselmo Bucci e il Novecento. Dudreville, Sironi, Martini, Oppi, Wildt attorno alla pittura dell'autore marchigiano» viene organizzata dalla Fondazione Gruppo Credito Valtellinese in collaborazione con Montrasio Arte e con il Comune di Fano presso Palazzo Corbelli da oggi al 30 settembre. L’appuntamento, curato da Leo Guerra, Cristina Quadrio Curzio Alberto Montrasio e Daniele Astrologo Abadal, è composto da campioni dell’intera attività creativa di Bucci: dipinti, album e documenti d’archivio inediti, affiancati alle opere di altri protagonisti del Novecento che di Bucci furono amici e compagni di strada, da Dudreville, Funi, Malerba, P. Marussig, Oppi, Sironi, Bonzagni, Egger Lienz a Martini, Mazzolani, Mazzucotelli, Modigliani, Viani Wildt. A rendere palese i rapporti tra gli artisti sono presenti anche lettere, fotografie, dediche autografe legate al periodo di «Novecento», ma l’esposizione soprattutto presenta una serie di importanti inediti e riscoperte come il dipinto «In volo» (1920), non esposto dopo la Biennale di quell’anno. Inedita è invece la lettera del 1954 dove scrive: «Ho venduto il mio ‘Volo’ a Venezia 20.000 lire nel 1920, vale a dire quattro milioni di adesso! Ne era geloso perfino Gola, è tutto dire!». Bucci aveva anche dimestichezza con i libri, grazie all’attività di incisore e illustratore, di cui non si può non citare l’illustrazione a punta secca del «Libro della giungla» di Kipling. Ma in mostra c’è ovviamente molto altro: il percorso prende il via dagli esordi e dal periodo marchigiano per proseguire con la stagione francese, fondamentale nella vicenda di Bucci: «Arrivai a Parigi, scrisse l’artista, il 1906 e consumai il primo pasto completo nel 1910, la vita si nutre più di incontri che di cibo». Qui conosce Picasso, Apollinaire, Dufy, Utrillo, si lega d’amicizia con Modigliani, Severini, Suzanne Valadon e Viani e la sua arte assume respiro internazionale. Nel 1907 è accolto dal Salon des Artistes Français, poi al Salon des Indépendants così come al Salon d'Automne del 1909. Il terzo ciclo dell’appuntamento a Fano s’incentra sugli «Scenari di guerra» e nella fattispecie quelli incentrati sulle due guerre mondiali, un genere in cui l’artista ha saputo primeggiare, classificandosi come un vero e proprio «war artist».

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