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«Le mécénat, ce n’est pas la cerise sur le gateau, mais un bout du gateau»

  • Pubblicato il: 16/12/2011 - 10:56
Rubrica: 
DAL MONDO
Articolo a cura di: 
The Art Newspaper

Parigi. Il Louvre, al primo posto nella classifica dei musei più visitati al mondo ha un budget annuale di funzionamento di poco inferiore a 200milioni di euro, di cui il 50% finanziati dallo Stato e l’altra metà da risorse proprie, ovvero dalle risorse economiche che il museo autonomamente riesce a reperire. Meno di venti anni fa, fino al 1993, lo Stato copriva il 100% del bilancio del Louvre. Ora la metà del budget è reperita in proprio, con partner in tutta l’Europa, in America del Nord, Giappone e più di recente nei Paesi del Golfo. Il donatore non nasce dal nulla, occorre andarlo a cercare con professionalità, equipe organizzate. Al Louvre 20 persone con il giusto background, storia dell’arte e gestione delle imprese culturali, sono dedicate al fundraising. Una struttura è articolata in tre squadre: imprese, individui e internazionale, oltre a un gruppo creato nel 2004 per gli «American Friends of the Louvre», l’associazione che consente agli americani di godere delle stesse agevolazioni fiscali che avrebbero se il dono fosse fatto al Metropolitan Museum of Art o al Museum of Modern Art (MoMA), ambedue a New York. Anche il Giappone è un grande contributore che ha apportato negli ultimi 15 anni circa 35 milioni di euro. «Siamo meno fragili perché presenti in più aree geografiche e non tutte sono state toccate dalla crisi con la stessa intensità». Comunque, tutto il museo è mobilitato verso la raccolta fondi: dai vertici, agli impiegati, ai sindacati. Una «Carta Etica del Mecenatismo» prevede gli impegni che debbono essere assunti nei confronti dei donatori da parte dei collaboratori.

Il Dipartimento Mécénat è stato costituito con 4 persone nel 2003, anno in cui ha raccolto 6 milioni di euro. Nel 2010 è arrivato 31,4 milioni. Il contributo dei donatori copre circa il 15% del bilancio del Louvre e il 60% proviene dalle imprese, molte delle quali cercano un proprio autonomo progetto nel sostenere un museo con un brand così forte e 8 milioni e mezzo di visitatori nel 2010. Il Louvre è sostenuto da circa sessanta imprese, alcune delle quali partner di lungo corso. Le mostre sono coperte al 30% da sponsor. Total interviene anche per operazioni strutturali, come il restauro della Galleria di Apollo o il Dipartimento di Arte Islamica. La compagnia di assicurazione AXA sostiene l’acquisizione di opere. L’attuale mostra su «Alessandro il Grande» (fino al 16.1.2012) è stata realizzata grazie a tre aziende: Chateau Margaux, Total ela Fondazione Niarchos, con un complessivo di circa 600mila euro. Per la «Città proibita» (fino al 9.1.2012) arriveranno 800mila euro da tre imprese francesi - Schneider, LVMH, il cabinet Gide Loyrette Nouel - e due cinesi, Haier e Fosun. La ricerca è partita un anno fa e si è fondata sull’analisi delle imprese francesi con interessi in Cina e cinesi con interessi in Francia. Il punto di forza del museo è l’autonomia giuridica nell’assunzione delle decisioni. Il Louvre ne dispone dal 1993. Quando l’impresa ha di fronte il museo ha un vero partner che non deve chiedere permessi ad amministrazioni esterne.
L’interesse dei privati è stato in progressione negli ultimi quattro anni e ha portato nel 2010 a circa 2 milioni di euro. Nel 2010, grazie a 7.200 donatori con contributi variabili dai 5 ai 40mila euro, il Louvre ha acquistato le «Tre Grazie» di Cranach.
«Le persone Si sentono coinvolte. Donano con piacere. E’ proprio nei momenti di crisi che le persone vogliono realizzare cose positive. Se le persone non donano è perché non sappiamo chiedere» dice Monin.
I 25 milioni di euro per il rinnovamento della sala degli oggetti d’arte del XVIII secolo, che aprirà nel 2013, sarà totalmente finanziato da privati. Il «Cercle Cressent» che riunisce 40 persone ed è presieduto da Maryvonne Pinault, potrebbe contribuire a cercare una copertura di 4 milioni di euro. Ciò che può falsare le statistiche sono gli eventi straordinari, quale il dono nel 2009 di 15 milioni di euro dal Re del Marocco a favore dell’arte islamica. Un apporto che deriva dalle storiche relazioni diplomatiche tra i Paesi. Per il nuovo dipartimento dell’Islam occorrono 100 milioni. 90 sono stati trovati, il residuo si cercherà in Paesi che non hanno ancora contribuito, come il Qatar.

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