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Alla Gam si recita a soggetto

  • Pubblicato il: 15/06/2012 - 15:42
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefania Crobe
Alla Gam

Torino. Si chiude alla Gam la prima edizione di VITRINE, la vetrina della giovane arte piemontese che, nel suo primo ciclo «Con gli occhi chiusi», ha visto la curatela di Luigi Fassi.
Un progetto che conferma l’impegno della Fondazione Torino Musei, e della Gam, nei confronti della scena artistica contemporanea locale, in una dimensione sperimentale di respiro internazionale.
Protagonisti del quinto e ultimo appuntamento sono Andrea Caretto e Raffaella Spagna.
«Con gli occhi chiusi», come ci suggerisce Luigi Fassi, è un accesso diverso all’esperienza del mondo da parte di artisti che presentano delle prospettive «altre» e Caretto e Spagna, con CS_ Collezione Sistemica, propongono una riflessione sul «sistema dell’arte contemporanea» - un sistema complesso a cui prendono parte artisti, pubblico, curatore, istituzione museale, collezionisti e, ovviamente opera d’arte - e sulla sua funzionalità in quanto tale.
Il progetto è una sorta di meta-museo. Gli artisti mettono a disposizione del pubblico della Gam la loro collezione privata, condividendo così il frutto di un lungo processo instaurato nel tempo con contesti e persone. I visitatori potranno non solo osservare le opere dentro al museo, ma altresì richiederle in prestito e portarle via per un periodo di tempo prestabilito instaurando così un rapporto di fruizione più intimo, nonché dare vita ad un processo di scambio tra il dentro e il fuori, tra sfera pubblica e spazio privato, tra proprietà pubblica e possesso privato, anche se temporaneo. L’opera di Caretto e Spagna pone il pubblico nella condizione di sperimentare una relazione con l’opera d’arte offrendo una possibilità propria del collezionista.
Alla Gam, le persone coinvolte non sono semplici ‘agents’, secondo un’accezione utilizzata da Claire Bishop nel celebre saggio «Participation», cioè persone che l’artista coinvolge a lavorare per lui e che non hanno nessun diritto di decidere che forma prenderà il lavoro, ma sono parte di un processo in atto.
Il pubblico della Gam diventa parte attiva di un sistema, la cui scelta consapevole e responsabile mette in discussione lo stato di equilibrio del sistema stesso, ridisegnando i contenuti della mostra che, nell’azione di «sottrazione-fruizione-restituzione», sarà oggetto di una dinamica che dovrà di volta in volta trovare un nuovo equilibrio.
Tra gli artisti presenti in collezione: Claudia Losi, Cesare Pietroiusti, Alessandro Quaranta, Christian Tripodina, Cosimo Veneziano, Filippo Leonardi, Lina Sopo Miceli, Cesario Carena, Pierre David e, ovviamente, caretto/spagna. Ma il nucleo è pensato come organismo mutevole e altre opere si aggiungeranno nel tempo.
La collezione caretto/spagna, sistematizzata in una struttura lignea all’interno del museo dotata di scomparti estraibili, al contempo luogo di esposizione e conservazione, è corredata da un’installazione negli spazi esterni: si tratta di tre strutture che ricordano delle mangiatoie per il bestiame.
In occasione dell’inaugurazione l’installazione ha ospitato un rinfresco per il pubblico, offerto e condiviso dal pubblico stesso e distribuito, in una sorta di performance, da due artisti: Franco Ariaudo e Luca Pucci.
 
Una dimensione di essenzialità, il cibo, che impone una riflessione.
Così come la nutrizione è bisogno primario, l’arte, o meglio l’esperienza artistica, al pari del cibo, risponde ad istinti primordiali?
La risposta, forse, sta nella Grotta di Nerja. Lì sono custoditi i primi disegni che si conoscano, realizzati 43.000 anni fa.
 
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