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«Welfare aziendale ma anche servizi per l’intera comunità»

  • Pubblicato il: 11/10/2013 - 10:09
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI CIVILI
Articolo a cura di: 
Stefano Luppi

Bologna. «Con il Mast noi puntiamo a migliorare prima di tutto il welfare aziendale e quindi la condizione di lavoro e vita di tutti i nostri collaboratori, ma i servizi offerti vengono poi allargati all’intera comunità». Bastano queste poche parole, pronunciate la settimana scorsa dall’ideatrice Isabella Seràgnoli, bolognese erede della nota famiglia di imprenditori impegnati anche nel sociale, per comprendere il filo conduttore che lega la novità italiana socio-culturale-imprenditoriale più rilevante dell’ultimo periodo: il Mast – Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia di via Battindarno e  «Foto/Industria» con la prima edizione di Bologna Biennale.

Foto industria. Non c’è ideologia né retorica visiva nelle centinaia di immagini di diciassette  mostre di fotografi di fama mondiale allestite in dieci luoghi simbolo della città. I curatori François Hébel e Urs Stahel hanno organizzato, visibili fino al 20 ottobre i seguenti appuntamenti: «Cesare Colombo. Lo specchio dell’industria» (presso l’aula Prodi dell’Università), «Brian Griffin. Rapporto annuale 1974-2013»» (spazio Carbonesi), «Harry Gruyaert, materie prime» e «Mirelle Thijsen. Analizzare il lavoro oggi: la collezione dei libri di fotografia d’impresa» (Pinacoteca Nazionale), «Claude Hudelot. Cina in costruzione» e «David Goldblatt. In miniera» (Museo archeologico), «Henri Cartier Bresson. L’uomo e la macchina» (Palazzo Pepoli Museo della storia di Bologna), «Robert Doisneau. Renault» (Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna), «Elliott Erwitt. Scor» (Unicredit Palazzo Magnani), «Jacqueline Hassink. Tavolo di potere II» (Mambo), «W.M. Hunt. Forza lavoro» (Santa Maria della Vita), «Gabriele Basilico, i luoghi del lavoro», «Massimo Siracusa. Labor Limae», «Mark Power. Airbus A380», «Freek van Arkel. Rapporto Rotterdam», «Siobhan Doran. Savoy – il restauro» (ex Ospedale degli Innocenti). Come ha spiegato all’inaugurazione la stessa Seràgnoli: «Ogni impresa del mondo mantiene il filo della propria storia e ha scattato immagini della propria attività, migliaia di foto che per il pubblico sono solo una nicchia ma si tratta di un racconto importante della storia del lavoro nel corso del ‘900. Con questo progetto e con il Mast il nostro gruppo Coesia opera anche in nome dell’osmosi tra impresa e comunità. Per quanto riguarda il progetto della biennale abbiamo numerose idee da sviluppare nel futuro».
Mast – Manifattura di arti, sperimentazione e tecnologia. Fino al 31 dicembre alla Mast Gallery è allestita la mostra «I mondi dell’industria. Dalla collezione di fotografia dell’industria del Mast», ma lo spazio è molto altro come la stessa imprenditrice ha spiegato all’inaugurazione davanti a migliaia di persone tra cui il premier Letta, il professor Romano Prodi, l’ex sindaco di Bologna ed ex leader della Cgil Sergio Cofferati, il presidente di Ferrari Luca di Montezemolo. «Non ho sentito particolare tifo intorno a questo progetto, dice Isabella Seragnoli nel discorso inaugurale del Mast, anche se lo dico con un po’ di ironia. Mast nasce per promuovere progetti di innovazione sociale e offrire nuovi servizi. Mast in inglese è l’albero maestro delle navi e l’acronimo sta per Manifattura (identità produttiva del territorio), Arti (espressione della creatività), Sperimentazione (la pratica alla base della innovazione) e Tecnologia (applicazione di tecniche con il fine di migliorare la vita umana). La Fondazione non profit che lo gestisce, nata nel 2013, punta a essere un ponte tra comunità e impresa (Cfr. non è casuale il riferimento all’attività di Adriano Olivetti, Ndr.) con il miglioramento del welfare aziendale e le sue ricadute complementari a disposizione della comunità e del territorio. Abbiamo l’obiettivo di rilanciare tra le giovani generazioni le peculiarità che hanno caratterizzato da sempre il nostro territorio, quali la meccanica, la tecnologia e l’imprenditorialità». La nuova sede è composta da gallery, academy, auditorium, caffetteria, asilo nido, centro wellness e un ristorante. Che passi anche per l’Emilia e per la cultura il rilancio dopo la crisi che sta attraversando da anni l’Italia? Un primissimo risultato questo luogo, sino a dicembre a disposizione dei dipendenti del gruppo Coesia (sono 5500) e da gennaio aperto anche al pubblico esterno, lo ha raggiunto: è stato decisamente riqualificata la porzione di periferia bolognese tra via Speranza e via Battindarno che lo contiene.  Per informazioni dettagliate: www.mast.org

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