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«M9 va avanti e vogliamo spiegarlo»

  • Pubblicato il: 09/12/2011 - 19:07
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'ORIGINE BANCARIA
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
Giorgio Orsoni

Venezia. Il dibattito è aperto, almeno fino a quando il Sindaco Giorgio Orsoni non accetterà la richiesta d’incontro avanzata pochi giorni fa dalla Fondazione di Venezia.
Oggetto del faccia a faccia sarà mettere fine alla polemica sull’apertura di M9, l’avveniristico Museo del Novecento di Mestre, che sta imperversando sulla stampa veneta.
Casus belli è stata la dichiarazione che il Sindaco ha pronunciato lo scorso lunedì, durante l’incontro pubblico organizzato dall’associazione «Una Grande Città»: «non culliamoci in un’idea che potremmo non vedere mai». Timori sulla futura sostenibilità del museo. Parole dure, specialmente considerando che la partecipazione finanziaria del Comune di Venezia al progetto è uguale a zero. Rapida la smentita della Fondazione di Venezia nelle parole del Consigliere Marino Folin: «aspettiamo di essere convocati, l’M9 va avanti e vogliamo spiegarlo».
E’ chiaro che le preoccupazioni sulla realizzazione di M9 da parte del Sindaco derivano dalla difficoltà delle Fondazioni di origine bancaria di esercitare pienamente il ruolo di «casseforti» per il sostegno dei territori di riferimento. Alle Fondazioni è stato richiesto di salvare le banche del Paese, ricapitalizzandole secondo i dettami di Basilea 3, e i soldi per le erogazioni oggi sono pressoché inesistenti. Detto questo, in una situazione economicamente e socialmente complicata, perché «remare contro»?

Il progetto di M9 è divenuto presto il simbolo di una riqualificazione sociale, economica e culturale di un territorio, Mestre e più in generale la terraferma, che davvero non aspettava altro (cfr. Il Giornale delle Fondazioni «M9. Un nuovo polo culturale per l’impegno diretto: la rigenerazione urbana di Venezia-Mestre»). Un museo esteso su un’area di circa 9mila metri quadrati con spazi per attività commerciali, una piazza coperta dove incontrarsi, oltre alla parte espositiva e quella didattico-laboratoriale.
«Attraverso M9 la Fondazione intende dotare la terraferma veneziana di uno spazio dal respiro e dalla vocazione internazionali in cui rappresentare, studiare e riflettere sulla modernità e sulla contemporaneità. Più di un museo (inteso nel senso consueto del termine), più di uno spazio espositivo» spiegano Fabio Achilli e Guido Guerzoni a capo del progetto.

Ciò che sembra manchi realmente, più che la disponibilità e la volontà di portare a termine un progetto come M9, è la capacità di condividere una strategia di territorio. Alfredo Scibilia Presidente di «Una Grande Città» spiega: «siamo preoccupati perché manca la progettualità e una strategia di rilancio complessivo della terraferma, che è il cuore pulsante del nostro Comune». Tra Mestre, Marghera, Tessera e gli altri piccoli centri della terraferma gravitano ogni anno circa 2,5 milioni di turisti. Ecco allora la risposta dell’assessore al turismo Roberto Panciera: «la preoccupazione di questa giunta è incentrata anzitutto all’individuazione di strategie di rilancio delle attività economiche, alla riqualificazione delle molte aree dismesse, alla ricerca di modalità e percorsi che garantiscano nuovi posti di lavoro e/o stabilizzino quelli che ci sono e che spesso sono a rischio. Mestre e la terraferma rappresentano oggi un potenziale economico inespresso che, se debitamente colto, potrà consentire quel recupero di ricavi e di redditività di cui necessitano le tante attività economiche oggi in difficoltà».
Le parole dell’assessore rincuorano, in attesa che anche il Sindaco si decida a cooperare per trasformare la terraferma da zona di alberghi low-cost a centro culturale indipendente.

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