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Alla Fondazione Palazzo Strozzi sboccia «La Primavera del Rinascimento»

  • Pubblicato il: 15/02/2013 - 11:41
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi
Masolino da Panicale (Panicale 1383 circa-Firenze 1440 circa)

Firenze. Si preannuncia una grande mostra, spettacolare ma anche di «studio», «La Primavera del Rinascimento. La scultura e le arti a Firenze 1400-1460» prevista a Palazzo Strozzi dal 23 marzo al 18 agosto con la cura di Beatrice Paolozzi Strozzi, direttore del Museo nazionale del Bargello e di Marc Bormand, conservateur en chef di scultura del Louvre (catalogo edizioni Mandragora per italiano e inglese ed edizioni del Louvre per il francese). Attraverso dieci sezioni frutto di un lavoro di scelta e studio delle opere di durata pluriennale i curatori hanno inteso rappresentare con dovizia «l’esplosione» del Rinascimento, ossia quel periodo che secondo una nota canzone di Giorgio Gaber andava «sbattuto in faccia» a chi denigrava l’Italia al di là dei propri difetti. Genesi che peraltro si sviluppò in un primo tempo attraverso la scultura, in special modo quella di commissione «pubblica». Il percorso ha un prologo, dedicato ai secoli XIII e XIV con una serie di sculture attribuite a Nicola Pisano, Arnolfo di Cambio sino ai primi esempi di inizio Quattrocento. Insomma i veri e propri prodromi visivi del periodo rinascimentale che poi si sviluppa attraverso la plastica pubblica monumentale di Donatello, Ghiberti stesso, Nanni di Banco per la Cattedrale e per la chiesa di Orsanmichele. Nella prima sezione, denominata «L’eredità dei padri», si descrive l’attività di Nicola Pisano che, formatosi su sarcofagi e reperti antichi, sviluppa poi un linguaggio scultoreo decisamente «nuovo» sul quale si formeranno via via anche Giovanni Pisano, Arnolfo di Cambio, Tino di Camaino e altri artisti al lavoro nel cantiere della cattedrale fiorentina di Santa Reparata – Santa Maria del Fiore. Contemporaneamente la sezione illustra il periodo Gotico più legato a Giovanni Pisano e agli esempi francesi su cui si sviluppa l’attività dei senesi Jacopo della Quercia e Francesco di Valdambrino. La seconda sezione, «Firenze 1401: l’alba del Rinascimento» ordina i notissimi rilievi realizzati nel 1401 con il «Sacrificio di Isacco» di Lorenzo Ghiberti e Filippo Brunelleschi, conservati al Bargello, e il modello della Cupola del Duomo fiorentino realizzata da Brunelleschi: ancora di sapore gotico internazionale i due lavori dimostrano la conoscenza da parte dei due artisti di molta produzione antica come il famoso «Spinario». Intorno alla cattedrale, definita «erta sopra e’ cieli, ampla da coprire chon sua ombra tutti e popoli toscani» come scrive Leon Battista Alberti, si sviluppa il vero e proprio linguaggio che caratterizza il Rinascimento. Nella sezione 3 «La romanitas civile e cristiana» si parla di letteratura, condizioni economiche e politica della Repubblica: la libertas fiorentina, erede di quella della Roma repubblicana, si propone a modello per gli altri Stati italiani, in particolare attraverso gli scritti dei cancellieri-umanisti Coluccio Salutati e Leonardo Bruni che trasformano la scultura pubblica in paradigma della celebrazione della città al pari delle antiche Atene e Roma. Sezione 4 «Spiritelli tra sacro e profano»: con questo termine i curatori indicano il collegamento tra arte antica e iconografia rinascimentale con il passaggio tra il significato pagano a quello cristiano. Ecco dunque che gli «spiritelli» divengono in questo senso i «genietti» della classicità romana o gli angeli della tradizione cristiana. La quinta sezione, «La rinascita dei condottieri», analizza il monumento equestre scultoreo attraverso la riflessione sul Gattamelata di Padova di Donatello, i resti del monumento di Alfonso V d’Aragona, i bronzetti del Filarete, mentre nella seguente denominata «Pittura scolpita» si analizza la plastica che «sfonda» anche nelle due dimensioni della pittura. Naturalmente vengono in mente gli esempi di Masaccio e la serie di Uomini e Donne illustri di Andrea del Castagno. In «La storia in prospettiva» si illustra la «rivoluzione» matematica con il contributo delle arti liberali e meccaniche attraverso opere di Filippo Brunelleschi (tarise), la predella in «stiacciato» con San Giorgio e il drago di Donatello, disegni di Paolo Uccello, mentre la parte numero 8, «La diffusione della bellezza», spiega il passaggio dalla grande scultura pubblica a quella maggiormente privata evidenziata dalle terracotte smaltate e invetriate dei della Robbia. La sezione 9 «Bellezza e carità. Ospedali, orfanotrofi, confraternite» fa il punto sulla tradizione, ancora oggi presente, degli istituti di pubblica assistenza autori di molte committenze pubbliche nella Firenze del primo Quattrocento. L’ultima parte dell’ampia rassegna «Dalla città al palazzo. I nuovi mecenati» spiega ai visitatori lo spirito repubblicano che aveva determinato la fioritura delle grandi opere scultoree e dei monumentali cicli di affreschi. Nella sezione anche la nascita del busto-ritratto utilizzato come auto-celebrazione da parte dei maggiori mecenati del periodo, tra cui Cosimo il Vecchio e suo figlio Piero che «inventano», tra l’altro, Palazzo Strozzi, il principale edificio privato della Firenze quattrocentesca. Dopo l’apertura fiorentina la mostra, promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, Louvre, Mibac, Soprintendenza PSAE e per il Polo Museale della città di Firenze, Museo nazionale del Bargello, sarà trasferita a Parigi al Museo del Louvre dal 26 settembre 2013 al 6 gennaio 2014.

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