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«Abbiamo ridato vita a un luogo identitario di Spoleto»

  • Pubblicato il: 23/11/2012 - 12:03
Autore/i: 
Rubrica: 
FONDAZIONI D'IMPRESA
Articolo a cura di: 
Chiara Tinonin
Casa Menotti

Istituita nel 2009 con l’acquisto dell’abitazione storica di Gian Carlo Menotti, la Fondazione Monini rappresenta oggi un punto di riferimento per il territorio di Spoleto, grazie a un piano di valorizzazione che ha previsto l’apertura del Centro di Documentazione del «Festival dei Due Mondi», dove la storia del Festival è stata digitalizzata e resa fruibile al pubblico gratuitamente. Inserita nel Circuito Museale della Città, Casa Menotti è il progetto della Fondazione Monini, che opera in stretto contatto con la pubblica amministrazione locale e l’ente promotore del Festival. Per saperne di più, abbiamo incontrato Maria Flora Monini, Presidente della Fondazione Monini-Casa Menotti.

Come nasce la Fondazione Monini?
Nel settembre 2009, attraverso la ZeFlor, nostra holding di famiglia, ci siamo aggiudicati all’asta la storica casa appartenuta al Maestro Gian Carlo Menotti situata in piazza del Duomo a Spoleto. Abbiamo costituito quindi la Fondazione Monini che ha come scopo quello di raccogliere tutto il materiale – audio, video, fotografico e cartaceo – d’interesse riguardante il «Festival dei Due Mondi» dal 1958 a oggi.
La Fondazione si avvale di un Comitato Scientifico composto dal regista Stefano Alleva, dal maestro Lorenzo Ricci Muti e da Liana Di Marco, studiosa di storia spoletina.
E’ prevista anche l’istituzione di borse di studio per giovani musicisti e compositori, continuando idealmente la missione del Maestro Menotti. Con la costituzione della Fondazione Monini abbiamo messo a disposizione dei cittadini e di tutti coloro che visitano Spoleto un’ulteriore attrattiva culturale e turistica per la città.Abbiamo voluto a tutti i costi che Casa Menotti rimanesse agli spoletini per l’amore nei confronti del Maestro, la riconoscenza per ciò che ha fatto per Spoleto, ma anche per il timore che quella casa andasse a chi avrebbe potuto non riconoscerla come un simbolo.Da parte nostra non c’è alcun fine speculativo, ma unicamente la voglia di ridare vita a un luogo identitario per la città.Il lavoro compiuto dalla Fondazione Monini per preservare la culla di questa manifestazione e promuovere nel mondo il nostro patrimonio culturale ci rende orgogliosi innanzi tutto come spoletini, che con il Festival siamo cresciuti: questo è per noi il più grande risultato al di là dei ritorni di visibilità, che anno dopo anno diventano sempre più lusinghieri.

Che tipo di governance avete adottato per garantire sostenibilità ai progetti e quali sono le strategie per il futuro?
La nascita del Centro di Documentazione del Festival dei Due Mondi ha sancito un accordo e una stretta collaborazione tra la Fondazione Monini, la Fondazione Festival dei Due Mondi e il Comune di Spoleto, che ha inserito il Centro - aperto al pubblico gratuitamente - nel prestigioso Circuito Museale della città di Spoleto.
Ogni anno i tre soggetti dell’accordo stanziano una somma che viene utilizzata per digitalizzare, catalogare e archiviare il materiale che soggetti privati o pubblici donano al Centro, materiali degli archivi del Comune di Spoleto, Fondazione Festival, Rai Teche. Oggi l’archivio del Centro di Documentazione conserva oltre 50mila documenti, cartacei (manifesti, programmi souvenir e pieghevoli, partiture musicali), fotografici (Fondo Fabbri, Fondo De Furia, Fondo Gasparri, Fondo Crispolti, archivio Fondazione Festival e archivio Associazione Festival) e audiovisivi (per un totale di ore 62 ore di durata) e nell’ultimo anno Casa Menotti è stata visitata da circa 6mila persone.

Nel suo intervento al recente incontro «Business meets Art» ha sottolineato il dovere morale delle imprese di contribuire alla preservazione e alla diffusione nell’immenso patrimonio artistico-culturale italiano, anche in relazione alle mutate disponibilità economiche della pubblica amministrazione. A suo avviso, quali modelli di cooperazione pubblico-privato per la cultura potranno favorire la produzione e la fruizione culturale nel Paese?
La sensibilizzazione, è questa una delle poche azioni che si può intraprendere. E l’esempio che un’azienda o un cittadino può dare. Per un imprenditore che vive oggi in questo Paese esiste il dovere morale di contribuire alla preservazione e diffusione di quello che è un patrimonio culturale immenso, fondamentale risorsa economica per la nostra nazione. Diventa così necessario che le aziende, oggi veri e propri «beni sociali», mantengano un legame profondo con l’ambiente in cui sono nate e sono cresciute: per questo motivo il mecenatismo d’impresa rappresenta un’importante occasione di mutuo sviluppo tra azienda e territorio.

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Immagini: Casa Menotti e Maria Flora Monini